2020-11-18
Tutti promettono, nessuno riapre le scuole
La didattica online sta impoverendo le generazioni dal punto di vista culturale e affettivo. Conte e Azzolina continuano a ripetere che le aule sono sicure. Però intanto restano chiuse. E gli studenti che protestano diventano di colpo invisibili agli occhi dei media Urge apportare una piccola modifica al lezioso calendario delle festività laiche. Ieri si celebrava la Giornata internazionale degli studenti, ma sarebbe stato più giusto ribattezzarla Giornata mondiale delle vittime della (...) didattica a distanza, giusto per ridimensionare un filo la presa per i fondelli. Gli studenti italiani, infatti, sono oggi vittime di un governo incapace che continua a menarli per il naso, reiterando promesse che puntualmente non vengono mantenute. Per tracciare il perimetro della farsa basterebbe ricordare l'enfatica dichiarazione rilasciata da Giuseppe Conte al Corriere della sera ai primi di agosto: «È il mio impegno con i giovani, con le famiglie, con il Paese», disse. «È il mio impegno con gli insegnanti, con il personale. La scuola riparte non ci sono dubbi». Garantiva lui, e in effetti le scuole hanno riaperto: come sia andata a finire lo sappiamo, e se oggi le aule sono serrate non è certo colpa di chissà quali comportamenti irresponsabili dei giovani. I quali, anzi, stanno offrendo grandi dimostrazioni di maturità. Da qualche settimana, ormai, in varie città italiane scendono in piazza senza troppi clamori. Si siedono a terra, ben distanziati, e studiano, come hanno fatto ieri davanti a Montecitorio. Fanno sapere che loro a scuola ci vogliono tornare il prima possibile, ma non vengono ascoltati. E dire che quando affollavano le vie bloccando il traffico per manifestare contro il riscaldamento globale erano lodati da tutti, avevano l'intero apparato mediatico a loro disposizione. Ricordate? Per mesi e mesi - mentre Greta Thunberg infiammava gli animi - gli apparati di potere ci hanno invitato a prendere lezioni dai più giovani, c'era la fila di politici pronti a farsi ammaestrare dal primo minorenne di passaggio. Adesso che vogliono tornare a scuola invece di saltarla per occuparsi di «ambiente», i ragazzi possono tornare tranquillamente ad accomodarsi nel dimenticatoio. Meritano appena qualche parola di circostanza, qualche buffetto utile a rabbonirli, come quello offerto ieri a mezzo stampa da Lucia Azzolina. «Non dovete essere voi a pagare il prezzo più alto di questa emergenza», ha scritto il ministro dell'Istruzione rivolgendosi agli allievi di medie e superiori. «Le scuole sono un ambiente controllato, ci sono regole severe che vengono rispettate con attenzione anche grazie agli studenti. Le scuole devono stare aperte. Una loro chiusura prolungata rischia di impattare negativamente e a lungo termine sulla formazione, sulla capacità di apprendimento, sui livelli di istruzione. Sull'emotività dei ragazzi». Tutto vero: ma allora perché non si riapre? La Azzolina, al solito, scarica il barile sulle Regioni: «Chiusure e aperture degli istituti scolastici non sono decise dal ministero dell'Istruzione», dice. «Serve un lavoro di squadra, insieme ai responsabili degli enti locali e ai presidenti di Regione. Amministratori di cui comprendo le preoccupazioni. Li sto chiamando uno ad uno». Capito? Lei sta chiamando. Il suo governo non riesce nemmeno a individuare un commissario per la Calabria, continua a spargere terrore e raccapriccio, però la Azzolina telefona, e tutto sicuramente si sistemerà. Nel frattempo, a pagare sono i ragazzi. Secondo un sondaggio realizzato su 3.000 frequentatori di superiori e università dal portale Skuola.net, per quasi uno studente su 2 l'attuale situazione è «un incubo». Riporta il sito che «circa 8 studenti su 10 temono di dover rivedere i propri progetti per il futuro: la maggior parte (più di 1 su 2) spera ancora di realizzarli, una buona fetta (circa 1 su 4) già sta gettando la spugna; solo per 1 su 5 le cose torneranno al loro posto rapidamente». Il sentimento prevalente è la rabbia, avvertita da circa il 70% dei ragazzi: «Per il 20% le istituzioni avrebbero potuto fare di più fin dall'inizio, per un altro 50% le colpe vanno circoscritte alla seconda ondata». Se non altro, i giovani sono in grado di capire chi devono ringraziare se si trovano barricati in casa. All'evidente mala gestione va aggiunta l'odiosa insistenza con cui gli studenti sono stati dipinti alla stregua di untori nelle settimane passate. Una falsità smentita da tutti gli studi, su cui ieri è tornato pure Franco Locatelli, presidente del Consiglio superiore di sanità: «La nostra scuola è nelle condizioni di assicurare sicurezza degli studenti fino alla fine dell'anno scolastico. E lo scandisco. Fino alla fine dell'anno scolastico», ha detto al Foglio. «Continuare con la didattica a distanza espone i ragazzi a una deprivazione sociale, culturale e affettiva». Fantastico: sembra proprio che tutti - medici, esperti, ministri - siano d'accordo sul fatto che chiudere le classi sia un danno enorme. Tuttavia, guarda un po', le medesime classi restano chiuse. Sorge il dubbio che i governanti lo facciano apposta: vogliono creare un esercito di somari per avere futuri elettori al loro livello.
Il cancelliere tedesco Friedrich Merz (Ansa)
Mario Draghi e Ursula von der Leyen (Ansa)
Il ministro dell'Ambiente Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica). Nel riquadro il programma dell'evento organizzato da La Verità
Charlie Kirk con la moglie Erika Frantzve (Getty Images)