
Ansa
Ai miei tempi di studente della scuola media superiore, lo sciopero era un atto di ribellione. I ragazzi rifiutavano di entrare in classe per protesta contro la riforma della scuola, contro il ministro che non aveva predisposto l'assegnazione delle cattedre, contro i professori «reazionari» o perché il preside aveva negato qualche cosa. Sì, c'era anche qualche sciopero politico, contro il governo e contro chi negava un generico diritto allo studio (un controsenso, perché si rinunciava a studiare reclamando il diritto a studiare), ma di regola l'astensione dalle lezioni e la successiva sfilata per le vie cittadine era un gesto di ribellione. Prova ne sia che quel giorno senza scuola era classificato (...)