
La fondatrice e ceo di Regi, Vittoria Cicchetti: «Ho dato vita a un’azienda che lega innovazione, qualità e passione per il mondo della bellezza. La fusione con Omnicos ha creato un’entità centrale nei mercati globali di make-up, skincare, fragranze e dermocosmetica».Si definisce una sognatrice. Ma anche «una persona con una gran voglia di fare, convinta che se vuoi veramente una cosa la puoi fare, super testarda, cocciuta, molto generosa, passionale, con un sacco di difetti, permalosa, a volte anche un pochino vanitosa, però una persona che ci crede, crede tantissimo nel mondo e molto in se stessa». Chi si racconta è Vittoria Cicchetti, fondatrice e ceo di Regi, azienda italiana d’eccellenza, a Bagnolo Cremasco, attiva su scala internazionale con le sue soluzioni per lo sviluppo e produzione di prodotti make-up e skincare. Affiancata dal marito Alessandro Ratini, Vittoria ha iniziato come interprete e traduttrice: mi è capitato un giorno di imbattermi in questo mondo meraviglioso che è il mondo della cosmesi, me ne sono innamorata, ho cercato di farmi assumere ma non volevano investire su un ufficio estero, però per me la condizione era quella, io volevo viaggiare, volevo andare all’estero, per cui da lì è nata Regi, cioè Regi è stato il primo passo di quel momento».Ovvero?«Ho avuto quest’idea di fronte al loro no. Mi sono detta, lo faccio io l’ufficio estero, cioè io apro una partita Iva e vendo i prodotti, e loro mi chiedono quanto ci costa, e io, niente, se vendo mi date delle commissioni, se non vendo pazienza, poi ho trovato sul mio cammino tantissime persone che mi hanno supportato, sono stata veramente fortunata».Non solo fortuna, evidentemente.«Ho dato e ricevuto molto. Regi è nata così, trent’anni fa, perché io volevo vendere cosmetici all’estero, quindi mi sono detta, faccio un’azienda mia. La Regi è la mia vita, si è incastrata dentro come un membro della famiglia, nel senso che non c’era un progetto di fare Regi, io mi ero iscritta al liceo linguistico perché volevo studiare le lingue, ma la strada ha preso un altro percorso. L’intento è sempre stato quello di creare un’azienda che unisse innovazione, qualità e passione per il mondo della bellezza. La motivazione principale quella di offrire prodotti che rispondessero alle esigenze reali delle persone, con un’attenzione particolare alla ricerca e allo sviluppo».Quali sono stati i principali ostacoli che hai dovuto affrontare all’inizio e come li hai superati?«All’inizio, le sfide erano molteplici: risorse limitate, necessità di affermarsi in un mercato competitivo e costruire una rete di fiducia con i clienti. Abbiamo superato questi ostacoli investendo in ricerca, ascoltando le esigenze del mercato e mantenendo una visione chiara dei nostri obiettivi. Siamo cresciuti molto, negli anni abbiamo costruito delle sedi in India, in America che non sono delle delocalizzazioni, ma dei supporter per l’Italia. Uno dei nostri motti è infatti “Think global, act local”».I numeri parlano…«L’organico è cresciuto molto, 800 persone in tutto il mondo, di cui 350 collaboratori nel nostro territorio, però per me è sempre e soprattutto stata una famiglia dove stare in mezzo a gente a cui voler bene, che mi vuole bene, gente a cui dare delle opportunità, gente da cui avere delle opportunità, noi abbiamo questa filosofia aziendale, noi diciamo sempre “We are Regi“'”, “noi siamo Regi”, come se fosse un marchio di fabbrica. C’è un bellissimo spirito, proprio di una squadra, soprattutto donne e giovani. La crescita di ciascuno, sia personale che professionale, va di pari passo con quella dell’impresa: ogni singolo contributo è essenziale, e ogni successo è condiviso con il team, che è il cuore pulsante di tutto e che continua a portare avanti l’impegno per la qualità, l’innovazione e il benessere».Recente è la fusione tra Regi Laboratories e Omnicos Group, un passo strategico che ha dato vita a un nuovo colosso globale nel settore della bellezza. Questa operazione segna un punto di svolta significativo per l’industria cosmetica italiana, consolidando la posizione di Regi come leader internazionale nel settore. La fusione è stata facilitata da Tec Beauty, un veicolo d’investimento promosso da The Equity Club e Mediobanca, che ha acquisito una quota di minoranza, coinvolgendo famiglie imprenditoriali italiane come Rosso, Marzotto, Veronesi, Branca e Tadolini. Ma lei e Alessandro Ratini continuate a detenere la maggioranza e a guidare l’azienda come co-ceo».«La fusione ha creato una nuova entità con una presenza consolidata nei mercati globali del make-up, skincare, fragranze e dermocosmetica permettendo a Regi di ampliare il proprio portafoglio, integrando le competenze di Omnicos nel settore delle fragranze e della dermocosmetica, creando così una piattaforma diversificata e pronta a competere a livello globale. La fusione si innesta sulla naturale traiettoria evolutiva di una collaborazione che parte da lontano. Siamo contentissimi di aver perfezionato questo accorpamento che corona un processo esponenziale di riconoscimento da parte del mercato. Insieme, ora, diventiamo come una macchina a quattro ruote motrici. Vogliamo creare un approccio nuovo nella beauty industry grazie alle molteplici skill di Omnicos e alla versatilità di Regi. Oggi siamo, di fatto, un one stop shop specializzato non solo in make-up e skincare, ma anche in fragrance e supplement».
Giulia Buongiorno (Ansa)
La proposta è rimandata per supplementi di indagine. Giulia Bongiorno: «Scriverla bene».
«C’era un accordo politico importante, alla Camera c’è stato un voto unanime su questa legge, i massimi vertici dei gruppi parlamentari si erano stretti la mano e ciò ora significa che stringersi la mano con questa destra non vale niente perché all’ultimo momento si può tornare indietro, smentendo addirittura un voto unanime del parlamento. E hanno deciso di farlo proprio oggi, il 25 novembre (giornata internazionale contro la violenza sulle donne, ndr)». È uscito dalla commissione Giustizia del Senato sbraitando che la destra ha stracciato l’accordo sul ddl stupro, il senatore di Italia viva Ivan Scalfarotto.
Nel riquadro la produttrice Giulia Maria Belluco (iStock)
La produttrice di «C14» Giulia Maria Belluco spiega: «Ci abbiamo messo cinque anni per scrivere la sceneggiatura. Le riprese saranno girate l’anno prossimo tra Veneto e Alto Adige». Si cercano ancora due attori internazionali...
Nasce in Veneto un film, C14, sulla Sacra Sindone, la più importante reliquia della cristianità, la cui storia è trapunta di dispute per verificarne scientificamente l’autenticità. Una nota ricerca britannica del 1988 con il radiocarbonio-14 la datò tra il 1260 e il 1390, negando che sia il sudario che ha avvolto il volto di Cristo. Analisi successive, tuttavia, hanno confutato tale risultato, come quelle del professor Giulio Fanti, dell’università di Padova, consulente della sceneggiatura, intervistato dalla Verità il 14 novembre 2024. La produttrice del film è Giulia Maria Belluco, 35 anni, nata a Treviso. Vive a Bassano del Grappa (Vicenza) ed è titolare della EriadorFilm. «L’ho acquisita nel 2023» spiega «con l’obiettivo di portarla sul mercato internazionale attraverso collaborazioni con Paramount, Discovery, Magnolia, Hallmark con le quali abbiamo fatto co-produzioni e produzioni esecutive qui in Italia. Una delle più viste è quella sulla famiglia Stallone, girata tra Puglia e Lazio».
Pier Paolo Pasolini (Getty Images)
Oggi il discusso evento sui lati conservatori del grande scrittore. La sinistra grida alla lesa maestà, eppure ha avallato per anni ricostruzioni farlocche sulla sua morte, al fine di portare avanti astruse piste politiche. E il vero vilipendio è proprio questo.
Il convegno su Pier Paolo Pasolini organizzato da Fondazione Alleanza Nazionale e dal Secolo d’Italia che si terrà oggi pomeriggio a Roma, il cui fine - come da titolo: «Pasolini conservatore» - è quello di dibattere (con il contributo di numerosi relatori tra cui il critico letterario Andrea Di Consoli, certamente non vicino alla destra politica) gli aspetti dell’opera e del pensiero pasoliniani che appaiono in conflitto con la sua area ideologica di appartenenza, quella comunista, è vissuto dalla sinistra italiana letteralmente come un sacrilegio. Nonostante dai curatori dell’evento sia già stato chiarito in tutte le maniere possibili che scopo del convegno è unicamente promuovere una discussione, senza nessuna volontà di «annettere» PPP - operazione che non avrebbe d’altronde senso alcuno - al pantheon culturale della destra, a sinistra si è addirittura giunti a gridare alla «profanazione», come fatto ieri, a botte di gramscianesimo mal digerito, dal professor Sergio Labate sul quotidiano Domani.
Gaia Zazzaretti prima e dopo il vaccino (iStock)
L’ex karateka Gaia lo sente in tv e sceglie di porgere il braccio. Poi, la malattia neurologica. Ma la virostar nega il nesso.
È vero che non se ne può più di «burionate». Ma come si può passare sotto silenzio gli ultimi post della virostar più famosa d’Italia, mentre continua a disinformare e contemporaneamente ridicolizzare persone danneggiate dal vaccino anti Covid chiamandoli #sorciscemi, senza alcun rispetto anche del diritto, di tutti noi, a essere informati correttamente su questioni che riguardano la salute, specie da chi dovrebbe avere, come lui, il dovere di dare informazioni corrette?






