2024-11-17
Lo studio finanziato dal ministero: vaccini a mRna inefficaci e inadatti per i fragili
La ricerca di Federico (Iss) evidenzia la scarsa protezione dei sieri anti Covid e i rischi di effetti avversi causati dalla Spike.Anche le varianti aggiornate dei vaccini anti Covid hanno ridotta efficacia, mentre si dovrebbe prestare grande attenzione a somministrarli alla popolazione fragile per i troppi eventi inattesi che provocano. Maurizio Federico, direttore del Centro nazionale per la salute globale dell’Istituto superiore della sanità (Iss), ha appena pubblicato su Mdpi uno studio finanziato dal ministero della Salute che evidenzia gli svantaggi immunologici dei vaccini a mRna (lo stesso dicastero quattro anni fa li ha di fatto imposti a tutti), mentre si dovrebbero potenziare i vaccini mucosali da assumere per via orale o inalandoli attraverso il naso.Le conclusioni più importanti dello studio sono che le vaccinazioni parenterali per le malattie respiratorie hanno fallito per diversi motivi, tra i quali «il rapido declino della risposta immunitaria e l’incapacità di montare una risposta efficace al punto di ingresso del virus»; che le elevate quantità dell’antigene Spike prodotte da questi vaccini fanno danni in termini di autoimmunità e di risveglio e induzione ex novo di tumori; che il concetto di fragilità come priorità per ricevere continui richiami anti Covid è profondamente sbagliato e superficiale.Innanzitutto, il biologo e virologo chiarisce che per gli mRna anti Covid si deve parlare non di vaccino, bensì di un profarmaco inteso come «una sostanza farmacologicamente inattiva che viene convertita nell’organismo in un farmaco farmacologicamente attivo», e che l’immunogeno ovvero la proteina Spike «viene sintetizzato dalle cellule bersaglio a livelli molto elevati e persiste nel tempo».Le nanoparticelle lipidiche (Lnp), che sono l’involucro che protegge e permette alle molecole di mRna, prodotte attraverso il processo di trascrizione in vitro, di arrivare a destinazione, dopo essere state iniettate nel muscolo deltoide «possono entrare in qualsiasi tipo di cellula […] e migrare verso i linfonodi», ricorda il ricercatore.L’mRna del vaccino anti Covid «è stato trovato anche in entrambi i ventricoli cardiaci fino a 20 giorni dopo l’iniezione e la sua presenza è correlata a lesioni miocardiche associate a un numero anormalmente elevato di macrofagi miocardici». E fino a 60 giorni «dopo la seconda dose in biopsie da linfonodi ascellari ipsilaterali».La Spike in circolo si lega al recettore di superficie cellulare dell’enzima 2 di conversione dell’angiotensina, Ace2, espresso da tanti tipi di cellule (nel cuore, nei reni, nei polmoni, nell’intestino), comprese quelle che costituiscono i vasi. Queste cellule, a seguito del legame con Spike, rilasciano tanti fattori solubili, tra i quali Tgf Beta che è coinvolto con lo sviluppo dei tumori.L’iperattivazione del sistema immunitario dopo il legame Spike/Ace-2 si traduce in una tempesta di citochine che possono influenzare sfavorevolmente il destino di tumori ancora dormienti e patologie autoimmuni preesistenti, nonché di infiammazioni croniche. «Per queste ragioni, l’attuale indicazione dei vaccini mRna anti-Covid-19 per la popolazione “fragile” dovrebbe essere attentamente rivalutata alla luce della tipologia di ogni specifica fragilità», evidenzia il dirigente dell’Iss.Tutto il contrario di quanto viene proclamato anche nell’attuale campagna vaccinale anti Covid del ministero della Salute, raccomandata soprattutto a «persone di età pari o superiore a 60 anni; ospiti delle strutture per lungodegenti; persone dai 6 mesi ai 59 anni di età compresi, con elevata fragilità; donne che si trovano in qualsiasi trimestre della gravidanza o nel periodo postpartum comprese le donne in allattamento».La Spike come agirà su creature che si stanno formando nel grembo materno? Nell’elenco sono inclusi i pazienti oncologici e in trattamento con farmaci immunosoppressivi, figuriamoci con quali rischi.Preoccupano anche i tentativi di rafforzare la produzione di Spike attraverso l’iniezione parenterale di vettori basati su mRna autoreplicanti, osserva il dottor Federico, portando ad esempio la sperimentazione clinica per testare la sicurezza e l’efficacia di un vaccino Covid-19 basato su questa tecnologia, approvata di recente dal ministero della Salute giapponese.«Questa scelta sembra essere veramente discutibile date le carenze sopra descritte indotte dalla produzione eccessiva e dalla persistenza di Spike circolatorio», afferma. «In questo scenario, si prevede che l’aumento delle quantità e della persistenza di Spike circolante esacerberà sia gli effetti collaterali cellulari sia immunologici […] e uno stimolo immunogenico troppo potente e persistente induce tolleranza immunologica».Inoltre, l’esperto evidenzia che, malgrado il campo di battaglia del Covid-19 sia il sistema respiratorio, dove il vaccino ideale «dovrebbe sviluppare la sua forza immunologica e antivirale più efficace», i dati clinici su quelli a base mRna «supportano l’idea che la forte risposta immunitaria circolatoria sia associata a un’immunità antivirale nei distretti respiratori che è troppo limitata».Quindi, da una parte la risposta immunitaria circolatoria è straordinariamente potente e può essere associata a rilevanti effetti indesiderati, mentre il vaccino risulta incapace di suscitare un’immunità neutralizzante nelle vie respiratorie. Andrebbero maggiormente studiati e sperimentati i vaccini mucosali, in quanto bloccano «la catena di trasmissione del Sars-CoV-2 così come di altri virus trasmessi per via aerea», senza effetti collaterali sistemici.