2024-02-22
Dal matriarcato schiavista ai curdi trans: tutte le assurdità della politica underground
True
Queer insurrection and liberation army, frazione Lgbt delle milizie curde in lotta contro l’Isis. Nel riquadro la cover del libro «Enciclopedia della politica underground» a cura di Progetto Razzia
Un recente saggio passa in rassegna i movimenti e le ideologie più strambe del mondo. Un catalogo divertente, ma che ci aiuta anche a relativizzare le categorie a cui siamo abituati.Cos’hanno in comune la setta del fuoco distruttore, il Partito libertario nazional socialista verde, la teoria del denaro di ghiaccio di Silvio Gesell, il trans-strasserismo? Niente, in realtà. O, forse, solo il fatto di essere fermenti ideologici che potremmo definire bizzarri. Ma la politica non è solo il Pd o Fdi, i democratici americani o i repubblicani, i liberali contro i socialisti: è fatta anche di contaminazioni stranianti, di marginalità esoteriche, di tentativi sconclusionati e avventuristi. Di tutto questo e molto altro parla la Enciclopedia della politica underground, pubblicata, a cura di Progetto Razzia, per i tipi di Altaforte.Chi è Progetto Razzia? Si tratta di un podcast curato da Guido Taietti, un analista della politica corsaro, che da tempo scandaglia i fondali nascosti della società e ne dà conto nelle sue trasmissioni (lo si può cercare su YouTube). Progetto Razzia è anche un originale esperimento mediatico: primo vero podcast italiano proveniente dalla variegata galassia della destra radicale, il canale alterna approfondimenti «seri» a puntate più ludiche, conversazioni di altissimo profilo a momenti di mero cazzeggio. L’Enciclopedia non è altro che la messa su carta di uno dei cavalli di battaglia di Progetto Razzia, ovvero la rassegna dei movimenti e delle ideologie più originali che si possono trovare nella storia recente del mondo. Qualche esempio? The Other World Kingdom, la micronazione privata fondata nel 1996 in Repubblica Ceca dove si è tentato di dar vita a un vero matriarcato, in cui per le donne era legale avere schiavi uomini. Viceversa The English Mistery era una setta politica britannica nata negli anni Trenta con l’obbiettivo di ripristinare il sistema feudale e di operare un «rinascimento maschile». C’è il Queer insurrection and liberation army, frazione interamente Lgbt delle milizie curde in lotta contro l’Isis, ma anche il Moorish citizen movement, che ritiene di poter non rispettare le leggi Usa in quanto i suoi aderenti sarebbero discendenti della leggendaria nazione Moorish. E così via. Ora, cosa ci dicono questi spaccati di politica underground? A ben vedere, non sono l’eccezione che conferma la regola, e neanche quella che la smentisce. Sono quella che le dà aria, che la relativizza, che la confronta con una diversa possibilità. Si tratta di fenomeni irrilevanti, se presi in senso statico, ma che diventano interessanti in quanto fenomeni dinamici, virali. Non a caso, più che ideologie, sono memi. Non contano di per sé, per i loro strambi programmi o per le loro azioni sconclusionate o sanguinarie. Contano nella misura in cui, circolando come memi, possono causare un cortocircuito. Sembra assurdo, ma una parte del successo di Donald Trump, nel 2017, fu dovuto proprio all’utilizzo spregiudicato della rete da parte della cosiddetta Alt right, che cominciò a utilizzare i linguaggi della rete, l’ironia, la stessa post verità con una disinvoltura che spiazzò l’establishment. Pensiamo solo al Kekistan, i cui vessilli fecero la loro comparsa anche nella politica italiana quando una sua bandiera comparve a una manifestazione di Salvini. Ora, il Kekistan è uno stato di fantasia inventato appunto dall’Alt right americana per trollare l'intero sistema politico. Il meme si basa su una sorta di religione online, la cui divinità sarebbe Kek, una testa a forma di rana. Le bandiere del Kekistan, come quelle che appunto sventolarono anche in Italia, ricordano i vessilli nazisti. Sono matti veri che ci credono realmente? È una parodia che non ha nulla a che vedere con i richiami che evoca? Nessuna delle due cose è perfettamente vera. Il Kekistan è infatti un esempio di post-ironia, di riferimento politicamente scorretto che non si prende sul serio a un primo livello, ma forse lo fa a un secondo livello. Il che comporta che è quasi impossibile affrontarlo: se ci si indigna, come quelli che urlarono al pericolo nazista per la bandiera del Kekistan al comizio di Salvini, si fa la figura dei fessi che non hanno capito il gioco. Se si ride alla battuta, si corre il rischio di passare per ingenui e sprovveduti. Ovviamente quasi tutti i movimenti raccolti nella Enciclopedia della politica underground, a differenza di quanto accadde col Kekistan, sono formati da gente che crede alle proprie ideologie strambe in totale serietà. Ma non è a questo livello che la cosa è interessante. Ciò che conta è il caos fecondo e postmoderno di una miriade di riferimenti radicali che cannibalizzano l’un l’altro, fino al punto di portarci a considerare veramente bizzarra e insostenibile solo una puntata qualsiasi di Otto e mezzo.