
Il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti parla a macchinetta con il tono di un Ammazzasette in guerra con il mondo. È del tutto privo del senso dell'umorismo. Al suo primo mandato era popolare per l'impopolarità. Ma non è cattivo, e ora è diventato gradevole.Apparentemente burbanzoso, il ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Danilo Toninelli, non è cattivo. Come molti grillini fa la faccia feroce ma alla fine è accomodante. Anni fa, quando alla Camera si occupava di leggi elettorali, ne scrisse una, detta Democratellum, che era fortemente proporzionale, imponeva le preferenze e il divieto delle candidature plurime. Il Democratellum però non piacque, cozzava con una sentenza della Consulta e Toninelli finì per accordarsi col Pd su un sistema agli antipodi del suo: modello tedesco, niente preferenze, collegi uninominali. Insomma è un duttile. Se applicherà la caratteristica all'alta velocità Torino-Lione, si può sperare che accantoni le fisime grilline e sdogani l'opera. Ora poi vedremo come se la caverà dopo l'apocalisse del ponte genovese. Quello che dà a Toninelli un'aria da arciscontento è, oltre al frasario rude, una totale mancanza di senso dell'umorismo. Parla a macchinetta col tono di un Ammazzasette in guerra col mondo. Siccome poi ha la mania dei social ci sommerge di proclami in cui, volendo apparire come un eroe solitario, fa spesso ridere. Se cercate Toninelli sulla rete, senza aggiungere né Danilo, né ministro, comparirà «Toninelli concentrato». Pensate subito che da qualche parte d'Italia ci sia una ditta alimentare sua omonima che sforna brodi, pomodori, ecc. Invece, è proprio al Nostro che la voce si riferisce. innamorato dei social La cosa risale a maggio quando, durante le trattative per il governo tra Lega e M5s, Danilo postò su Facebook una sua foto con commento. Da un lato, il faccione da quarantaquattrenne giovanile: capelli cespugliosi, pizzetto alla moschettiera, occhialoni a cerchio, tipo O di Giotto, che gli danno un'aria ispirata da cabalista. Dall'altro, la frase: «Questa mia foto può forse dimostrare la massima concentrazione con cui stiamo affrontando questa importante missione. Non molleremo di un millimetro». Il tono grave ha scatenato le ironie di Internet. Toninelli, subito ribattezzato «massima concentrazione», (varianti: «concentrazione» o «concentrato»), è stato invitato da migliaia internauti a non tirarsela troppo. Si vede però che gli piace, perché continua a pubblicare imperterrito foto e parole. Giorni fa, partendo per le vacanze, ha messo in rete un selfie scattato nell'abitacolo dell'auto, con la moglie Maruska, bionda e glauca, la piccola Soleste e l'ancora più piccolo, Leonida. Augurandoci che il ministro dei Trasporti non si sia fotografato mentre guidava, passiamo al testo: «In questi mesi abbiamo dato tutto e nei prossimi non arretreremo di un millimetro. Questo viaggio in macchina coi miei amori è la migliore rincorsa. Sempre con occhio vigile su ciò che accade». legatissimo alla famiglia L'insieme rivela molto del Nostro. In primis, c'è la frase «non arretreremo di un millimetro» che abbiamo già incontrata nella precedente esternazione. Dimostra, oltre a zero fantasia linguistica, coriacea determinazione. Se la colleghiamo alla chiusa, «sempre con occhio vigile», siamo pindaricamente trasportati ai tempi in cui a palazzo Venezia, Qualcuno vegliava su di noi anche di notte. C'è poi, la tenerezza verso la famiglia. Il ministro è marito e padre amoroso che ha sempre dichiarato: «Sono loro che contano davvero». È noto che ha nel cellulare le foto dei congiunti, le guarda spesso e le mostra volentieri. Infine, ci sono i nomi di battesimo dei due piccini. Forse perché perseguitato dal suo, che riecheggia il conte Danilo, l'operettistico farfallone della Vedova allegra, il ministro ha voluto che i figli non fossero da meno. Passi per Leonida, l'eroe delle Termopili, che ha affibbiato al maschietto. Ma Soleste, per la bambina, è da analisi. È infatti il nome della castellana del maniero medievale di Bardi, in quel di Parma, che, suicida per amore, oggi infesta le antiche stanze. Che il ministro abbia qualcosa di contorto? È forse per questo che porta al polso ogni genere di bracciali, rossi, gialli, di filo o di metallo, per tenere lontane le energie negative, come portafortuna o amuleto? Vattelapesca.ex carabiniere Di famiglia con mezzi limitati, che gli ha però permesso di prendersela comoda fino a 25 anni abbondanti, Danilo è nato a Soresina, cittadina distante qualche chilometro da Cremona. Ha preso la maturità scientifica e si è laureato in legge. È un tipo di studi che può dare esiti opposti: o ti viene di fare il difensore, cioè l'avvocato; o il magistrato, ossia uno che accusa, come il pm, o si impanca, come il giudice. Che se non è zuppa, è pan bagnato. Toninelli è, con tutte le sue fibre, di questa fatta: un giustizialista nato. Dovendo fare il servizio militare, ha scelto i carabinieri. È stato ufficiale di complemento per un triennio, dal 1999, l'anno della laurea, al 2002. Poi, per campare, è entrato nelle assicurazioni. E che ha fatto? L'ispettore antitruffa. Insomma, è sempre stato com'è oggi: diffidente del prossimo. Quando è entrato alla Camera nel 2013, essendo tra i fondatori del movimento grillino nella sua zona, a insospettirlo subito fu la stampa. Vide i cronisti parlamentari che camminavano liberamente in Transatlantico, parlavano con i deputati e poi ne scrivevano addirittura sui giornali. Si indignò per l'anarchia e propose di recintarli fuori dal palazzo. Scoppiata la polemica, precisò che voleva solo sapere «perché entrano i giornalisti in Parlamento e per quale motivo». Apprese con stupore che da 145 anni funzionava in questo modo.«SOR pampurio» Nei primi tempi, fu tra i 5 stelle più pittoreschi. Gridava in aula, assaltava gli avversari, inalberava cartelli con su scritto: «Onestà» e consimili ingenuità. Ai cronisti non rispondeva o riservava brusche battute. Divenne popolare per l'impopolarità. Tanto che, sull'Espresso, Guido Quaranta, lo ribattezzò Sor Pampurio, il mitico brontolone del Corrierino dei Piccoli. Con gli anni, cambiò e divenne tra i più gradevoli per una chiacchiera. Con tutti i capi M5s, Toninelli è un signorsì. Se lo convocano, batte i tacchi e risponde: «Estote parati. Tra 20 minuti da voi. Contate su di me». Va d'accordo coi fondatori, Beppe Grillo e i Casaleggio. È l'ombra di Luigi Di Maio di cui è il fiduciario. È agli antipodi ma va a braccetto anche col sinistro, Roberto Fico, il presidente della Camera. Ha qualche distanza forse con Alessandro Di Battista, troppo casinista per i suoi gusti low and order, ma non lo dà a vedere. Francamente antipatico gli sta solo il sottosegretario, Stefano Buffagni, un giovanotto lombardo, suo vicino di collegio, insopportabilmente sgomitante. Il suo opposto antropologico.precauzioni da 007 Danilo è infatti diventato ministro senza chiederlo. A lui andava benissimo, una volta rieletto come senatore il 4 marzo, fare il capogruppo. Sorto però il governo gialloblù, i capi grillini si sono guardati attorno. A corto di gente affidabile e laureata in qualcosa di meglio che fisioterapia, si sono rivolti al Nostro. Scattato sull'attenti, Toninelli ha lasciato la presidenza del gruppo per il dicastero di Porta Pia. Ora, ci vive con la circospezione di un monaco entrato in una casa di piacere. Anche Danilo è lì per convertire ma, consapevole dei trascorsi mangia mangia, adotta precauzioni da 007: prima di ricevere chiunque, legge il suo dossier riservato. Se rintraccia un'ombra, annulla l'incontro. È fatto così.
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Incastrato nel ruolo del «bellone», Robert Redford si è progressivamente distaccato da Hollywood e dai suoi conformismi. Grazie al suo festival indipendente abbiamo Tarantino.
Leone XIV (Ansa)
Nella sua prima intervista, il Papa si conferma non etichettabile: parla di disuguaglianze e cita l’esempio di Musk, ma per rimarcare come la perdita del senso della vita porti all’idolatria del denaro. E chiarisce: il sinodo non deve diventare il parlamento del clero.