2022-08-30
L’Ue sul gas di Mosca si prepara al peggio ma la ricetta è debole
Jozef Sikela (Getty Images)
Ursula von der Leyen annuncia una riforma del mercato elettrico. E le altre ipotesi in gioco, come il price cap, non basteranno.Finita la lunga pausa d’agosto, l’Unione europea si risveglia e per il 9 settembre la presidenza di turno ceca, per bocca del ministro per l’Energia di Praga, Jozef Sikela, convoca una riunione straordinaria del Consiglio europeo per l’energia. «Dopo un fine settimana ricco di trattative, posso annunciare di aver convocato una riunione straordinaria del Consiglio Energia. Ci incontreremo a Bruxelles il 9 settembre», ha affermato Sikela su Twitter, riportando il curioso fatto che gli europei abbiano dovuto fare una trattativa per decidere di vedersi per trattare. Prudentemente, il vertice è fissato una settimana dopo la fine della tre giorni di manutenzione del gasdotto Nord Stream 1.La riunione è stata annunciata mentre si apprende che l’Ungheria ha trovato un accordo con Gazprom per l’importazione di nuovi volumi di gas dalla Russia a partire da settembre. A stretto giro, sono arrivate le parole della presidente della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che, rientrata dalle vacanze in Alto Adige, dal Forum di Bled, in Slovenia, ha detto che «l’aumento vertiginoso dei prezzi dell’elettricità sta mettendo a nudo i limiti dell’attuale struttura del mercato elettrico, che è stato sviluppato per circostanze diverse. Per questo stiamo lavorando a un intervento di emergenza e a una riforma strutturale del mercato dell’elettricità». Inoltre, ha detto la von der Leyen, «dobbiamo prepararci a una potenziale interruzione totale del gas russo». Le due affermazioni fanno pensare che Bruxelles intenda adottare due misure di cui si discute da tempo. La prima è la separazione del prezzo marginale dell’energia generata con il gas da quello dell’energia generata con le fonti rinnovabili. Su questo, dopo mesi di resistenze, si registrerebbe un sostanziale accordo della Germania, cui si accoderebbe l’Austria. L’altra misura potrebbe essere il celeberrimo tetto al prezzo del gas, la cui introduzione provocherebbe a questo punto, secondo Bruxelles, l’azzeramento dei flussi dalla Russia.Nel commentare questa possibilità, sono necessarie un paio di premesse. La prima è che sino a che non arriveranno in Europa grandi volumi di gas, o sino a che la domanda non si sarà ridotta in maniera significativa, in modo da creare un surplus di offerta, l’Europa può solo mettere delle toppe a una situazione fuori controllo. Le soluzioni di cui si parla (disaccoppiamento del prezzo elettrico e tetto ai prezzi) in alcuni casi aiutano a ridurre i disagi, ma non a fermare il trend rialzista. Queste soluzioni attenuano gli effetti ma non lavorano sulle cause, un po’ come prendere un antidolorifico. In altri casi, invece, generano distorsioni che possono peggiorare le cose, perché portano con sé una serie di effetti collaterali pesanti.Seconda premessa: nel dibattito ci si dimentica troppo spesso che siamo in una situazione di guerra. Un Paese, la Russia, sta attuando un’economia di guerra, dove le scelte non sono dettate da una logica puramente economica, ma strategica. L’Europa, invece, ha sì deciso strategicamente di fare a meno del gas russo da subito, ma senza avere ancora le alternative e senza aver preparato i propri sistemi economici all’inevitabile choc. La differenza tra i due approcci è tutta nei prezzi che si formano giornalmente sui mercati. Le parole della von der Leyen forse serviranno a far assumere maggiore coscienza della reale situazione anche a chi sinora ha creduto che tutto potesse risolversi in fretta per esaurimento economico della Russia.Ciò detto, parlando di tetto ai prezzi, immaginiamo che il tetto sul gas all’europea possa consistere in un valore fisso massimo cui il gas può essere scambiato al Ttf. Questo però lascia aperte molte questioni gigantesche. La prima, come anticipato, è la possibilità che la Russia decida a quel punto di chiudere del tutto i rubinetti dei gasdotti, il che significherebbe razionamenti sicuri per due inverni. La seconda: per i volumi di gas importati in forma liquida (Lng) il tetto dovrebbe essere variabile e almeno pari al Jkm, cioè al prezzo (swap) del Lng asiatico, perché se fosse più basso le navi metaniere eviterebbero l’Europa aggravando la mancanza di gas. La terza: occorrerebbe mettere un tetto su tutta la curva forward (cioè anche sui prezzi per le consegne future), perché, se il tetto riguardasse solo le consegne a breve, per queste ci sarebbe un crollo della liquidità e per le scadenze lontane il prezzo aumenterebbe. La quarta: al di là del valore assoluto, tutto da decidere, che prezzi dovrebbero avere i cap sulla curva forward? Crescenti, così da disegnare una curva con prezzi via via più alti (la curva in quel caso disegnerebbe una situazione cosiddetta «contango») o decrescenti (la curva in quel caso disegnerebbe una situazione cosiddetta «backwardation»)? La quinta: che garanzie ci sono che i fornitori diversi dalla Russia aderirebbero? Siamo così certi che il cap piacerebbe alla Norvegia, ad esempio?Al di là dei discorsi teorici, è sempre più evidente che il drammatico ritardo delle istituzioni nel porre rimedio alla situazione stia già provocando la chiusura di tante aziende e l’ingresso del continente in una dolorosa recessione.