Utero in affitto, Toni Brandi: «Da applausi il ddl Pillon»

Utero in affitto, Toni Brandi: «Da applausi il ddl Pillon»
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«È da applausi il ddl contro il turismo riproduttivo che chiede di punire la maternità surrogata anche quando praticata all'estero. L'utero in affitto non è solo un reato, è anche un abominio che il nostro Stato non può tollerare»: così in una nota Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidenti rispettivamente di Provita e Generazione Famiglia, tra le associazioni promotrici del Family Day, in merito al disegno di legge presentato a Palazzo Madama dal senatore della Lega Simone Pillon per porre fine alla cosiddetta pratica dell'utero in affitto. Per Brandi «la civiltà occidentale non può permettere che si schiavizzino le donne e si commercino i bambini facendo passare un grave crimine come un diritto. Né può ammettere la commercializzazione di gameti o di embrioni, perché è civile ciò che cancella la barbarie e non ciò che la perfeziona e la rende più crudele». «Contro il 'turismo riproduttivo' che mira alla maternità surrogata» - aggiunge Coghe - «riscontriamo un risultato dietro l'altro: dalla mozione adottata in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne alle sentenze della Cassazione che hanno ribadito il principio del rispetto dell'ordine pubblico e la presenza del reato anche quando si presta l'utero gratis. Bene, il progresso non può diventare un capriccio delle circostanze che impedirà per sempre a un bambino di pronunciare la parola mamma o papà». Infine per Brandi e Coghe punire anche con la reclusione da tre a sei anni chi realizza, organizza o pubblicizza la o la surrogazione di maternità non è solo «giusto, ma necessario, come anche il divieto di iscrivere o trascrivere atti di nascita con genitori dello stesso sesso ovvero con più di due genitori».

Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
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In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.

Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?

Mamdani ha sedotto una città a suon di bugie
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.

Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.

Dimmi La Verità | Francesco Gallo: «Il Ponte sullo Stretto ed elezioni regionali»

Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.

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