2023-04-21
Falso complotto Eni, fissata l’udienza
Si aprirà il 5 ottobre la fase preliminare del procedimento. Tra gli imputati, l’ex legale esterno Piero Amara e l’ex manager Vincenzo Armanna. Parti lese i vertici di San Donato.Bisognerà aspettare il prossimo 5 ottobre per vedere sfilare nell’aula bunker di San Vittore a Milano, i protagonisti di uno dei più grandi inganni nella storia delle inchieste di questo Paese. Stiamo parlando del falso complotto Eni, un tormentone mediatico-giudiziario andato avanti per almeno sei anni in parallelo con il processo per corruzione internazionale sul giacimento Opl 245 in Nigeria, vicenda quest’ultima terminata con l’assoluzione di tutti gli imputati perché il fatto non sussiste. Se in quel procedimento l’ex avvocato Piero Amara come il suo sodale Vincenzo Armanna (ex manager di San Donato) erano i grandi accusatori dell’amministratore delegato Claudio Descalzi, questa volta saranno invece loro a sedersi sul banco degli imputati. E con Amara e Armanna compariranno anche l’ex capo degli affari legali di Eni, Massimo Mantovani, Antonio Vella, Michele Bianco, Vincenzo La Rocca, Francesco Mazzagatti, Giuseppe Lipera, Giuseppe Calafiore, Alessandro Ferraro insieme con le società Napag, Eni Trading & Shipping e Oando. Tra le parti offese ci sono la stessa Eni con il suo amministratore delegato, fresco di riconferma, Descalzi, poi anche il capo del personale Claudio Granata e persino il ministero della Giustizia. A fissare la data dell’udienza preliminare è stato il gup Cristian Mariani. Le accuse, a vario titolo, sono di associazione per delinquere, induzione a rendere dichiarazioni mendaci all’autorità giudiziaria, truffa e calunnia. Il fascicolo, già chiuso una prima volta nel dicembre 2021, era passato per competenza a Brescia e poi nei mesi scorsi è tornato di nuovo a Milano. Stando alle indagini della Procura (pm Laura Pedio, Stefano Civardi e Monica Di Marco), Amara, Armanna, Mantovan e Vella sarebbero stati, tra il 2014 e il 2019, i promotori e coordinatori di una serie di operazioni che avrebbero portato al deposito di denunce false e calunniose a Trani e Siracusa, conto gli ex consiglieri Luigi Zingales e Karina Litvack. Non solo, oltre a inquinare la macchina della giustizia, il sodalizio avrebbe strumentalizzato alcuni organi di stampa per screditare gli stessi consiglieri, ma anche per condizionare le indagini sui mandanti del falso complotto, provando a inquinare il processo Eni-Nigeria dove Armanna si sarebbe prodigato nell’accusare Descalzi e Granata. A questo si aggiungono altri dettagli non da poco, non trascurati dalla Procura di Milano. Perché Vella e Mantovani avrebbero avviato anche un’attività di finanziamento di Amara e Armanna tramite la società del gruppo Napag di Mazzagatti (che incassava a sua volta da Eni Trading e Shipping dove Mantovani era presidente) e anche attraverso la società nigeriana Fenog. Secondo i calcoli degli investigatori, tra il 2015 e il 2018, Fenog avrebbe versato ad Armanna 6,6 milioni di euro, mentre ad Amara 950.000 euro. All’avvocato siciliano di Agusta, Napag avrebbe invece corrisposto più di un milione di euro. Stando alle indagini sarebbero stati lo stesso Amara e l’imprenditore Ferraro a pagare quasi 100.000 euro all’ex tecnico Eni Gaboardi, affinché rilasciasse false dichiarazioni alla Procura di Siracusa. Ma è da approfondire anche la posizione di Mantovani, ex numero dei legali dell’Eni per più di 10 anni, accusato di aver inquinato le prove nel processo su Opl 245 ma anche per aver accreditato la Napag dentro San Donato, sede del Cane a sei Zampe. Mossa, quella dell’avvocato, che aveva portato Ets (Eni Trading e Shipping) a finanziare l’acquisto da parte di Napag di un impianto petrolchimico in Iran del valore di 26 milioni di euro. Affare che aveva assicurato allo stesso Amara una commissione di 307.000 euro. Sarebbe sempre stato Mantovani, insieme con Mazzagatti e altri, ad architettare la truffa del petrolio iracheno (in realtà iraniano e quindi sotto embargo) sulla nave White Moon.
Papa Leone XIV (Ansa)
«Ciò richiede impegno nel promuovere scelte a vari livelli in favore della famiglia, sostenendone gli sforzi, promuovendone i valori, tutelandone i bisogni e i diritti», ha detto Papa Leone nel suo discorso al Quirinale davanti al Presidente della Repubblica Sergio Mattarella. «Padre, madre, figlio, figlia, nonno, nonna sono, nella tradizione italiana, parole che esprimono e suscitano sentimenti di amore, rispetto e dedizione, a volte eroica, al bene della comunità domestica e dunque a quello di tutta la società. In particolare, vorrei sottolineare l'importanza di garantire a tutte le famiglie - è l'appello del Papa - il sostegno indispensabile di un lavoro dignitoso, in condizioni eque e con attenzione alle esigenze legate alla maternità e alla paternità».
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