2023-10-19
Ue e Canada fanno da megafoni agli islamisti
Justin Trudeau e Charles Michel (Getty images)
Poco dopo la strage nell’ospedale, il presidente del Consiglio europeo Charles Michel parlava di attacco «contrario al diritto internazionale». Justin Trudeau di episodio «inaccettabile». Entrambi alludendo alle responsabilità di Tel Aviv, senza aspettare le prove. Una magra figura.Conviene che il vertice di un’istituzione prestigiosa commenti una strage sulla scia dell’emozione, senza aspettare uno straccio di prove e, soprattutto, riducendosi ad avvalorare la versione dei tagliagole? Secondo Charles Michel, evidentemente, sì. Il presidente del Consiglio europeo, mentre ancora fumavano le macerie dell’ospedale di Ahli Arab a Gaza, ha tuonato: «Un attacco contro un’infrastruttura civile non è in linea con il diritto internazionale». Vero. Ma a chi era indirizzata la reprimenda? Era un monito urbi et orbi? Parliamo dello stesso Michel che, all’avvio delle operazioni militari deciso da Benjamin Netanyahu, ha condannato quello di Gaza come un «assedio totale. Quando si tagliano le infrastrutture di base, l’accesso all’acqua e l’elettricità e se non si permette al cibo di entrare, questo non è in linea con il diritto internazionale». Pure stavolta il suo dito era puntato contro Tel Aviv? Se sì, cosa significherebbe questo? Semplice: che l’uomo incaricato di dirigere l’assemblea dei capi di Stato e di governo dell’Unione si sarebbe prestato alla propaganda di Hamas. Un megafono offerto ingenuamente a chi giustizia i neonati. Suo malgrado, eh. Ma Michel ha finito per puntellare la strategia comunicativa degli estremisti che, il 7 ottobre, hanno trucidato centinaia di civili innocenti, rapito donne, anziani e bambini. Basti confrontare le sue dichiarazioni con quelle, saggiamente attendiste, di Ursula von der Leyen: «Sono stata appena avvisata di questo incidente», ha riferito la numero uno della Commissione pochi istanti dopo l’episodio. «Ho bisogno di più informazioni. Non sono in grado di commentare». Ineccepibile. A Michel avrebbe giovato un pizzico di aplomb.Il punto è che, nella trimurti di Bruxelles, si sgomita per guadagnare un posto sotto i riflettori. Film già visto per il dossier sui rapporti con la Cina. Così, se la tedesca ci va con i piedi di piombo, l’ex premier belga sale in cattedra. È l’Europa o l’asilo Mariuccia? Intanto, l’altro euromaniaco di protagonismo, l’Alto rappresentante Josep Borrell, ha twittato: «Le responsabilità di questo crimine devono essere stabilite in maniera chiara e i responsabili perseguiti». Auspicio condivisibile. Peccato, però, per il cerchiobottismo dal vago retrogusto antisionista. Fino alla mattinata di ieri, infatti, il ministro degli Esteri Ue si è avventurato in arditi parallelismi tra il raid jihadista nei kibbutz e la reazione israeliana: «Una tragedia è tanto riprovevole quanto l’altra tragedia». Un qualunquismo che forse rappresenta il tributo da pagare al gruppo dei socialisti, di cui è parte il politico ispano-argentino. Per intenderci: si tratta di una compagine nella quale militano deputati che hanno rimbrottato Roberta Metsola, la presidente del Parlamento Ue, per aver espresso sostegno a Israele. Nella magra figura diplomatica, comunque, lo statista Michel si trova in ottima compagnia. Un analogo riflesso aveva colto l’icona progressista Justin Trudeau. Quello che, insieme a Volodymyr Zelensky, settimane fa aveva assistito alla standing ovation che il Parlamento del Paese nordamericano dedicava a Yaroslav Hunka, ucraino con passaporto canadese. E, soprattutto, veterano delle Ss. «Le notizie che arrivano da Gaza», ha riferito ieri l’altro ai giornalisti il premier, contrito, «sono orrende. Assolutamente inaccettabili. Bisogna rispettare il diritto internazionale umanitario in questo e in tutti i casi. Ci sono regole nelle guerre». Esatto: quelle di cui si sono infischiati i jihadisti, sparando all’impazzata contro i giovani radunati a un rave, compiendo irruzioni nelle case, prelevando nonnine ultraottantenni e persino ragazzine affette da autismo. Di nuovo: a chi alludeva Trudeau? L’ambiguità è un prezioso assist per gli islamisti, i quali non possono che incassare le inattese sbandate dello spicchio più patinato dell’establishment occidentale.Si vede che, con il Medio Oriente, non vale più il breviario adottato a cancellerie unificate allo scoppio del conflitto ucraino: ci sono un aggressore e un aggredito, un bandito ha violato la sovranità di una nazione, un popolo sotto attacco ha diritto di difendersi… Quando un missile cade su un mercato affollato nel Donbass, una scheggia di un razzo precipita entro i confini di uno Stato Nato, o una squadra di sabotatori fa saltare in aria un gasdotto, la parola d’ordine è credere alla versione di Kiev. Anche se, qualche settimana dopo, si scopre che era quella sbagliata. Quando un ordigno distrugge un ospedale nella Striscia di Gaza, invece, possono partire i distinguo, i vedremo, gli indagheremo, i non sappiamo a chi dar retta. In fondo, i fanatici che vogliono sterminare gli ebrei, negli anni, siamo riusciti a coprirli di soldi. Adesso, non vogliamo nemmeno concedere loro il beneficio del dubbio?
Nella prima mattinata del 28 ottobre 2025 la Guardia di Finanza e la Polizia di Stato hanno eseguito numerose perquisizioni domiciliari in tutta Italia ed effettuato il sequestro preventivo d’urgenza del portale www.voltaiko.com, con contestuale blocco di 95 conti correnti riconducibili all’omonimo gruppo societario.
Si tratta del risultato di una complessa indagine condotta dal Nucleo Operativo Metropolitano della Guardia di Finanza di Bologna e dal Centro Operativo per la Sicurezza Cibernetica per l’Emilia-Romagna, sotto la direzione del Pubblico Ministero Marco Imperato della Procura della Repubblica di Bologna.
Un’azione coordinata che ha visto impegnate in prima linea anche le Sezioni Operative Sicurezza Cibernetica delle varie Regioni e gli altri reparti territoriali della Fiamme Gialle nelle province di Bologna, Rimini, Modena, Milano, Varese, Arezzo, Frosinone, Teramo, Pescara, Ragusa.
L’operazione ha permesso di ricostruire il modus operandi di un gruppo criminale transnazionale con struttura piramidale tipica del «network marketing multi level» dedito ad un numero indeterminato di truffe, perpetrate a danno anche di persone fragili, secondo il cosiddetto schema Ponzi (modello di truffa che promette forti guadagni ai primi investitori, a discapito di nuovi investitori, a loro volta vittime del meccanismo di vendita).
La proposta green di investimenti nel settore delle energie rinnovabili non prevedeva l’installazione di impianti fisici presso le proprie abitazioni, bensì il noleggio di pannelli fotovoltaici collocati in Paesi ad alta produttività energetica, in realtà inesistenti, con allettanti rendimenti mensili o trimestrali in energy point. Le somme investite erano tuttavia vincolate per tre anni, consentendo così di allargare enormemente la leva finanziaria.
Si stima che siano circa 6.000 le persone offese sul territorio nazionale che venivano persuase dai numerosi procacciatori ad investire sul portale, generando un volume di investimenti stimato in circa 80 milioni di euro.
La Procura della Repubblica di Bologna ha disposto in via d’urgenza il sequestro preventivo del portale www.voltaiko.com e di tutti i rapporti finanziari riconducibili alle società coinvolte e agli indagati, da ritenersi innocenti fino a sentenza definitiva.
Nel corso delle perquisizioni è stato possibile rinvenire e sottoporre a sequestro criptovalute, dispositivi elettronici, beni di lusso, lingotti d’oro e documentazione di rilevante interesse investigativo.
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