2020-01-04
Tutti i segreti del «Tinder dei ricchi» il social Vip che fa pagare l’amicizia
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Siamo riusciti a entrare in Raya, l'esclusivissimo network di cui nessuno può parlare, pena l'espulsione. Abbiamo incontrato influencer, star del cinema, rapper e calciatori famosi. Ma ogni interazione costa cara.Anche Sharon Stone prova le app di dating ma viene allontanata: «Il profilo è falso». L'attrice ha provato a iscriversi su Bumble ma il social l'ha inizialmente rifiutata. Intanto continua il successo di Tinder, l'applicazione facile che piace anche ai più giovani. The Modern Breakup è un libro che racconta le difficoltà di trovare l'amore online. Su Instagram è un fenomeno e le sue citazioni sono tra le più condivise della rete.Lo speciale comprende tre articoli.«Perché non provi a iscriverti a Raya? Secondo me ti prendono». È iniziata come uno scherzo con mia sorella l'avventura sull'app di incontri per ricchi e famosi conosciuta come Raya, detta anche «il Tinder degli Illuminati». A oggi si stima che siano 100.000 le persone in lista d'attesa per un posto nell'Olimpo del dating 2.0 e che solo 10.000 siano gli iscritti in tutto in mondo. La maggior parte, ovviamente, è dislocata negli Stati Uniti, tra New York e Los Angeles. Al terzo posto c'è l'hub, per ora ancora europeo, della ricchezza: Londra. Milano è lì, in un angolino, che si difende insieme a Roma dove, complessivamente ci saranno meno di 1.000 iscritti. Come mi hanno accettata? Questo è un mistero. Il fatto che, per ottenere il biglietto d'oro d'ingresso alla Fabbrica di Cioccolato dell'amore, bisognasse provare di avere un reddito annuo a molteplici zeri, è una leggenda metropolitana. Così come quella secondo cui solo chi ha centinaia di migliaia di seguaci su Instagram può vedersi spalancate le porte di Raya. Per esperienza personale posso dirvi che, dopo aver collegato i miei profili social, aver fornito il mio nome, il mio cognome (che sarà nascosto ai miei possibili spasimanti per mantenere una parvenza di privacy) e la mia data di nascita, l'app prima mi ha chiesto di poter accedere ai contatti del mio cellulare. È questa la vera potenza di Raya: la rete. Se hai un amico, un profilo forte, già membro dell'app, l'accesso ti sarà facilitato. Per aumentare le mie possibilità ho quindi pensato di segnalare a Raya la mia amicizia con una nota influencer internazionale. Sarà stato quello, o forse no, ma dopo alcuni giorni nella mia mail ecco un messaggio: «Ehi benvenuta, perché non completi il tuo profilo su Raya?» Così, senza sforzo, e pure per gioco, avevo in mano la chiave per quel Paradiso di Vip di cui tutti parlano da anni. Per completare la mia assunzione all'Olimpo dovevo solo inviare al profilo Instagram di Raya un codice numerico che mi sarebbe arrivato nel giro di pochi secondi via sms, pagare una quota di ammissione (7,99 euro per un mese, 29,99 per 6 mesi) e ovviamente giurare che non avrei mai svelato cosa succede all'interno dell'applicazione. Raya nasce nel 2015 e viene subito identificata come il Fight Club delle app di incontri online: chi ne fa parte non ne parla. Per nessun motivo. A essere segreto era davvero tutto, compreso il suo creatore, tale Daniel Gendelman, 34 anni, che dopo il fallimento epocale della sua prima start up, durante un viaggio in Israele ebbe il lampo di genio: «Essere famoso e proporsi su Tinder deve essere davvero complicato», ha rivelato lo stesso Gendelman nella sua unica intervista al New York Times, «perché non creare qualcosa di più facile, più riservato?» Ecco nascere Raya, che a oggi rimane una delle applicazioni più misteriose presenti online. Tra i Vip internazionali che la usano, oltre alle Kardashian, ci sono gli attori Channing Tatum e Brad Pitt che l'hanno scelta per «credere ancora nell'amore», ma anche la comica e attrice Amy Schumer, che ha ammesso senza vergogna di aver trovato anche un fidanzato su Raya, sportivi come Lewis Hamilton e una serie infinita di cantanti (Demi Lovato, Joe Jonas e Skrillex per citarne solo alcuni) e calciatori di ogni squadra e nazione. Tra i «match» su Milano, un po' per caso perché Raya ammette che non esiste un algoritmo che ti colleghi a ipotetici profili affini a te, sono virtualmente inciampata in una tonnellata di influencer, figli di famosi attori e registi, rapper e trapper, un campione di tennis e una lista di calciatori così lunga da far impallidire qualsiasi velina. Tra un goleador bianconero e difensori neroazzurri e rossoneri, compaiono spesso personaggi del calcio internazionale. Perfetti sconosciuti per me, idoli dei miei amici che immediatamente hanno provato a inviare loro messaggi da fanatici di prima categoria. Ma qui c'è un inghippo. Raya è un'app per ricchi. E non lo nasconde. Per parlare con qualcuno si deve sborsare. Avete letto bene: il messaggio gratuito che l'applicazione offre è uno soltanto. Dopodiché dovete pagare. Dieci messaggi «diretti» costano 32,99 euro. Se calciatori e sportivi sono più restii ad aprire il portafoglio, i più chiacchieroni e propensi a offrire messaggi alla propria preda sono broker, ceo di start up e soprattutto maghi delle criptovalute, che a quanto mi dicono esperte del settore, sono tra i più gettonati all'interno delle app di questo tipo. Abbocco così Thibaut, 32 anni: nato a Parigi, vive a New York, gioca con i bitcoin ed era a Milano di passaggio e «non poteva perdere l'occasione di propormi un aperitivo». Per conoscerci e invitarci per circa 70 messaggi ha così speso la bellezza di 230 euro. Ovviamente non ci sono uscita, lavoravo, o comunque avevo sempre un'ottima scusa. E poi lui è tornato a Parigi per Capodanno. E il gioco si è interrotto. Un affare per lui, no? Ma per Thibaut, così come Lennox, Chris, Guillermo, Cosimo e le altre decine di persone con cui ho interagito nelle ultime settimane, Raya non era di certo il luogo in cui trovare l'amore. Piuttosto l'app è una vetrina in cui mostrare come con la propria carriera scintillante ci si può permettere di spendere qualsiasi cifra e farsi bello con la ragazza di turno. Dopotutto, nel regolamento di Raya, è scritto chiaramente che l'amore non è assicurato. Può capitare, ma non è detto che succeda e di non rimanerci male. L'applicazione è così politically correct che, anziché declinare la tua iscrizione, ti tiene in sospeso in un limbo in cui la tua unica certezza è un messaggio grigiolino che recita «grazie per aver richiesto di entrare a far parte della nostra community. Ti faremo sapere il prima possibile». Ora che ho distrutto la regola d'oro di Raya, ovvero non parlare di Raya, e, come potete vedere, ho screenshottato l'interno dell'app, con tutta probabilità verrò estromessa dal circolo. Un po' come successe a Logan Paul, lo youtuber milionario cacciato senza un perché dall'app. Anche quello dei reietti è un circolo. E prima o poi qualcuno creerà un'app anche per noi.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/tutti-i-segreti-del-tinder-dei-ricchi-il-social-vip-che-fa-pagare-lamicizia-2643902592.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="anche-sharon-stone-prova-le-app-di-dating-ma-viene-allontanata-il-profilo-e-falso" data-post-id="2643902592" data-published-at="1757350706" data-use-pagination="False"> Anche Sharon Stone prova le app di dating ma viene allontanata: «Il profilo è falso» Serata in ricordo di Bernardo Bertolucci al teatro Argentina Ansa Di applicazioni per avviare frequentazioni o trovare l'amore online ce ne sono a bizzeffe. Alcune, come Tinder, sono così famose da essere ormai presenti in quasi tutti gli smartphone al mondo. Altre, invece, si stanno ritagliando uno spazio sempre più importante nel panorama digitale. Il mercato dell'amore è tra i più fruttuosi tecnologicamente parlando. Il boom di Tinder è avvenuto nel 2016. Un momento particolare, tecnologicamente parlando, in cui iniziava a cambiare il rapporto con i social network. Il bello di questa app per incontri, totalmente gratuita, stava nel fatto che per conoscere qualcuno si doveva compiere uno sforzo non minimo, di più. Bastava guardare una foto e scegliere se buttarla a destra (per accettare/dare il via al corteggiamento) o a sinistra e farla finire del dimenticatoio dei rifiutati. Secondo GuruTechnolabs, solo negli Stati Uniti, 50 milioni di persone hanno ammesso di aver utilizzato Tinder almeno una volta nella loro vita per cercare un appuntamento. E il nostro Paese non è da meno. Nel report annuale stilato dall'applicazione si scopre come a guardare con attenzione al mondo delle dating app non siano più solo i Millennial ma anche la cosiddetta generazione Z, abituata a utilizzare internet fin dalla nascita e per questo non così restia a parlare e a creare rapporti, anche amorosi, online. Se i Millenial però vanno dritti al sodo e alla meta o al massimo parla di viaggi, senza fine, la generazione Z è più propensa a parlare di cause o missioni. Parole come "cambiamento climatico", "giustizia sociale", "ambiente" e "controllo delle armi" sono al top della lista dei temi più a cuore dalla generazione Z. Per comunicare, ovviamente, non mancano le emoji, ormai parte fondamentale del colloquio 2.0. Secondo Tinder, il 2019 è stato l'anno del "facepalm". Con oltre 300 milioni di emoji usate nelle bio di Tinder nel 2019, l'utilizzo di 🤦🏻♀️🤦🏼♀️🤦🤦🏽♀️ è aumentato un 41% rispetto all'anno precedente. Che si tratti della zia Maria che cerca di far entrare i suoi figli all'università o se avvistiamo un cappuccino in "Il Trono di Spade", sono molti i motivi che ci hanno spinto a fare 🤦🏽 nel 2019. Come già detto, oltre a Tinder esiste un ampio ventaglio di opzioni per chi vuole trovare l'anima gemella online. Da Happen, che registra tutte le persone che ti sono passate vicine (ovviamente se provviste di app) così da aiutarti nel ritrovare "quel bel ragazzo che leggeva in metro", fino a Bumble, i cui download saranno aumentati in modo esponenziale dopo che la bellissima Sharon Stone ha annunciato pubblicamente su Twitter di aver tentato l'iscrizione all'app. I went on the @bumble dating sight and they closed my account. 👁👁 Some users reported that it couldn't possibly be me! Hey @bumble, is being me exclusionary ? 🤷🏼♀️ Don't shut me out of the hive 🐝 — Sharon Stone (@sharonstone) December 30, 2019 L'app ha subito provveduto a sbloccare il profilo dell'attrice di Basic Instinct che, chiarito il disguido e verificata la sua identità, oggi è fieramente membro del circolo. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/tutti-i-segreti-del-tinder-dei-ricchi-il-social-vip-che-fa-pagare-lamicizia-2643902592.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="basta-passo-al-prossimo-il-libro-sullamore-2-0-spopola-su-instagram" data-post-id="2643902592" data-published-at="1757350706" data-use-pagination="False"> «Basta. Passo al prossimo». Il libro sull'amore 2.0 spopola su Instagram <blockquote class="instagram-media" data-instgrm-permalink="https://www.instagram.com/p/B5U2gA0ghCM/" data-instgrm-captioned="" data-instgrm-version="4" style="background:#FFF; border:0; border-radius:3px; box-shadow:0 0 1px 0 rgba(0,0,0,0.5),0 1px 10px 0 rgba(0,0,0,0.15); margin: 1px; max-width:658px; padding:0; width:99.375%; width:-webkit-calc(100% - 2px); width:calc(100% - 2px);"> <div style="background:url(data:image/png;base64,iVBORw0KGgoAAAANSUhEUgAAACwAAAAsCAMAAAApWqozAAAAGFBMVEUiIiI9PT0eHh4gIB4hIBkcHBwcHBwcHBydr+JQAAAACHRSTlMABA4YHyQsM5jtaMwAAADfSURBVDjL7ZVBEgMhCAQBAf//42xcNbpAqakcM0ftUmFAAIBE81IqBJdS3lS6zs3bIpB9WED3YYXFPmHRfT8sgyrCP1x8uEUxLMzNWElFOYCV6mHWWwMzdPEKHlhLw7NWJqkHc4uIZphavDzA2JPzUDsBZziNae2S6owH8xPmX8G7zzgKEOPUoYHvGz1TBCxMkd3kwNVbU0gKHkx+iZILf77IofhrY1nYFnB/lQPb79drWOyJVa/DAvg9B/rLB4cC+Nqgdz/TvBbBnr6GBReqn/nRmDgaQEej7WhonozjF+Y2I/fZou/qAAAAAElFTkSuQmCC); display:block; height:44px; margin:0 auto -44px; position:relative; top:-22px; width:44px;"> <a href="https://www.instagram.com/p/B5U2gA0ghCM/" style=" color:#000; font-family:Arial,sans-serif; font-size:14px; font-style:normal; font-weight:normal; line-height:17px; text-decoration:none; word-wrap:break-word;" target="_top">See on Instagram «Non importa quanto una persona sia attraente. Per capirla davvero devi frequentarla nella vita reale. E non è mai quello che sembra». È forse questa una delle citazioni più famosi di The Modern Break Up, il libro di Daniel Chidiac che sta spopolando da qualche mese a questa parte su Instagram. Complice del successo del libriccino, il tema caldissimo dei rapporti che nascono online e che finiscono miseramente, dopo una manciata di appuntamenti. The Modern Break Up, letteralmente "le rotture moderne", racconta storie di vita quotidiana. Di donne, e uomini, che si vedono si piacciono e si innamorano e poi rimangono delusi per un motivo o per l'altro. Il tutto, spesso, avviene online senza mai uscire dalle app di dating o dai social network. Qualche volta, invece, interviene la realtà a riaprire gli occhi e a far sembrare ancora più dura la rottura.«Quello che vogliamo raccontare è che non è tutto oro quello che luccica» ci spiegano dal profilo del libro «ma non bisogna mai arrendersi perché come Tinder insegna, basta una passata di dito su una nuova foto e l'avventura ricomincia»·
Ecco #DimmiLaVerità dell'8 settembre 2025. Il generale Giuseppe Santomartino ci parla dell'attentato avvenuto a Gerusalemme: «Che cosa sta succedendo in Medio Oriente? Il ruolo di Hamas e la questione Cisgiordania».
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I candidati M5s in Campania e Calabria riesumano il reddito di cittadinanza
Nel riquadro il console e direttore generale dell'ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia, Riccardo Tsan-Nan Lin. Sullo sfondo l'edificio dell'Onu a New York (iStock)
Alla vigilia dell’Assemblea Onu, torna il tema dell’esclusione di Taiwan dalle Nazioni Unite e dalle agenzie specializzate. L’isola, attiva in economia, sanità e tecnologia, rivendica un ruolo nella comunità internazionale nonostante le pressioni cinesi. Pubblichiamo l'intervento di Riccardo Tsan-Nan Lin, console e direttore generale dell'ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia.
Sapete che Taiwan, un Paese democratico e indipendente, una potenza economica mondiale, leader nella produzione di semiconduttori, nonché snodo fondamentale per l’aviazione civile e grande donatore di mascherine agli Stati in difficoltà durante l’emergenza Covid, è ancora esclusa dall’Onu e dalle sue agenzie specializzate come l’Icao e l’Oms?
L’80ª sessione annuale dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA 80) si aprirà a New York il 9 settembre 2025. Eppure, nonostante Taiwan abbia sempre avuto un ruolo attivo, contribuendo in modo significativo alla comunità internazionale con eccellenti risultati in diversi campi, la sua partecipazione agli incontri ufficiali dell’Organizzazione non è consentita per ragioni puramente politiche.
Il tema dell’imminente edizione dell’Assemblea Generale, «Insieme è meglio: 80 anni e oltre per la pace, lo sviluppo e i diritti umani», suona vuoto quando 23 milioni di taiwanesi vengono esclusi dall’ONU e dalle sue agenzie. Poiché il 2025 segna l’inizio del decisivo conto alla rovescia per la scadenza degli Obiettivi di Sviluppo Sostenibile (SDGs), prevista per il 2030, l’inclusione di Taiwan è necessaria. La sua esclusione, infatti, contraddice lo spirito e mina i principi dell’Agenda 2030.
Questo isolamento forzato è parte di un problema più vasto, legato a una grave e dannosa distorsione della Risoluzione 2758 dell’Assemblea Generale delle Nazioni Unite (UNGA). Tale travisamento non solo sottopone Taiwan alla coercizione cinese, che vuole affermare il proprio controllo sull’Isola, ma è anche diventato una seria minaccia allo status quo tra le due sponde dello Stretto e alla stabilità nella regione indo-pacifica.
La Risoluzione 2758 (XXVI) dell’UNGA, adottata nel 1971, affronta esclusivamente la questione della rappresentanza della Cina alle Nazioni Unite, ma non stabilisce che Taiwan sia parte della Repubblica Popolare Cinese (RPC), né conferisce a quest’ultima il diritto di rappresentarla. La Risoluzione non fa alcuna menzione di Taiwan e non costituisce quindi una posizione ufficiale delle Nazioni Unite sullo status politico del Paese. Pertanto, non riflette un consenso internazionale sul “principio di una sola Cina” sostenuto dalla RPC. Solo il governo di Taiwan, democraticamente eletto, può rappresentare i suoi abitanti nel sistema delle Nazioni Unite e sulla scena internazionale.
L’ONU dovrebbe permettere ai rappresentanti, ai giornalisti e ai cittadini taiwanesi l’accesso alle sue sedi e la partecipazione ai suoi incontri e conferenze. Essere membri delle Nazioni Unite è un diritto per tutte le nazioni amanti della pace, non un privilegio appannaggio di poche. Per tali ragioni, a nome del Governo di Taiwan, chiediamo con urgenza di porre fine alla distorsione della Risoluzione 2758.
Taiwan possiede un efficiente sistema sanitario e una tecnologia all’avanguardia, come dimostrato dalla sua leadership nell’intelligenza artificiale e nella produzione di chip, che possono dare un contributo concreto allo sviluppo e alla pace nel mondo. Perché, allora, persistere in questa esclusione, che non beneficia nessuno tranne Pechino?
Negli ultimi anni, il sostegno internazionale a favore di Taiwan è aumentato. In Italia, la Camera dei Deputati ha approvato diverse risoluzioni, auspicando la sua inclusione nelle organizzazioni internazionali e, nel marzo 2025, ha approvato il documento finale dell’indagine conoscitiva sull’Indo-Pacifico, ribadendo l’importanza dell’Isola per la stabilità nella regione indo-pacifica. Un simile orientamento è evidente in altri parlamenti e Paesi, tra cui l’Unione Europea, gli Stati Uniti, la Svezia, i Paesi Bassi, il Regno Unito, il Canada, il Belgio e la Repubblica Ceca, che hanno adottato risoluzioni affini, condannando le provocazioni militari della Cina e il suo abuso nell’interpretazione errata della Risoluzione.
Adesso, più che mai, lanciamo un appello all’Italia affinché appoggi con maggiore decisione l’ammissione di Taiwan alle Nazioni Unite e alle sue agenzie specializzate, in nome della pace, dello sviluppo e della prosperità globale, valori che accomunano entrambi i Paesi. Allo stesso tempo, invitiamo la comunità internazionale ad agire attivamente da contrappeso alle azioni coercitive della RPC e a unirsi per difendere l’ordine mondiale basato sulle regole, opponendosi alle dinamiche di un Paese non democratico e alle sue richieste irragionevoli.
Riccardo Tsan-Nan Lin, console e direttore generale ufficio di rappresentanza di Taipei in Italia
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