2021-03-18
«Vaccinati con Sputnik a novembre. A Roma ci hanno invidiati e criticati»
Karen Lawrence Terracciano
La moglie dell'ambasciatore italiano a Mosca, Karen Lawrence Terracciano: «Ricevere il farmaco russo è stata una liberazione, adesso ho tanti anticorpi. La vita qui è tornata quasi alla normalità. Negozi e ristoranti aperti, con tantissimi test»«Ci siamo vaccinati a novembre, è stata una liberazione». Felicissima di essere immunizzata grazie allo Sputnik V, Karen Lawrence Terracciano vorrebbe che nessuno fosse contrario ai vaccini anti Covid. Moglie dell'ambasciatore d'Italia a Mosca, Pasquale Terracciano, racconta di non avere avuto alcuna esitazione nel farsi iniettare il farmaco sviluppato dal centro Gamaleya e non ancora approvato dall'Ema, l'Agenzia europea del farmaco. Lo scorso gennaio, Terracciano aveva dichiarato: «Ho fatto una vaccinazione con il vaccino russo Sputnik V. Non ho avuto particolari effetti collaterali. Prossimamente farò un test degli anticorpi». Aveva anche aggiunto di trovare «profondamente deplorevole» che durante una pandemia ci siano stati tentativi di «politicizzare» la questione della vaccinazione e delle cure fornite. Al Corriere della Sera il diplomatico italiano aveva affermato di essersi vaccinato «per motivi totalmente personali, di carattere familiare» e che «l'importante non è discutere su quale vaccino sia migliore, ma collaborare il più possibile per vincere tutti assieme la lotta contro la pandemia». Invece scopriamo che già a novembre aveva scelto di vaccinarsi con quello che l'Economist ha definito un'arma più geopolitica che sanitaria a disposizione del presidente Vladimir Putin. Solo il 4 dicembre scorso furono aperte a Mosca le prenotazioni online per farsi vaccinare, a partire dal giorno successivo, gratuitamente, con il farmaco che prende il nome dal piccolo satellite artificiale che il 4 ottobre 1957 portò l'Unione Sovietica in orbita attorno alla Terra. Un vaccino che funziona utilizzando come vettore virale un adenovirus e che per il nostro sottosegretario alla Salute, Pierpaolo Sileri, potrebbe essere autorizzato in Italia dall'Aifa con una procedura d'emergenza per delle somministrazioni su base volontaria, in attesa che arrivi l'autorizzazione dell'Ema. Nata in Uruguay da genitori inglesi, cresciuta in Argentina, Karen Lawrence ha conosciuto in Brasile «Quito», come gli amici chiamano l'ambasciatore. Si sono sposati a Londra nel 1991, capitale in cui sono poi tornati a vivere nel 2013 quando Terracciano venne nominato capo missione nel Regno Unito. Il diplomatico, che Karen definisce «più anglofilo della sottoscritta pur essendo attaccatissimo alla sua Napoli», dove è nato 65 anni fa, dal 2018 è il nostro ambasciatore presso la Federazione Russa. A Villa Berg, sede della rappresentanza diplomatica in Denezhnij Pereulok, a pochi minuti dalla Vecchia Arbat, una delle vie più famose di Mosca, l'ha seguito la moglie, mentre i figli sono rimasti a Londra.Signora Terracciano, come mai ha deciso di vaccinarsi già a novembre?«Amici russi ci hanno offerto lo Sputnik e noi abbiamo fatto l'iniezione».Non avete avuto reazioni avverse?«No, come dopo un antinfluenzale. Io adesso ho tanti anticorpi, prodotti in risposta al vaccino, l'ambasciatore molti di meno ma almeno è protetto».Nessuna esitazione a farsi iniettare un farmaco anti Covid di cui si sapeva ancora poco?«Abbiamo chiesto il parere di nostri medici in Italia, io soffro di alcuni problemi cardiaci, e mi hanno detto “meglio lo Sputnik che il Covid. Hai quello a disposizione, vaccinati"».Anche i suoi figli sono già immunizzati con il farmaco russo?«No, sono a Londra. Il più piccolo, che ha 18 anni, si vaccinerà tra due giorni. Forse con Astrazeneca».Siamo a metà marzo inoltrato, in Europa la campagna vaccinale procede con grande lentezza. È contenta di aver utilizzato lo Sputnik a novembre, quando nemmeno ci si vaccinava in Ue, ma nemmeno negli Stati Uniti?«Abbiamo fatto bene perché tante persone che conosciamo, pur stando attentissime, si sono prese il coronavirus. Diversi amici, purtroppo, sono finiti in ospedale».Nessuna reazione da Roma?«Qualche critica e qualche invidia».A Mosca vivete con tante limitazioni, come ci stanno imponendo qui in Italia?«No, la vita è quasi normale. Negozi e ristoranti sono aperti, vengono fatti moltissimi tamponi. In alternativa, i titolari delle attività commerciali fanno vaccinare i loro dipendenti. Certo, non organizziamo i ricevimenti e gli incontri che sono soliti e d'obbligo in una residenza diplomatica all'estero. E pesa non poco la mancanza di europei, che il governo russo permette di far entrare nella Federazione solo in numero limitato, proprio per l'emergenza coronavirus».Le vaccinazioni come proseguono? Si parla di 3,5 milioni di vaccinati, su 146 milioni di cittadini russi.«Molti sono reticenti, c'è resistenza all'inoculazione. Noi abbiamo vaccinato con Sputnik il personale dell'ambasciata italiana. Trovo molto egoistico rifiutare il vaccino perché in questo modo il virus continuerà a girare».Dopo lo stop alle somministrazioni di Astrazeneca, cresce il numero degli scettici nei confronti dei vaccini anti coronavirus. «Stiamo vivendo un incubo di pandemia, eppure c'è ancora chi mette in discussione l'esistenza del Covid o si professa No vax. Una scelta individuale non deve mettere a rischio la salute di tutti gli altri. Ci dobbiamo vaccinare anche per proteggere gli altri, i nostri familiari. Così come si deve utilizzare la mascherina per non rischiare di infettare chi ci vive accanto. Non dimentichiamo che ammalarsi di coronavirus può lasciare strascichi incurabili nel tempo».Viene spesso in Italia?«Nell'ultimo anno no, nemmeno una volta. Spero che per gli immunizzati ci sia una certificazione, così chi non si vaccina vedrà che noi potremo circolare senza più problemi».