2022-06-19
Trivelle, il cortocircuito di Cingolani
Il ministro apre, ma a marzo il governo ha respinto l’emendamento di Fdi al dl Energia per riprendere le esplorazioni. Interrogazione sui giacimenti senza risposta da tre mesi.A parole il ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani apre alle trivellazioni in caso la Russia chiuda definitivamente i rubinetti del gas, ma nella realtà il governo fa poco o niente per risolvere il problema. Già a marzo, in una interrogazione parlamentare, il senatore di Fratelli d’Italia Andrea De Bertoldi aveva chiesto delucidazioni sul tema delle estrazioni di gas nel Mar Adriatico. Anche perché, visti i limiti voluti dal Movimento 5 stelle, la Croazia non si fa problemi a «pescare» gas dai nostri giacimenti inattivi.Il 24 marzo scorso, De Bertoldi si era rivolto proprio al ministro della Transizione ecologica Roberto Cingolani e a quello dello Sviluppo economico Giancarlo Giorgetti chiedendo per quale motivo, viste le difficoltà che sta avendo il Paese, vi fossero ancora pozzi di estrazione del gas inattivi e che cosa intendesse fare l’esecutivo per riattivarli. Per tre mesi la risposta non è arrivata, ma, se tutto andrà come previsto, martedì prossimo il ministro Cingolani, con circa 90 giorni di ritardo, risponderà ai dubbi di De Bertoldi. «Nel nel corso del programma televisivo Fuori dal coro del 13 marzo 2022, è stato trasmesso un servizio, che mostrava a 10 miglia della costa delle Marche una delle tante piattaforme marine di estrazione di gas naturale presenti nel mar Adriatico, completamente inattiva, utilizzata al fine dell’esplorazione di potenziali giacimenti di idrocarburi», ha spiegato nell’interrogazione il senatore di Fdi, «Negli ultimi anni il crollo dell’estrazione del gas è stato vertiginoso considerato che nel 2000 nel Mare Adriatico si estraevano 17 miliardi di metri cubi all’anno, mentre attualmente l’estrazione è pari a soltanto 800 milioni di metri cubi, ovvero il 95% in meno». «Risultano inspiegabili», ha aggiunto De Bertoldi, «le ragioni per le quali non si provveda in tempi rapidi a riattivare tutti i pozzi di estrazione del gas, già disponibili e soprattutto produttivi, specie in un momento particolarmente difficile e grave come quello attuale, legato agli scenari internazionali connessi alla guerra in corso tra Russia e Ucraina». A seguito di quella interrogazione, De Bertoldi propose anche un emendamento al dl Energia con l’obiettivo di «rivedere profondamente la norma prevista dal dl Semplificazioni del 2019 la cui urgenza e necessità oggi, alla luce di quanto sta accadendo sulla crisi energetica internazionale causata dalla guerra in Ucraina, impone l’immediata riattivazione dei permessi per l’attività di prospezione e di ricerca di idrocarburi liquidi e gassosi in essere, sia per aree in terraferma che in mare». Anche in questo caso si finì in un vicolo cieco: l’emendamento venne respinto. Il governo attraverso un ordine del giorno al dl Costi si limitò a impegnarsi in un futuro provvedimento in materia energetica a rimuovere le limitazioni tanto state care al Movimento 5 stelle. Di nuovo, purtroppo, le parole non sono state seguite dai fatti. La speranza era che il tema venisse trattato all’interno del ddl sul Pnrr, ma tutto sembra essere caduto nel dimenticatoio. Per finire, il 16 giugno, il senatore Gaetano Nastri, sempre di Fdi, ha chiesto a Cingolani come mai il Pd e il M5s avessero votato contro l’inserimento di nucleare e gas all’interno della tassonomia europea. Il quesito, in particolare, mirava a capire come mai due forze della maggioranza molto vicine al ministro si fossero mosse in direzione sostanzialmente opposta rispetto a quanto da lui annunciato. Una risposta precisa, però, non è mai arrivata, ma sono giunti solo buoni propositi senza impegni certi.
Il fiume Nilo Azzurro nei pressi della Grande Diga Etiope della Rinascita (GERD) a Guba, in Etiopia (Getty Images)
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