2020-10-19
Il Dpcm salva i ristoranti
e (per ora) le palestre. Lezioni pure al pomeriggio
Per il nuovo Dpcm ritorno alla conferenza serale (in ritardo) di Conte. Scongiurata la stretta sulla ristorazione, alternanza mattina-pomeriggio per gli istituti secondari: maggior ricorso a didattica a distanza. I sindaci dispongono coprifuoco di quartiere.Alla fine la montagna partorisce il decretino: dopo l'ennesima domenica di estenuante attesa, tra slittamenti, litigi nel governo, litigi tra governo e Regioni, indiscrezioni, smentite, fughe in avanti e retromarce immediate, il premier Giuseppe Conte rinvia fino a tarda sera la conferenza stampa per illustrare i provvedimenti di un Dpcm che sostanzialmente rappresenta il nulla assoluto, e per fortuna, viene da dire, poiché la chiusure indiscriminate, i coprifuoco, le strategie da Stato dittatoriale che avrebbero messo in ginocchio l'economia sono state scongiurate, almeno per ora. I dissidi tra le forze di maggioranza paralizzano un governo che non sarebbe in grado di amministrare nemmeno un condominio, e così capita, in piena emergenza, che dopo lunghe ed estenuanti giornate di trattativa, tutto si blocchi perché, alle 21, ancora non si è deciso se chiudere o meno palestre e centri sportivi, mentre i sindaci si ribellano all'ultimo momento perché non reputano accettabile la norma che scarica su di loro la responsabilità di eventuali «coprifuoco di quartiere». Ci vuole un altro passaggio, su palestre e centri sportivi, con il Cts, poi l'ennesimo confronto con le Regioni, contrarie alla chiusura, così come Italia viva e il ministro dello Sport, Vincenzo Spadafora. Vito Cozzoli, presidente di Sport e Salute, si schiera contro le chiusure: «Lo Sport è Salute», dice Cozzoli, «perché in questo momento svolge un ruolo di prevenzione e di protezione sociale per il paese. Le società sportive e le associazioni sportive dilettantistiche rappresentano l'ossatura sociale dei nostri territori come le piccole e medie imprese costituiscono il tessuto connettivo industriale. Va quindi preservato», aggiunge Cozzoli, «il ruolo sociale che lo sport garantisce per combattere la pandemia».Per il resto, le misure sono quelle previste: niente chiusura di barbieri, parrucchieri, centri estetici. Accolta la proposta delle Regioni di chiudere alle 24 locali, pub e ristoranti, specificando che la successiva apertura non può avvenire prima delle 5 del mattino, e di consentire dalle 18 in poi solo il consumo al tavolo nei bar. Stop a sagre e fiere. Si incentiva lo smart working fino al 75% dei dipendenti. La responsabilità di eventuali coprifuoco di quartiere, come dicevamo, per il governo ricade sui sindaci, il quali «dispongono la chiusura al pubblico, dopo le ore 21,00, di vie o piazze nei centri urbani, dove si possono creare situazioni di assembramento, fatta salva la possibilità di accesso e deflusso agli esercizi commerciali legittimamente aperti e alle abitazioni private». Norma contestatissima dai primi cittadini. Sulla movida: «Le attività dei servizi di ristorazione», recita il Dpcm, «fra cui bar, pub, ristoranti, gelaterie, pasticcerie, sono consentite dalle ore 5 sino alle 24 con consumo al tavolo, e con un massimo di sei persone per tavolo, e sino alle 18 in assenza di consumo al tavolo; resta sempre consentita la ristorazione con consegna a domicilio nel rispetto delle norme igienico-sanitarie sia per l'attività di confezionamento che di trasporto, nonché, fino alle 24, la ristorazione con asporto, con divieto di consumazione sul posto o nelle adiacenze. È fatto obbligo per gli esercenti di esporre all'ingresso del locale un cartello che riporti il numero massimo di persone ammesse contemporaneamente nel locale medesimi». Sono vietate le sagre e le fiere di comunità mentre restano consentite le manifestazioni fieristiche di carattere nazionale e internazionale. Le attività di sale giochi, sale scommesse e sale bingo sono consentite dalle ore 8 alle ore 21.Sulla scuola si lascia tutto alle decisioni dei dirigenti scolastici: «Le istituzioni scolastiche secondarie di secondo grado adottano forme flessibili nell'organizzazione dell'attività didattica», si legge nel Dpcm, «incrementando il ricorso alla didattica digitale integrata, che rimane complementare alla didattica in presenza, modulando ulteriormente la gestione degli orari di ingresso e di uscita degli alunni, anche attraverso l'eventuale utilizzo di turni pomeridiani e disponendo che l'ingresso non avvenga in ogni caso prima delle 9». Regioni e Comuni avrebbero voluto la esplicita e generale introduzione della didattica a distanza per le ultime tre classi delle scuole superiori, in modo da alleggerire il peso sul trasporto pubblico. Ma il ministro dell'Istruzione, Lucia Azzolina è stata irremovibile: per lei, tenere tutte le scuole aperte è un punto d'orgoglio, e sarebbe anche giusto, se solo gli istituti italiani avessero ricevuto le dotazioni promesse dal governo e dal commissario Domenico Arcuri, che invece scarseggiano. Sarebbe sacrosanto, mantenere aperte tutte le scuole, se il ministro dei Trasporti Paola De Micheli avesse messo a punto un piano per potenziare i mezzi pubblici degno di questo nome. «Il ministro dei Trasporti», attacca nel pomeriggio il sindaco di Bari, Decaro, presidente dell'Anci, «dice che non si può incrementare ulteriormente l'offerta del trasporto pubblico. E contemporaneamente il ministro dell'Istruzione dice che per rimodulare gli orari e scaglionare l'ingresso e l'uscita degli studenti della scuola superiore, alleggerendo così la pressione sul trasporto pubblico, dovremmo fare incontri con qualche migliaio di dirigenti scolastici. A questo punto», aggiunge Decaro, «mentre il virus avanza, tra due settimane staremo ancora parlando di cosa fare».