Nonostante l’illusione di essere al sicuro, da giugno a oggi sono morti 2.592 «immunizzati» (47%). Un dato che non viene diffuso ma che va calcolato dai rapporti Iss. Gli inoculati positivi sono 368.743 (49%), con un trend in aumento, quelli ricoverati il 40%.
Nonostante l’illusione di essere al sicuro, da giugno a oggi sono morti 2.592 «immunizzati» (47%). Un dato che non viene diffuso ma che va calcolato dai rapporti Iss. Gli inoculati positivi sono 368.743 (49%), con un trend in aumento, quelli ricoverati il 40%.Quante volte ci siamo sentiti ripetere che ci troviamo nel bel mezzo di una pandemia di non vaccinati? Uno slogan adottato, tanto per citarne uno, anche dal presidente degli Stati Uniti, Joe Biden. Negli ultimi tempi, tuttavia, i report ufficiali dell’Istituto superiore di sanità hanno sancito l’impressionante incremento dei casi di positività, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi anche tra coloro che hanno completato il ciclo di immunizzazione. Tanto per dare un’idea degli ordini di grandezza in gioco, tra ottobre e dicembre l’incidenza dei casi di positività nei vaccinati con doppia dose è cresciuta di 7,4 volte, passando da 77 casi ogni 100.000 individui a 567 casi ogni 100.000. Un incremento, in proporzione, maggiore rispetto ai non vaccinati, per i quali l’incidenza è aumentata di 5,2 volte, ovviamente con valori assoluti decisamente più alti (da 368 casi/100.000 a 1.929 casi/100.000). Un discorso analogo si può fare per l’incidenza delle ospedalizzazioni nei reparti ordinari, aumentati di 6,1 volte per i vaccinati e 2,4 volte per i non vaccinati. Per ciò che concerne i ricoveri in terapia intensiva e i morti, invece, l’incidenza ha fatto registrare una crescita pressoché identica per i due differenti gruppi: triplicata per i reparti critici e duplicata per i decessi. Complice l’elevato numero dei vaccinati, l’ultimo report attesta che ben sei casi di positività su dieci interessano vaccinati con ciclo completo, così come metà dei ricoveri in reparto ordinario e un terzo delle terapie intensive.Fin qui parliamo però ancora di una tendenza, che per quanto chiara ai limiti dell’inequivocabile rappresenta a conti fatti un semplice andamento. Non paghi del trend già riscontrato e descritto nelle scorse settimane su queste stesse pagine, siamo andati alla ricerca di cifre puntuali, nel tentativo di quantificare una volta per tutte l’apporto dei vaccinati alla diffusione del virus. Nel documento sull’andamento nazionale pubblicato con cadenza settimanale dall’Istituto superiore di sanità, infatti, non viene riportato il numero puntuale di casi di positività, ospedalizzazioni, ricoveri in terapia intensiva e decessi da inizio pandemia, ma solo quello relativo agli ultimi 30 giorni, peraltro con date sfasate. Per fare un esempio, l’ultimo rapporto disponibile aggiornato al 21 dicembre riporta le diagnosi di Sars-CoV-2 dal 19 novembre al 19 dicembre, le ospedalizzazioni e i ricoveri in terapia intensiva dal 5 novembre al 5 dicembre e i decessi dal 28 ottobre al 28 novembre. Una sorta di «tetris», insomma, che nemmeno l’Iss è riuscito a sbrogliare. A seguito di richiesta da parte del nostro quotidiano, l’ufficio stampa di via Regina Elena ha candidamente ammesso che «purtroppo non sono disponibili dati aggregati di questo tipo». Nemmeno la piattaforma «CovidStat», gestita dall’Istituto nazionale di fisica nucleare e solitamente miniera di informazioni preziose, stavolta ci risulta d’aiuto.Nonostante qualche difficoltà, «spremendo» i documenti della sorveglianza integrata siamo riusciti nell’intento. Va premesso che l’Istituto superiore di sanità ha iniziato a diffondere i dati relativi a contagi, ricoveri e decessi divisi per stato vaccinale e fascia d’età solo a partire dal rapporto del 7 luglio 2021. Ovvero circa un mese dopo l’apertura della campagna vaccinale a tutte le fasce d’età. Per riuscire a «incastrare» correttamente le date, i nostri calcoli partono in realtà dal rapporto successivo, pubblicato il 14 luglio 2021 (conteggio casi a partire dall’11 giugno 2021). Fino ad allora, nel nostro Paese si erano registrati poco meno di 4 milioni di casi. Per ottenere una stima valida delle diagnosi di positività, abbiamo messo in fila sei differenti report sull’andamento della pandemia, ciascuno dei quali può sovrapporre, o viceversa lasciare scoperta, solo una manciata di giorni. Non si tratta - e non per volere nostro - di un conteggio esatto all’unità, ma basti sapere che dal confronto con quanto ottenuto e la realtà l’errore totale si aggira intorno all’1%. Ebbene, dall’11 giugno al 5 dicembre 2021 si sono verificati circa 754.000 casi, di cui poco meno di 386.000 a carico di non vaccinati (51%) e poco meno di 369.000 (49%) a carico di vaccinati con almeno una dose. Negli ultimi sei mesi, dunque, quasi un caso su due ha riguardato un italiano che aveva almeno iniziato il ciclo di immunizzazione, e in due casi su cinque chi lo aveva già completato. Dati che confermano quanto già avvenuto prima in altri Paesi, e cioè che il siero protegge dall’infezione solo fino a un certo punto e in maniera più blanda tanto più ci si allontana dalla data dell’ultima somministrazione.Colpiscono anche i dati delle ospedalizzazioni. Sugli oltre 38.000 ricoveri, quasi il 40% (poco meno di 15.000) hanno interessato i vaccinati con almeno una dose, e il 33% i vaccinati con ciclo completo. L’efficacia del vaccino nel prevenire la malattia grave si nota soprattutto nei dati relativi alle terapie intensive, dove però da giugno a oggi sono finiti comunque un migliaio di italiani immunizzati, in un quarto dei casi totali con la seconda dose. Completa il quadro il dato dei decessi, con quasi un morto su due (2.600 su 5.500) già destinatario di una dose del siero. Sono numeri destinati a crescere, perché si fermano ai primi di dicembre, alla vigilia cioè della fortissima impennata di casi alla quale stiamo assistendo in queste ultime settimane. Alla faccia, numeri alla mano possiamo proprio dirlo, della pandemia dei non vaccinati.
Il toro iconico di Wall Street a New York (iStock)
Democratici spaccati sul via libera alla ripresa delle attività Usa. E i mercati ringraziano. In evidenza Piazza Affari: + 2,28%.
Il più lungo shutdown della storia americana - oltre 40 giorni - si sta avviando a conclusione. O almeno così sembra. Domenica sera, il Senato statunitense ha approvato, con 60 voti a favore e 40 contrari, una mozione procedurale volta a spianare la strada a un accordo di compromesso che, se confermato, dovrebbe prorogare il finanziamento delle agenzie governative fino al 30 gennaio. A schierarsi con i repubblicani sono stati sette senatori dem e un indipendente affiliato all’Asinello. In base all’intesa, verranno riattivati vari programmi sociali (tra cui l’assistenza alimentare per le persone a basso reddito), saranno bloccati i licenziamenti del personale federale e saranno garantiti gli arretrati ai dipendenti che erano stati lasciati a casa a causa del congelamento delle agenzie governative. Resta tuttavia sul tavolo il nodo dei sussidi previsti ai sensi dell’Obamacare. L’accordo prevede infatti che se ne discuterà a dicembre, ma non garantisce che la loro estensione sarà approvata: un’estensione che, ricordiamolo, era considerata un punto cruciale per gran parte del Partito democratico.
2025-11-10
Indivia belga, l’insalata ideale nei mesi freddi per integrare acqua e fibre e combattere lo stress
iStock
In autunno e in inverno siamo portati (sbagliando) a bere di meno: questa verdura è ottima per idratarsi. E per chi ha l’intestino un po’ pigro è un toccasana.
Si chiama indivia belga, ma ormai potremmo conferirle la cittadinanza italiana onoraria visto che è una delle insalate immancabili nel banco del fresco del supermercato e presente 365 giorni su 365, essendo una verdura a foglie di stagione tutto l’anno. Il nome non è un non senso: è stata coltivata e commercializzata per la prima volta in Belgio, nel XIX secolo, partendo dalla cicoria di Magdeburgo. Per questo motivo è anche chiamata lattuga belga, radicchio belga oppure cicoria di Bruxelles, essendo Bruxelles in Belgio, oltre che cicoria witloof: witloof in fiammingo significa foglia bianca e tale specificazione fa riferimento al colore estremamente chiaro delle sue foglie, un giallino così delicato da sfociare nel bianco, dovuto a un procedimento che si chiama forzatura. Cos’è questa forzatura?
Zohran Mamdani (Ansa)
Nella religione musulmana, la «taqiyya» è una menzogna rivolta agli infedeli per conquistare il potere. Il neosindaco di New York ne ha fatto buon uso, associandosi al mondo Lgbt che, pur incompatibile col suo credo, mina dall’interno la società occidentale.
Le «promesse da marinaio» sono impegni che non vengono mantenuti. Il detto nasce dalle numerose promesse fatte da marinai ad altrettanto numerose donne: «Sì, certo, sei l’unica donna della mia vita; Sì, certo, ti sposo», salvo poi salire su una nave e sparire all’orizzonte. Ma anche promesse di infiniti Rosari, voti di castità, almeno di non bestemmiare, perlomeno non troppo, fatte durante uragani, tempeste e fortunali in cambio della salvezza, per essere subito dimenticate appena il mare si cheta. Anche le promesse elettorali fanno parte di questa categoria, per esempio le promesse con cui si diventa sindaco.
Ecco #DimmiLaVerità del 10 novembre 2025. Il deputato di Sud chiama Nord Francesco Gallo ci parla del progetto del Ponte sullo Stretto e di elezioni regionali.






