2020-01-26
«Una giornata nazionale per la vita». Trump diventa l’incubo degli abortisti
Dopo la presenza alla marcia pro life, l'annuncio della celebrazione ogni 22 gennaio. I temi etici sono centrali nella corsa alla Casa Bianca. E il dem Bernie Sanders risponde: «L'interruzione di gravidanza è assistenza sanitaria».Il presidente Donald Trump proclama la «giornata nazionale della vita». Abbiamo già notato quanto sia stata dirompente e rivoluzionaria l'idea di Donald Trump di partecipare personalmente alla quarantasettesima marcia per la vita, svoltasi a Washington, l'altro ieri. Ma lo è ancora di più la pubblica proclamazione, a sorpresa, da parte del presidente americano, della giornata nazionale della sacralità della vita, indetta per ogni prossimo 22 gennaio.La data del 22 gennaio è tutt'altro che casuale e banale. Fu proprio il 22 gennaio 1973 infatti che si ebbe la storica sentenza (Roe vs. Wade) con cui la suprema Corte Usa aprì definitivamente le maglie della giurisprudenza americana al cosiddetto diritto all'aborto. Jane Roe, nome di fantasia di Norma McCorvey (nata nel 1947) vinse il processo contro Henry Wade, l'avvocato che rappresentava il Texas, e in quel frangente il diritto alla vita dei nascituri.Come nota giustamente wikipedia, «la sentenza Roe contro Wade ha influenzato la politica nazionale statunitense, dividendo gran parte del Paese tra pro-Roe (per la libertà di abortire) e pro-Wade (per il diritto alla vita) e ispirando gruppi di attivisti su entrambi i fronti».Ora, Donald Trump stabilendo una giornata per la tutela della vita umana proprio il 22 gennaio di ogni anno, sembra voler ribaltare quella sentenza. Prima ancora che nelle leggi e nel diritto, nella mentalità della gente e nella cultura. Procedendo nell'unico modo possibile, con la strategia dei piccoli passi verso un vero e proprio «cambio di paradigma».Davanti a migliaia e migliaia di giovani pro life, scesi in piazza venerdì per tutelare ogni vita umana dal concepimento alla morte naturale, Trump con l'enfasi che gli appartiene, ha dichiarato che «Ogni persona nata o che sta per nascere, povera, disprezzata, handicappata, inferma o anziana, ha un valore intrinseco. Benché ogni percorso sia differente, nessuna vita è senza valore o senza importanza».Collegando poi la questione etica del diritto alla vita alla questione politica e sociale dei mutamenti demografici nella popolazione, ha notato con piacere «la diminuzione totale degli aborti» in America. Diminuzione che «tutti gli americani dovrebbero celebrare (…) trattandosi di vite salvate». E anche in queste costatazioni, Trump appare vicinissimo alla sensibilità degli attivisti pro life, specie dei pro life religiosi.Uno come Trump poi non vuole restare a livello di enunciazioni di principio, ma intende incidere nella realtà concreta, nella politica. E così, ha parlato apertamente e senza peli sulla lingua, di escludere dai finanziamenti pubblici «le organizzazioni che praticano aborti». Come le fabbriche dell'aborto della controversa Planned Parenthood.Ma dove il presidente ha lanciato una sorta di crociata del bene è quando ha affermato che la sua amministrazione vuole mettere in moto «una coalizione internazionale in vista di far scomparire il concetto di aborto come diritto fondamentale dell'uomo». E in ciò ha palesemente aperto nei confronti di figure sulla stessa linea d'onda etica, come Vladimir Putin, Viktor Orbán, Andrzej Duda e i sovranisti di mezzo mondo, anche italiani, senza escludere neppure convergenze con gli stessi Paesi arabi.E le sue aperture arrivano - più o meno gradite - sino in Vaticano, quando The Donald afferma solenne che «dobbiamo restare fermamente convinti di questa verità e cioè che ogni vita umana è un dono di Dio». «È Dio, ha continuato, che conferisce a ogni persona un valore e un potenziale incommensurabili».«Conseguentemente», ha concluso, «io Donald Trump, presidente degli Stati Uniti d'America, in virtù dei poteri che mi sono conferiti dalla Costituzione e dalle leggi, proclamo il 22 gennaio come Giornata nazionale della sacralità della vita umana».Purtroppo anche gli eventi migliori a volte vengono funestati da fatti imprevisti, rivelazioni inattese o battute indecenti. In questo caso, a proposito della partecipazione di Trump alla March for life e alla istituzione della nuova ricorrenza, il socialdemocratico e candidato alle primarie democratiche pe rle presidenziali Bernie Sanders ha twittato così: «Abortion is healthcare». Ovvero, «l'aborto è assistenza sanitaria». Allora se questo è il cattivo gusto che ci si permette, perché non dire che «l'eutanasia è una medicina infallibile» o che «la pedofilia è un amore viscerale per i bimbi»?Stefano Pivato, storico dell'università di Urbino, ha dedicato un intero libro alla nascita della leggenda, secondo cui I comunisti mangiano i bambini (Il Mulino, 2015). Del resto Sanders non si definisce comunista e certi tweet, concepiti solo per creare tensioni e maretta, appaiono osceni, ma non leggendari.Se questo è il quadro bioetico generale, c'è solo da augurarsi che il messaggio pro life tocchi numerosissime coscienze al di là e al di qua dell'Oceano, ma anche al di là della fede, dell'ideologia e dei miti fondatori di ciascuno. E che il trionfo della cultura della vita sulla cultura della morte trovi in questa nuova giornata una delle sue primizie.
Tedros Ghebreyesus (Ansa)
Giancarlo Tancredi (Ansa)