2018-06-03
Usa, Iran e Russia: l’Italia deve scegliere
Il governo alla prova geopolitica. Tre i dossier sul tavolo di Enzo Moavero Milanesi: gli attriti Trump-Ue, il Medio Oriente e i rapporti con Putin. La Casa Bianca sponda per mettere alle strette Berlino. E gli Stati Uniti potrebbero esigere una contropartita sul sostegno a Israele.Tra le questioni che il governo presieduto da Giuseppe Conte dovrà affrontare, c'è quella del posizionamento geopolitico dell'Italia. I capitoli principali sono tre: gli attriti tra Stati Uniti e Unione europea, il Medio Oriente e la Russia. Le scelte del nuovo esecutivo si ripercuoteranno inoltre sui dossier collaterali, come l'accordo sul nucleare con l'Iran, i rapporti con Israele e il ruolo degli Stati membri nella Nato. La guerra dei dazi avviata da Donald Trump contro l'Europa apre inattesi spazi di manovra per consentire al nostro Paese di smarcarsi dal pressing della Germania. Ma a meno di optare per una politica anfibia alla Emmanuel Macron, interlocutore privilegiato del presidente americano e al contempo europeista (sebbene critico), un asse con Washington potrebbe richiedere un nostro disallineamento dall'Ue sul nuclear deal o su Gerusalemme capitale.Che la Casa Bianca sia una potenziale sponda per bilanciare lo strapotere di Berlino in Europa è, per ora, uno dei pochi punti fermi. Nei giorni scorsi, gli Usa hanno anche acquistato titoli di Stato italiani. La manovra era razionale sul piano economico, poiché i rendimenti erano cresciuti e il rischio sistemico dell'Italia era stato esagerato dai mercati, ma potrebbe aver rappresentato un primo segnale politico da Oltreoceano, alla vigilia dell'apertura delle ostilità tra il protezionista Trump e la Commissione europea. La quale non può sperare di vincere una guerra commerciale che persino la Cina sta facendo di tutto per evitare. È altrettanto evidente che il principale bersaglio di The Donald è la Germania, avviluppata in una spirale mercantilista e dipendente dal mantenimento del surplus delle partite correnti. È un problema particolarmente caro al ministro dell'Economia Giovanni Tria, che in alcuni scritti aveva addirittura spiegato come la violazione delle regole sul surplus commerciale rendesse necessario che fossero i tedeschi a uscire dall'euro. Se l'obiettivo dell'Italia è di mettere alle strette Berlino, approfittando di una triangolazione con Usa e Francia, Trump può schermirci dalle controffensive di Angela Merkel. Bisognerà ovviamente capire come si comporterà il titolare del dicastero degli Esteri, Enzo Moavero Milanesi: già ministro per gli Affari europei nei governi Monti e Letta, è considerato una garanzia di continuità da Bruxelles. Vedremo se l'esecutivo gialloblù si servirà di una figura rassicurante per rendere meno traumatico lo strappo con la linea dell'Alto rappresentante per la politica estera Ue, Federica Mogherini.Quest'ultima è una strenua sostenitrice dell'accordo sul nucleare iraniano. È noto che l'Italia gode di un buon portafoglio di scambi commerciali con Teheran. Se si realizzasse il sogno di Steve Bannon, ovvero un'internazionale populista di cui Washington e Roma sarebbero i soci fondatori, Trump potrebbe esigere una contropartita sia sull'Iran, sia sul sostegno a Israele. Questo scenario, peraltro, ci darebbe l'opportunità di rafforzare i legami con alcuni dei Paesi più insofferenti alle politiche migratorie della Commissione Ue, visto che l'Ungheria di Viktor Orban, la Repubblica Ceca di Andrej Babis e l'Austria di Sebastian Kurz erano, insieme alla Romania, gli unici Paesi europei presenti all'inaugurazione dell'ambasciata americana a Gerusalemme.Più agevole potrebbe essere un'intesa con la Casa Bianca sulla distensione con la Russia, per almeno due motivi. In primo luogo, perché se è vero che Trump, per scrollarsi di dosso i sospetti di collusioni con il Cremlino, ha necessità di mostrarsi inflessibile nei confronti di Mosca, è altresì lampante che The Donald è disponibile al dialogo con Vladimir Putin. Secondo, perché stavolta la Germania potrebbe non mettersi di traverso, dal momento che ha appena avviato il cantiere di North Stream 2, il gasdotto che dal Golfo della Narva arriverà nella cittadina tedesca di Lubmin.In ballo, naturalmente, ci sono poi la Libia e la Nato. Per quanto riguarda la crisi libica, il nodo cruciale sono le mire di Parigi. Non sarà facile recuperare il terreno perduto negli ultimi sette anni, soprattutto perché Macron si è definitivamente accreditato quale arbitro della contesa tra Tripoli e Tobruk. Eppure, la stipula di un patto di collaborazione con l'Eliseo per la riforma dell'eurozona, in aggiunta all'interesse reciproco di 5 stelle ed En Marche per una sorprendente coalizione alle prossime elezioni europee, potrebbero aiutare il ministro degli Interni, Matteo Salvini, nella missione di limitare le partenze dei migranti. Quanto al ruolo dell'Italia nel Patto Atlantico, sia leghisti che pentastellati, nonostante i tanti affondi del passato, non paiono volersi assumere il rischio di atti clamorosi. Trump vuole che i membri della Nato contribuiscano maggiormente alle spese dell'alleanza militare e il nuovo ministro della Difesa, Elisabetta Trenta, non sembra una propensa a tirare la cinghia: l'ex capitano della riserva selezionata dell'Esercito, difatti, si era già detta intenzionata a «investire nel personale e nella tecnologia per assicurare al Paese forze armate più moderne e più capaci di fronteggiare le nuove minacce». Con ogni probabilità, anche gli F-35 sono salvi.