2020-09-25
Tutti gli uomini di Salvini per la «nuova» Lega
Lorenzo Fontana, Matteo Salvini e Luca Zaia (Ansa)
Il leader leghista annuncia in tv la decisione, presa mesi fa, di istituire una segreteria politica: «Più delego meglio è, non credo al partito spot e a Rousseau». Per i suoi avversari è una rivolta interna, in realtà è il coordinamento dei 22 dipartimenti tematici.Curioso destino, quello di Matteo Salvini. Se si espone in prima persona, lo descrivono come l'uomo solo al comando. Se invece (dando peraltro seguito a una sua intenzione espressa da tempo e oggetto da mesi di una convergenza unanime da parte del partito) dà vita a organi collettivi dentro la Lega, c'è chi tenta di accreditare l'idea di un accerchiamento, se non addirittura di un commissariamento. Cose che non esistono, se non nella mente di chi ha una specie di ossessione antisalviniana. Tutto nasce, l'altra sera, dall'annuncio dello stesso Salvini negli studi di Porta a porta, intervistato da Bruno Vespa: «Sì, farò una segreteria politica. Io più delego, più sono contento. Quindi non c'è solo Salvini: Salvini fa parte di una squadra con centinaia di brave persone. Ci stiamo organizzando come un partito vecchia maniera. Non credo al partito di plastica, alla piattaforma Rousseau e al partito spot».Va peraltro sottolineato che, già da mesi, la Lega ha istituito dei dipartimenti tematici: Giancarlo Giorgetti agli esteri, Nicola Molteni alla sicurezza e all'immigrazione, Alberto Bagnai all'economia, Alessandro Morelli all'editoria, Giulia Bongiorno alla giustizia, Edoardo Rixi alle infrastrutture e ai trasporti, Claudio Durigon al lavoro, Alessandra Locatelli alle disabilità, Guido Guidesi alle attività produttive, Luca Coletto alla sanità, Mario Pittoni alla scuola, Gianmarco Centinaio all'agricoltura e al turismo, Vannia Gava all'ambiente, Paolo Arrigoni all'energia, Roberto Paolo Ferrari alla difesa, Erika Stefani all'autonomia, Luca Toccalini ai giovani, Lucia Borgonzoni alla cultura, Aurelio Tomassetti all'università, Pasquale Pepe al mezzogiorno, Alessandro Panza alle aree montane, Filippo Maturi al benessere degli animali. Il compito di questi dipartimenti è duplice: da un lato un'elaborazione tematica, e dall'altro un rapporto costante con le categorie e le aree sociali riferibili a ciascun settore. Mancava però, richiesto da tutte le componenti del partito e voluto in primo luogo da Salvini stesso, un luogo di sintesi politica, di discussione con il segretario. Questo sarà la segreteria politica, la cui costituzione è stata decisa in estate, poco dopo i dipartimenti (comunicati a fine giugno), quindi ben prima delle regionali e del loro esito. Mentre i dipartimenti fanno e faranno lavorare esperti d'area, la segreteria contribuirà invece a definire l'indirizzo politico. Al momento - assicurano fonti della Lega sentite dalla Verità - i componenti della segreteria non sono stati ufficializzati. Restano tuttavia i vicesegretari Giancarlo Giorgetti, Lorenzo Fontana e Andrea Crippa, e non è difficile immaginare che, accanto a Salvini e a loro, possano essere coinvolti nella segreteria alcuni governatori, i capigruppo parlamentari e diversi responsabili dei dipartimenti principali. È possibile che sia anche chiamata nella segreteria Susanna Ceccardi, dopo la battaglia elettorale in Toscana. L'organismo, secondo le indiscrezioni raccolte dalla Verità, sarà composto tra 20 e 30 persone. Non è ancora certo che vi sia un coordinatore di questa segreteria, una persona chiamata a tirare le file e istruire il lavoro. Le possibilità sono più d'una: che lo faccia lo stesso Salvini, o che il compito sia eventualmente affidato a uno dei vicesegretari, ad esempio Giorgetti.Sentito dalla Verità, Andrea Crippa tiene a mettere le cose nel modo più razionale: «La segreteria va nell'ottica di rafforzare il partito, far vincere la squadra, includere le persone e le energie migliori, in particolare chi ha esperienza e ruoli istituzionali ai massimi livelli, e anche prevenire o correggere eventuali errori». Altri, in modo convergente con questa lettura, sottolineano l'utilità, attraverso i governatori e non solo, di raccogliere la forza dei molti territori dove la Lega ha responsabilità di governo. Altre voci ancora, a microfoni spenti, insistono sullo human factor, sull'aspetto umano: in sostanza, da alcuni governatori ad altre figure di peso nel partito, non ci sono problemi politici con Salvini, ma essenzialmente un desiderio di maggior coinvolgimento, un bisogno di essere inseriti nel processo decisionale, e di non perdere la continuità di dialogo diretto con il segretario e con gli altri dirigenti. In questo la segreteria potrebbe essere un buon affare per tutti: per i pesi massimi del partito, per far sentire la propria voce; e per Salvini stesso, che toglierà a tutti ogni eventuale alibi. Forse, ammettono altri, non è stata felicissima la tempistica dell'annuncio, più che altro. Comunicare una decisione presa mesi prima proprio dopo un risultato elettorale controverso può avere involontariamente prestato il fianco allo storytelling di quelli a cui non pareva vero di poter attaccare Salvini, e descriverlo come messo in discussione perfino nel suo partito. Circostanza radicalmente smentita da tutte le aree e le sensibilità della Lega, sentite ieri dalla Verità: è semplicemente impensabile discutere il segretario che ha portato il partito dal 4% al 25-26% stabile. Qualcuno azzarda semmai un'ipotesi sul timing dell'annuncio salviniano: che abbia voluto marcare la differenza tra l'articolazione organizzativa scelta dalla Lega e il caos litigioso dei grillini. A proposito di Matteo Salvini, il segretario mantiene un'invidiabile calma rispetto agli attacchi politici e mediatici di cui è oggetto dall'esterno, e agli amici per un verso mostra consapevolezza del cammino lungo e difficile che l'opposizione ha davanti, e per altro verso raccomanda di non farsi distrarre dalle responsabilità proprie del primo partito italiano: «Modalità yoga», sorride. «Alla fine vinciamo noi, i nervi non me li fanno saltare».