
«È da applausi il ddl contro il turismo riproduttivo che chiede di punire la maternità surrogata anche quando praticata all'estero. L'utero in affitto non è solo un reato, è anche un abominio che il nostro Stato non può tollerare»: così in una nota Toni Brandi e Jacopo Coghe, presidenti rispettivamente di Provita e Generazione Famiglia, tra le associazioni promotrici del Family Day, in merito al disegno di legge presentato a Palazzo Madama dal senatore della Lega Simone Pillon per porre fine alla cosiddetta pratica dell'utero in affitto. Per Brandi «la civiltà occidentale non può permettere che si schiavizzino le donne e si commercino i bambini facendo passare un grave crimine come un diritto. Né può ammettere la commercializzazione di gameti o di embrioni, perché è civile ciò che cancella la barbarie e non ciò che la perfeziona e la rende più crudele». «Contro il 'turismo riproduttivo' che mira alla maternità surrogata» - aggiunge Coghe - «riscontriamo un risultato dietro l'altro: dalla mozione adottata in occasione della giornata mondiale contro la violenza sulle donne alle sentenze della Cassazione che hanno ribadito il principio del rispetto dell'ordine pubblico e la presenza del reato anche quando si presta l'utero gratis. Bene, il progresso non può diventare un capriccio delle circostanze che impedirà per sempre a un bambino di pronunciare la parola mamma o papà». Infine per Brandi e Coghe punire anche con la reclusione da tre a sei anni chi realizza, organizza o pubblicizza la o la surrogazione di maternità non è solo «giusto, ma necessario, come anche il divieto di iscrivere o trascrivere atti di nascita con genitori dello stesso sesso ovvero con più di due genitori».