2018-08-27
Tutti gli sprechi del prossimo «papa» dem
Nicola Zingaretti si prepara a prendersi il Pd e sogna Palazzo Chigi, ma intanto guida la sua Regione senza badare a spese: dai 30.000 euro per l'auto blu «anatomica» ai 60.000 per ingaggiare un ignoto attore. Così ha regalato al Lazio 750 milioni di debiti in un solo anno.Sarà lui l'uomo in grado di ricostruire il Pd dalle rovine elettorali lasciate da Matteo Renzi? Nicola Zingaretti, rieletto cinque mesi fa presidente del Lazio, si propone come il salvatore della sinistra italiana. Il politico capace di ricondurre nell'alveo democratico il fiume di voti dei delusi, esondati verso il Movimento 5 stelle. Sogna una grande Europa, dichiara guerra alle pulsioni sovraniste, attacca il liberismo a suo dire responsabile del fallimento della società occidentale. Parole grosse, quasi da premier o aspirante tale.Insomma, al fratello del commissario Montalbano, come lo etichettano i suoi denigratori, i Monti Sabini e l'Agro Pontino stanno stretti. Da come parla sembra avere progetti molto più ambiziosi che la segreteria del Nazareno: forse anche marciare, in un futuro non troppo lontano, su Palazzo Chigi. Ma le sue credenziali sono credibili? Ha un curriculum all'altezza? Senza permetterci di giudicare qualità e difetti della persona che attengono ad altra sfera, bisogna tuttavia riflettere sul suo operato da governatore, che ormai perdura dal 12 marzo 2013. In particolare per quanto riguarda la discussa gestione delle finanze. Compresi debiti, auto blu, consulenze, incarichi fiduciari e generosi ritocchi agli stipendi dei cosiddetti «comandati».Il Lazio è la Regione che si indebita più di tutte. Lo scorso anno da sola ha acceso mutui per 750 milioni di euro, cioè più di metà di tutti i nuovi debiti delle Regioni nel 2017 che, in totale, ammontano a 1 miliardo e 268 milioni. Si tratta di prestiti richiesti a banche private che, come spiega il sito Truenumbers, sono un sottoinsieme del totale di quelli che poi vanno a comporre il debito totale, non sono inclusi quelli derivanti da anticipazioni dello Stato centrale. Non è scontato il rivolgersi agli istituti di credito per reperire fondi, infatti molte altre Regioni, come Lombardia, Toscana, Emilia Romagna, Liguria o Puglia, non lo hanno fatto. Opposta la scelta compiuta da Zingaretti, che ha innalzato il debito pro capite sul territorio da lui amministrato a 848,9 euro: oggi alla nascita un cittadino laziale è già circa 193 volte più indebitato rispetto a uno valdostano, che deve solo 4,4 euro.Ma chi pagherà i mutui? Che oltretutto sono salati, dal momento che tra il 2016 e il 2017 si è passati da una rata annua di 149 milioni a una di 265 milioni, con una impennata del 77,9%. Probabilmente le Regioni che si espongono contano sul fatto che, anche se non saranno in grado di fare fronte alle spese, qualcuno interverrà per salvarle.E poi c'è un'altra domanda: come sono stati spesi questi soldi? Saranno certamente serviti per opere fondamentali e rivolte al bene pubblico, come la decantata, ma ancora da realizzarsi, superstrada Orte-Civitavecchia. Però ci sono casi in cui il governatore è stato accusato di spese evitabili. Per esempio quella che racconta Francesco Storace nel suo libro La Prossima a destra nel capitolo intitolato «Lettiga blu». «Zingaretti», scrive l'ex segretario della Destra, «aveva a disposizione, nel gennaio 2014, una Lancia Delta Gold My 14 Dpf 120 cv, cilindrata 1.400. Tra le cosiddette auto blu è vettura considerata di ottima abitabilità, finiture buone, climatizzazione, motore economico, ottima per l'autostrada». Descrizione copiata da Quattroruote. Ma a ottobre 2014, a circa un anno e mezzo dall'inizio del mandato, il governatore cambiò l'automobile con una più grande e costosa: una Volkswagen Passat 2.000 per un esborso di circa 30.000 euro. Motivo? Il suo fastidioso mal di schiena, ovvero «sopravvenute esigenze di salute, attestate con certificato ricevuto prot. 526882 del 24 settembre 2014». Spiega ancora Storace, citando la determina: «No, al presidente non è prescritta una cura, ma “un'autovettura con caratteristiche, in particolare, per quanto attiene alla dimensione e alla capacità di assorbire le vibrazioni, diverse e più ampie rispetto a quella attualmente in uso". Una specie di lettiga blu insomma».Piccole cifre, per carità. Come quella di 35.685 euro destinata al fotografo di fiducia presidenziale, che ha il compito «di manifestare una adeguata proiezione all'esterno dell'immagine della Regione».Nulla di male, sono spese di rappresentanza che però, forse, si potevano cancellare. Si potevano, sempre forse, evitare anche consulenze e incarichi esterni per un totale di 12 milioni di euro, che hanno scatenato le proteste dei sindacati che auspicavano una maggiore valorizzazione delle risorse interne. Si chiedono che bisogno ci fosse di andare a prendere fuori, per 90.000 euro all'anno, i dirigenti della ragioneria, dei tributi e dell'Ufficio per la ricostruzione post sisma. Tra gli incarichi più criticati c'è quello assegnato da Zingaretti durante il suo primo mandato al professore e saggista Umberto Gentiloni Silveri, cugino dell'ex premier Paolo Gentiloni. Coincidenza suonata strana alle orecchie delle opposizioni. Per la somma di 40.000 euro era stato nominato «consulente del Presidente della Regione Lazio per il coordinamento e la promozione di iniziative per la valorizzazione della conoscenza della storia del territorio». C'è poi la questione, sollevata dal sindacato dei dirigenti regionali Direr, dei 60.000 euro devoluti all'attore Niccolò Contrino, la cui filmografia sul Web testimonia solo una parte secondaria in Olè di Carlo Vanzina con Massimo Boldi e Vincenzo Salemme. Pellicola che ci è sfuggita, come probabilmente a molti dei lettori. Comunque sia, Contrino è stato retribuito per «il supporto tecnico alle attività di raccolta fondi destinati alla valorizzazione, promozione e gestione del patrimonio storico, artistico e culturale della Regione Lazio».Molto contestata anche la consulenza in tema di governance dei rifiuti, per l'ammontare di 39.000 euro, che l'aspirante successore di Renzi aveva concesso a Daniele Fortini, ex direttore di Ama dimessosi sotto spinta della sindaca Virginia Raggi. Bisogna infine aprire il capitolo dei «comandati». Chi sono costoro, costati alla Regione circa 13 milioni in due anni? Trattasi di persone già assunte presso aziende municipalizzate e chiamate a lavorare per l'ente diretto da Zingaretti. Nel 2016 erano 115 e la maggior parte di loro ha percepito un bonus di 24.000 euro all'anno in più rispetto alla busta paga degli enti di provenienza. Il criterio con il quale sono stati scelti è quello della chiamata diretta e fiduciaria. Scorrendo la lista dei comandati si incontrano l'ex sindaco dem di Colonna, Gaetano Bartoli; il candidato sindaco del Pd sconfitto a Monte Compatri, Fausto Bassani; Achille Bellucci, esponente Pd nel Comune di Acuto; lo storico portavoce di Goffredo Bettini, Andrea Cocco; Domenico De Vincenzi, militante di lunga data del Pd a Guidonia. E così via, tra politici rimasti senza poltrona, amici e professionisti di provata fiducia. Con qualche deragliamento a destra, come nel caso di Marco Silvestroni, già consigliere metropolitano di Fratelli d'Italia.Tutto ciò ha contribuito ad aumentare il debito da record che ogni cittadino del Lazio contrae dalla culla. Su 15 miliardi e 89 milioni di debito residuo di tutte le Regioni italiane, 4 miliardi e 925 milioni sono a carico di quella guidata da Zingaretti. Naturalmente non si può attribuire a lui tutta la responsabilità, perché nel tempo si sono succedute giunte di diverso colore politico. Restano impresse nella memoria le spese pazze dei consiglieri regionali del Lazio che, tra il 2010 e il 2013, utilizzarono i soldi dei gruppi per pranzi, addobbi per gli alberi di Natale, cene pantagrueliche, viaggi, feste e sagre del tartufo. Indimenticabile il capogruppo Pdl, Franco Fiorito, condannato in appello a tre anni, che con il denaro pubblico si comprò una jeep in occasione della nevicata che paralizzò Roma, ma si trovano sotto processo anche 16 consiglieri del Pd che si fecero rimborsare 25 fagiani frutto di una battuta di caccia a Fiumicino, messi a tavola e anche sul conto e sulla nota spese.Nello scandalo di Rimborsopoli, lo ribadiamo, Zingaretti non centra nulla, però i 750 milioni di mutui accumulati con le banche lo scorso anno, e che vanno a gonfiare la voragine del debito, portano la sua firma. A giugno, in occasione dell'approvazione della legge di Bilancio, ha detto che la nuova manovra taglierà gli sprechi, a partire dai vitalizi. Dobbiamo credergli?
Charlie Kirk (Getty Images)
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