2021-01-14
Ultima beffa: la zona «bianca» che non esiste
Roberto Speranza ha illustrato in Parlamento il nuovo dpcm: prevista una fascia senza limitazioni, ma nessuna Regione ha i parametri per entrarci. Stop ad asporto dalle 18 per i bar e a spostamenti anche tra aree a basso rischio. Stato di emergenza fino al 30 aprile Più di mezza Italia in fascia arancione, e quello che resta diviso tra giallo e rosso. Sullo sfondo, uno specchietto per le allodole (per usare un eufemismo) chiamato «zona bianca». È il quadro che emerge dalle norme che saranno contenute nel nuovo dpcm anti-Covid messo a punto dal governo e che sono state illustrate alle Camere dal ministro della Salute, Roberto Speranza. Norme che avranno il via libera definitivo da un Consiglio dei ministri previsto per oggi pomeriggio dopo un'ultima consultazione coi governatori e che entreranno in vigore domenica, mentre le limitazioni agli spostamenti tra Regioni e la proroga dello stato d'emergenza sono contenute in due distinti provvedimenti. Inutile aggiungere che, sulla tempistica delle riunioni governative, pesa ora come un macigno l'incertezza portata dalle dimissioni dei ministri di Iv e l'apertura ufficiale della crisi. Ma tornando al dunque, risultano confermate tutte le indiscrezioni dei giorni scorsi, salvo la proroga dello stato d'emergenza fino al 31 luglio, che era stato richiesto dal Cts. Su questo il governo ha preferito procedere per gradi, prolungando fino al 30 aprile. Sono però i nuovi e più stringenti criteri per la classificazione delle Regioni nelle diverse zone di rischio, la parte più sostanziosa e rilevante del nuovo dpcm, poiché, come spiegato dallo stesso ministro, questi determineranno quasi sicuramente uno scivolamento immediato dal giallo all'arancione per una dozzina di Regioni. Come è noto, il governo ha irrigidito le soglie dell'indice Rt necessarie per passare da Regione gialla ad arancione e da arancione a rossa, portando da 1,25 a 1 il valore oltre cui si passa all'arancione e da 1,5 a 1,25 il valore per essere dichiarata Regione rossa. Ma non basta, perché è stato approntato un giro di vite anche sui criteri che definiscono il livello di rischio per una Regione, come ad esempio l'incidenza dei casi ogni 100.000 abitanti in una settimana, oppure ancora la pressione dei ricoverati Covid sui reparti ordinari e sulle terapie intensive. Ne deriva che, tra Regioni che hanno un indice Rt medio superiore a 1 e Regioni che, pur avendo un indice minore di 1 sono considerate ad alto rischio sulla base degli altri parametri, il «semaforo» dovrebbe passare da giallo ad arancione per Lazio, Piemonte, Liguria, Marche, Puglia, Molise, Umbria e Sardegna, che si aggiungerebbero alle già arancioni Calabria, Sicilia, Lombardia, Veneto ed Emilia-Romagna. Per la Lombardia, poi, il discorso è più complesso, poiché, in base a questi nuovi criteri, la Regione guidata da Attilio Fontana potrebbe finire in zona rossa. Di fronte a uno scenario di questo tipo, in cui bar e ristoranti continueranno a restare chiusi nella maggior parte del territorio nazionale, Speranza non ha mancato di confermare anche il divieto di fare asporto per i bar dopo le 18, norma che ha già suscitato numerose polemiche e proteste da parte dei diretti interessati. Secondo gli esercenti, infatti, si tratta di una misura vessatoria e non giustificabile con la necessità di impedire i presunti assembramenti dovuti all'«aperitivo selvaggio». Ricapitolando, nelle Regioni che sono o che saranno arancioni, bar e ristoranti resteranno chiusi tranne che per l'asporto e per la consegna a domicilio, ma l'ulteriore giro di vite impedirà ai bar di fare asporto dopo le 18. Ci si potrà muovere senza autocertificazione all'interno del proprio Comune, a meno che non si abiti in un comune con meno di 5.000 abitanti, dal quale ci si potrà recare verso Comuni altrettanti piccoli, e non nei capoluoghi. I negozi saranno aperti regolarmente, tranne i centri commerciali nel weekend (limitazione, peraltro, presente anche nelle zone gialle). Dovrebbe restare, inoltre, anche il divieto natalizio di ricevere in casa più di due adulti accompagnati da minorenni, mentre è certamente confermato il coprifuoco dalle 22 alle 5. Per le zone gialle, ristoranti e bar aperti fino alle 18, poi asporto e consegna a domicilio solo per i ristoranti fino alle 22, negozi aperti regolarmente e possibilità di muoversi liberamente all'interno delle Regioni ma non di «sconfinare». La novità, in questo caso, è la riapertura, seppur contingentata, dei musei, per la quale ha fortemente spinto il ministro Dario Franceschini. Nessuna riapertura, invece, per palestre e piscine. Platonica, per non dire altro, la decisione di introdurre una quarta fascia - la bianca - che riguarderà le Regioni a basso rischio, vale a dire con un'incidenza di casi ogni 100.000 abitanti inferiore a 50 e, contemporaneamente, con un indice Rt inferiore a uno. Se si considera che i numeri presentati dall'ultimo monitoraggio dell'Iss parlano di una media nazionale Rt superiore a 1 e dell'incidenza superiore a 300 casi ogni 100.000 abitanti, è facile comprendere come si tratti di qualcosa più simile a un miraggio che a una norma di legge.