2023-02-17
Ursula fugge dal Parlamento. Nessuna udienza pubblica sugli sms per i vaccini Pfizer
L’Eurocamera fa quadrato attorno a Ursula von der Leyen e sceglie di non convocarla in Aula. La presidente della Commissione sarà ascoltata a porte chiuse e solo dai capigruppo.La maggioranza del Parlamento europeo fa quadrato attorno a Ursula von der Leyen. La presidente della Commissione non dovrà presentarsi in Aula, per fare chiarezza sui messaggi scambiati con l’ad di Pfizer, Albert Bourla, in merito al negoziato che ha portato al maxi acquisto di dosi di vaccino contro il Covid. Sarà ascoltata in conferenza dei capigruppo, secondo quanto riportava ieri l’Huffpost, riferendo dell’infelice esito dell’incontro a Strasburgo, con la presidente, Roberta Metsola. Nemmeno è stata fissata la data, di quell’incontro ristretto, che rende ancora più ridicolo il ruolo degli europarlamentari. Nessuna audizione significa non dover rispondere a domande imbarazzanti in una plenaria, prendere tempo, trincerarsi. Quando poi avrà luogo la chiacchierata a porte chiuse, ci sarà modo di sistemare le dichiarazioni della Ursula, per limitarne l’impatto all’esterno. Altro non si può pensare, davanti a una simile decisione che dimostra, ancora una volta, la necessità di azzerare i vertici Ue. «Spiace prendere atto che da parte dei gruppi di maggioranza al Parlamento europeo, al di là di tante belle parole, non ci sia il minimo rispetto nei fatti per la trasparenza, elemento fondamentale per ogni democrazia sana», fa sentire il proprio disappunto la Lega. La Commissione europea insiste nel silenzio. La von der Leyen sa che potrebbe finire in un mare di guai se diventassero pubblici gli sms intercorsi con Albert Bourla, ma ostinarsi a scappare non la salverà di certo. Dopo la notizia che il New York Times ha deciso di portare la Commissione europea in tribunale, in quanto ha l’obbligo di rendere pubblici i messaggi che potrebbero contenere informazioni utili sull’acquisto, per miliardi di euro, di dosi di vaccino Covid-19, il rifiuto della von der Leyen di fornire spiegazioni è ancora più grave. E oltremodo odiosa è la barricata eretta dai capigruppo parlamentari. «Gli eurodeputati che guidano la commissione Covid-19 del Parlamento europeo hanno deciso di chiedere al presidente della Commissione europea di comparire pubblicamente davanti alla giuria», aveva dichiarato lo scorso mese su Politico la presidente della commissione, l’eurodeputato belga Kathleen Van Brempt. Né il difensore civico dell’Ue, né la Corte dei conti sono stati in grado di far luce sui rapporti tra la von der Leyen e l’ad di Pfizer, lamentava l’eurodeputato belga, aggiungendo che la Procura Ue ha aperto un’inchiesta perché «l’Unione europea ha speso molte risorse pubbliche nella produzione e nell’acquisto di vaccini durante la pandemia» e il «Parlamento ha il diritto di ottenere piena trasparenza sulle modalità di tali spese e sui negoziati preliminari».Ieri, il silenzio si è fatto più impenetrabile grazie a un lavoro di squadra dei presidenti dei gruppi, che lascia sconcertati. «Se l’operato della Commissione è limpido, perché Ursula von der Leyen non rivela il contenuto dei messaggi? I cittadini hanno il diritto di sapere e le istituzioni Ue non possono nascondersi, né scappare, di fronte a richieste legittime e necessarie», protestava sempre ieri la Lega.La richiesta di poter leggere i messaggi tra Ursula e Bourla era stata avanzata già nel 2021, ma la risposta fu vaga quanto insoddisfacente. Potevano essere stati cancellati, per la loro «natura effimera e di breve durata», sostenne il commissario alla Trasparenza per l’Unione europea, Vera Jourová. «I messaggi di testo e quelli istantanei non sono destinati a contenere informazioni importanti relative alle politiche, alle attività e alle decisioni della Commissione; pertanto, non sono considerati un documento soggetto alla politica di tenuta dei registri». In altre parole, non sarebbero stati registrati perché il regolamento in materia non lo prevede. Sta di fatto che, in nome della trasparenza, la presidente della Commissione non doveva nascondere alcun messaggio intercorso con il ceo di Pfizer e se anche cancellati, deve renderne conto davanti ai cittadini europei. Senza scuse e vergognosi rinvii. Ma non è solo questione di chat, che da sole non bastavano a concludere contratti così onerosi per noi contribuenti. «Ci poniamo seriamente delle domande sulla grave mancanza di trasparenza, a confronto con altri accordi d’acquisto, e sul coinvolgimento personale della presidente della Commissione nei negoziati», dichiarava alla Verità Kathleen Van Brempt, intervistata pochi giorni fa da Alessandro Rico. Si riferiva al terzo contratt, negoziato con Pfizer dalla stessa von der Leyen e «sul quale la Corte dei conti Ue non ha ricevuto alcuna informazione riguardante le trattative preliminari, benché essa abbia diritto di accedervi, in base ai trattati», sottolineava l’eurodeputata belga del gruppo dei socialisti.Dopo aver condotto personalmente trattative con una multinazionale farmaceutica, impegnando miliardi di euro dei cittadini europei e senza rivelare i dettagli agli eletti a Strasburgo, la signora tedesca ai vertici delle istituzioni comunitarie continua a negare chiarimenti. Il Parlamento, purtroppo la copre.