2022-04-27
Vavassori è vivo, la Procura indaga
Ivan Luca Vavassori (Ansa/Tg3)
Il combattente italiano non è caduto sotto le bombe di Mosca: «Ho ferite, ma non gravi». L’antiterrorismo apre un fascicolo sui miliziani come lui e la veneziana Giulia Schiff. Dal fronte ucraino le uniche notizie dei foreign fighter italiani viaggiano sui loro canali social: «Ci dispiace informarvi che la scorsa notte durante la ritirata di alcuni feriti in un attacco a Mariupol, due convogli sono stati distrutti dall’esercito russo. In uno di questi c’era forse anche Ivan». Il messaggio era apparso il 25 aprile sul profilo Instagram di Ivan Luca Vavassori, nome di battaglia Comandante Rome, l’ex portiere della Pro Patria nato a Mosca ma cresciuto a Bergamo, figlio adottivo dell’imprenditrice piemontese Alessandra Sgarella, sequestrata dalla ‘ndrangheta negli anni Novanta, che si è arruolato volontario con la legione degli internazionali per combattere nelle file degli ucraini (sarebbe partito a sue spese). Poi c’è stato un aggiornamento: «Ciao a tutti, il team di Ivan è ancora vivo. Ci sono cinque morti e quattro feriti, ma non conosciamo i loro nomi». Da un po’ di giorni Vavassori non documentava più con video e foto i suoi spostamenti. Ma ieri, nel primo pomeriggio, è ricomparso: «Grazie a tutti i messaggi di supporto che mi avete mandato. Sono vivo, ho solo febbre molto alta, alcune ferite in varie parti del corpo. Per fortuna nulla di rotto». Il padre del combattente, Pietro Vavassori, ex patron della Pro Patria Calcio e a capo dell’azienda di logistica Italsempione, ha confermato: «Ivan è vivo ed è in ospedale». Sul caso la Procura antiterrorismo di Milano ha aperto un fascicolo e ha delegato gli investigatori della Digos. L’indagine, al momento esplorativa (quindi senza titolo di reato né indagati), punta a capire come è stato ingaggiato il ragazzo, chi sono i reclutatori e se nel giro sono entrati anche dei mercenari. «La nostra», aveva spiegato Vavassori sui social, «sarà una missione suicida perché abbiamo pochissime unità contro un intero esercito. Quel che importa è morire bene, soltanto allora inizia la vita». L’attenzione si è alzata da quando Mosca ha comunicato al governo di Mario Draghi di aver eliminato 11 «mercenari» italiani.Notizia smentita da fonti dell’intelligence italiana tramite l’agenzia Ansa. In seguito però è stato precisato: «Sono in corso verifiche». Per ora l’unico decesso di cui si ha notizia è quello di Edy Ongaro, alias Bozambo, veneziano di 46 anni caduto il 30 marzo in combattimento con le milizie separatiste del Donbass. Al momento l’Aise ha contato 17 combattenti italiani: otto sul fronte ucraino e nove su quello russo. E da Venezia, precisamente da Mira, è partita per il fronte anche Giulia Schiff, 23 anni, ex pilota dell’aeronautica militare italiana espulsa «per inettitudine professionale» dopo aver denunciato il nonnismo che ritiene di aver subito da commilitoni e superiori. «Bisogna soccorrere un Paese che non si può difendere da solo, ma quali sanzioni?», aveva scritto sui social. Anche lei è nella Legione internazionale di Kiev. Ed è l’unica donna tra i legionari. Nelle sue storie su Instagram ha accanto un fucile mitragliatore e, mentre viaggia su un’auto nella zona di Kiev, mostra i danni del conflitto.
Il tavolo del vertice di Ginevra (Ansa)
Nel riquadro, Nathan Trevallion e Catherine Birmingham (Ansa)