2025-04-27
Trump e Zelensky vanno in confessionale a San Pietro per mettere fine alla guerra
Volodymyr Zelensky e Giorgia Meloni (Ansa)
L’ucraino: «Incontro storico». Il tycoon striglia Putin. Il Cremlino: «Pronti a colloqui senza condizioni». Meloni appoggia Donald: «Mosca ci dimostri che vuole la pace».Entrando nella Basilica di San Pietro, a sinistra, si trova la cappella del Battesimo, progettata da Carlo Fontana nel 1697. Lì, davanti al fonte di porfido e al mosaico di Gesù nel Giordano, Donald Trump e Volodymyr Zelensky si sono seduti a parlare, l’uno davanti all’altro, poco prima che iniziasse il funerale di papa Francesco.Sembrava una confessione: il presidente ucraino, vestito di nero, come un parroco che ascolta le marachelle di un fedele. Il tycoon era l’uomo da «convertire»: nell’incontro, che entrambe le parti hanno definito «molto produttivo» e che - ha notato Zelensky - è stato «altamente simbolico, dal potenziale storico», il leader della resistenza ha consegnato una proposta di pace alternativa alla bozza di Usa e Russia. Quella che prevede il riconoscimento di diritto dell’annessione della Crimea alla Federazione e che, pur evocando «solide garanzie di sicurezza» per il Paese invaso, resta piuttosto vaga sul modo di gestirle. Il piano di Kiev, consultato dal New York Times, esclude restrizioni alla dimensione delle forze armate ucraine, prevede la presenza sul territorio di un «contingente di sicurezza europeo» sostenuto dagli Stati Uniti e, infine, richiede che gli asset russi congelati siano utilizzati per pagare le riparazioni di guerra. Il suo contenuto coincide, in sostanza, con quello illustrato l’altro ieri da Reuters. Il documento glissa sullo status delle aree occupate, che a parole Zelensky continua a considerare ucraine, ammettendo però che è impossibile riconquistarle manu militari. Nessun cenno all’eventuale rinuncia di Kiev alla Nato. Non è scontato, tuttavia, che i russi accettino questo punto di partenza. La versione ucraina, per certi versi, ricorda l’impostazione degli accordi di Minsk, con cui - lo rivelarono Angela Merkel e François Hollande - l’Occidente diede respiro alla resistenza per lasciarla riorganizzare. Vladimir Putin ha manifestato l’intenzione di risolvere alla radice le cause del conflitto. Pertanto, congelare il fronte senza affrontare il nodo delle regioni contese e sorvolare sul ruolo dell’Alleanza atlantica, stipulando intanto un accordo stile articolo 5 con gli europei, rischia di destare qualche sospetto oltrecortina. «Abbiamo avuto tempo di discutere molto, a quattr’occhi», ha riferito Zelensky a proposito del faccia a faccia con Trump. «Ci auguriamo che tutto quanto ci siamo detti porti a un risultato». Al centro del confronto c’è stato, ha aggiunto il condottiero in mimetica, l’imperativo di «proteggere la vita della nostra gente. Un cessate il fuoco completo e incondizionato. Una pace affidabile e duratura che impedisca il ripetersi della guerra». Non, dunque, una pausa tattica utile a riarmarsi.The Donald, archiviata la memorabile lite nello Studio ovale, è apparso in sintonia con l’alleato. E sul suo social, Truth, ha provato a mettere un po’ di pressione sullo zar: «Putin non aveva motivo di sparare missili in aree civili e città negli ultimi giorni», ha scritto. «Mi fa pensare che forse non vuole fermare la guerra, che mi sta prendendo in giro e che deve essere trattato in modo diverso, attraverso sanzioni bancarie o secondarie? Troppa gente sta morendo». Su X, il tycoon ha rincarato la dose con una strigliata al predecessore, pure lui presente ieri a San Pietro: la guerra in Ucraina «non è mia, è di Biden, e non sarebbe mai avvenuta se io fossi stato presidente. Io sto cercando solo di ripulire il pasticcio che mi hanno lasciato Obama e Biden». Forse a Mosca hanno recepito il messaggio: il Cremlino ha dichiarato di essere pronto a «riprendere i colloqui con Kiev senza alcuna precondizione». O forse Putin spera di poter insistere a tirare la corda.Quello con il comandante in capo degli Usa non è stato l’unico bilaterale di Zelensky. Oltre a inaugurare la diplomazia del confessionale, l’ex attore è stato immortalato in chiesa con lo stesso Trump, Emmanuel Macron e Keir Starmer. Il primo ministro inglese ha approfondito i «progressi positivi compiuti negli ultimi giorni per garantire una pace giusta e duratura. Dobbiamo mantenere lo slancio», ha commentato quindi su X, postando alcune immagini della giornata. Con l’inquilino dell’Eliseo, Zelensky ha avuto uno scambio privato, seduti a un tavolino, «per ulteriori sforzi di pace». La foto è stata diffusa dal ministero degli Esteri ucraino. Ed è spuntato anche un video imbarazzante per il francese: lui si avvicina agli omologhi di Stati Uniti e Ucraina per partecipare alla chiacchierata; davanti al battistero, in effetti, si vedono tre sedie; il tycoon, però, lo fa allontanare e un cerimoniere è costretto a portare via una delle seggiole rosse.Comunque, a leggere il britannico Telegraph, i volenterosi avrebbero incassato dagli Usa, in forma privata, copertura d’intelligence e supporto logistico per una loro missione di peacekeeping. L’Eliseo ha voluto ribadire che è stato concordato un «lavoro di convergenza» fra Ucraina, «formato E3» (Francia, Germania, Regno Unito) e americani. Nel pomeriggio, il leader del Paese invaso si è recato a Palazzo Chigi da Giorgia Meloni. I due, recitava una nota della presidenza del Consiglio, «hanno ribadito il sostegno agli sforzi del presidente Trump per il raggiungimento di una pace giusta e duratura». Roma tace sull’attivismo di Macron - con Starmer, la Meloni si era vista sabato. Il premier ha invocato «un impegno concreto da parte di Mosca per l’avvio di un processo di pace». «Vedere Trump e Zelensky che parlano sulla pace al funerale del Papa della pace», ha osservato con Repubblica, «ha un significato enorme». «Abbiamo discusso dell’importanza delle garanzie di sicurezza. Apprezzo la posizione chiara e di principio di Giorgia Meloni», ha poi twittato Zelensky, che ha detto di averla informata sugli «incontri costruttivi» con i rappresentanti di Usa, Francia, Uk e Germania a Parigi e Londra. «C’è una posizione comune: un cessate il fuoco incondizionato deve essere il primo passo verso il raggiungimento di una pace sostenibile in Ucraina».Ben più defilata la numero uno della Commissione europea, Ursula von der Leyen, che Zelensky ha ricevuto in ambasciata. «Potete contare», ha dichiarato la presidente dell’esecutivo Ue, «sul nostro sostegno al tavolo delle trattative». Non altrettanto retorico, magari, l’aggiornamento sui «passi che l’Ucraina sta compiendo per guadagnarsi un posto nella nostra famiglia», cioè per l’adesione all’Unione. La quale si esprime in termini che sembrano surreali, alla luce degli ultimi sviluppi. Ieri mattina, Andrius Kubilius, commissario alla Difesa, carica introdotta proprio dalla Von der Leyen, predicava: «Pretendere che l’Ucraina ceda parte del suo territorio all’aggressore Putin è una semplice e tragica ripetizione del fatale errore commesso in passato da Chamberlain». Una povertà di analisi storica e di argomenti che ha ormai disilluso persino Kiev.Frank-Walter Steinmeier, presidente della Repubblica tedesca, ha invitato a non «riporre troppe aspettative nella cosiddetta diplomazia funebre». Può darsi abbia ragione. Ieri, però, non c’è stato solo il colloquio Trump-Zelensky in Basilica. Hamas ha offerto a Israele il rilascio degli ostaggi in cambio della tregua. E gli Usa hanno annunciato che i colloqui sul nucleare con l’Iran sono stati «positivi e costruttivi». Francesco ci regalerà il miracolo della pace?
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