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2021-06-23
Passione escursionismo, più di un italiano su tre fa trekking
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Da soli, in coppia, con la famiglia o con gli amici. Adulti, giovani, bambini, anziani. Il trekking mette d'accordo proprio tutti, purché alla base ci sia la passione per la montagna, per i suoi paesaggi, per la natura, per l'ambiente e per le lunghe passeggiate zaino in spalla attraverso sentieri, parchi e boschi, per una o più giornate consecutive.
Esistono molte guide e molti libri sul trekking, ma il consiglio più importante e quello dal quale cominciare per approcciarsi nel modo migliore a questo sport è quello suggerito dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico del Cai, ossia di non lasciarsi guidare dall'improvvisazione, sia pure per una semplice passeggiata, perché la montagna può nascondere insidie e pericoli inimmaginabili. Ecco perché il Club alpino italiano suggerisce di frequentare dei corsi base dove si effettuano anche escursioni prova con specializzate guide alpine che consentono agli appassionati di avviare questa attività in maniera graduale con la giusta formazione per la sicurezza, per l'attrezzatura da scegliere, per la lettura e l'interpretazione della segnaletica, ma anche per il rispetto e la tutela dei paesaggi e della natura.
Per fare trekking e ottenere una buona esperienza serve dotarsi del giusto occorrente. A cominciare dall'abbigliamento. Serve una giacca da escursionismo, dei pantaloni da trekking, degli scarponcini, una maglia termica se si sceglie un periodo dell'anno piuttosto freddo, uno zaino funzionale, un cappello che ci possa mettere a riparo dalle insolazioni. L'elemento dal quale proprio non si può prescindere e non bisogna badare a spese, ove possibile, sono le scarpe. Se stanno bene i piedi, sta bene tutta la persona. Una regola che vale in generale nella vita di tutti i giorni, figuriamoci nell'escursionismo. Il consiglio è quello di non farsi trovare impreparati acquistando le scarpe il giorno prima evitando brutte sorprese come calli, vesciche che renderebbero un incubo l'esperienza del trekking, ma prendersi per tempo, acquistarle qualche settimana prima e fare delle prove con brevi camminate, anche in città. Si può scegliere tra scarponcini bassi e scarponcini alti con protezione alla caviglia, meglio se in materiale impermeabile, da preferire in caso di escursioni che prevedono più giorni e uno zaino pesante. Proprio lo zaino è l'altro elemento molto importante. L'ideale è dotarsi di uno zaino della capacità tra i 30 e i 40 litri e riempirlo con lo stretto indispensabile. Caricare peso inserendo all'interno oggetti che poi nemmeno si utilizzeranno è inutile e sarà di intralcio al movimento. Altro dettaglio molto importante da non trascurare nella scelta dello zaino è la presenza di una barra di metallo sullo schienale che mantenga lo zaino rigido e non lo faccia pesare sulla schiena in maniera curva. Altro materiale di cui dotarsi relativo all'abbigliamento sono calzini in tessuto tecnico che superino il livello della caviglia per evitare che le scarpe sfreghino sulla pelle, dei pantaloni da escursionismo possibilmente con tasche a chiusura con la cerniera. Per quanto riguarda la parte superiore dipende dalla stagione e dal clima: se fa eccessivamente caldo è sufficiente una maglietta tenendo magari una felpa leggera nello zaino in caso di necessità, se fa freddo una maglia intima e una maglia in pile e giacca impermeabile in caso di necessità. Utilissimo avere sempre dietro un k-way in caso di pioggia. Cosa mettere invece nello zaino di cui proprio non possiamo fare a meno? Innanzitutto dipende dalla durata delle escursioni. Se sono di un giorno il contenuto si può ridurre al minimo indispensabile, e quindi una borraccia, una barretta energetica in caso di necessità, gli occhiali da sole, un cappello, una crema solare, un powerbank per non trovarsi a metà giornata con il cellulare scarico, molto utile non solo per scattare fotografie o girare dei filmati, ma anche e soprattutto per orientarsi in caso ci si possa perdere. In caso di escursione di più giorni, all'interno dello zaino è consigliato mettere non più di due o tre cambi, un asciugamano in microfibra, un plaid e un sacco a pelo.
L'escursionismo, oltre a essere una vera e propria attività sportiva - gestita dalla Fie, Federazione italiana escursionismo - è visto da molti come forma di turismo. Un turismo itinerante, suddiviso in tappe, dove raggiunta una meta ci si prepara a raggiungere quella successiva e dove ci si concentra sulla natura e l'ambiente. Motivo per cui quando si decide di fare un'escursione è necessario prepararsi non lasciando al caso alcun dettaglio, dal più importante a quello apparentemente più insignificante. È stata elaborata una suddivisione in tre livelli di difficoltà del trekking: il livello base è quello turistico, caratterizzato da percorsi tracciati da evidenti sentieri grazie ai quali chi si cimenta in questa disciplina per la prima volta non dovrebbe avere problemi di sorta di orientamento. Al gradino superiore troviamo il livello intermedio, ossia quello escursionistico, alla quale appartengono la maggior parte degli itinerari disposti lungo il territorio italiano, dove oltre ai sentieri segnalati si trovano anche porzioni di terreno come pascoli e zone rocciose. Infine, il livello più alto, quello per escursionisti esperti. Si tratta di cammini lungo sentieri impervi e difficoltosi, pendii e tratti rocciosi più o meno esposti per i quali è necessaria, oltre una certa esperienza in materia e un'adeguata preparazione fisica, un'attrezzatura completa.
Per chi intende fare trekking con la famiglia e quindi ottenere un'esperienza soddisfacente anche per i bambini è consigliato scegliere percorsi appartenenti al primo livello, quello turistico, con un dislivello non eccessivamente impegnativo. Percorsi dove anche i bambini possono ricevere dall'ambiente e della natura stimoli e lungo il quale è possibile fermarsi ad ammirare chiese, animali, ruscelli o laghetti.
I numeri del trekking in Italia

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Secondo i dati raccolti dall'Isnart - Istituto nazionale ricerche turistiche - durante la scorsa estate il trekking si è rivelata essere l'attività più praticata dagli italiani, con una percentuale del 39%. Nel 2019, prima della pandemia, l'industria che ruota attorno al trekking coinvolgeva 198 imprese per un fatturato di 6 miliardi di euro. L'Osservatorio italiano del turismo outdoor ha invece registrato che in Italia ci sono oltre 20 milioni di appassionati di sport outdoor, tra cui ovviamente il trekking. E dallo sport outdoor al turismo outdoor il passo è breve e il collegamento è immediato. Basta pensare che nelle escursioni di più giorni è fondamentale appoggiarsi a servizi di pernottamento e ristorazione presso dormitori, ostelli, rifugi o baite attrezzate.
Nel periodo pre pandemia, in Italia oltre 6 milioni di appassionati di trekking hanno scelto di coniugare le escursioni al pernottamento di almeno una notte. Un numero di presenze che ha generato un fatturato di 4 miliardi di euro a cui ne vanno aggiunti altri due relativi ai servizi correlati come i trasporti, il costo dei parcheggi e la ristorazione. Le località più gettonate per questo tipo di turismo sono il Trentino Alto Adige con l'11,4%, la Sardegna con il 10%, l'Emilia Romagna con il 9,8%, il Veneto con il 9,2%, la Toscana con l'8,5%, la Sicilia con il 7,5% e il Piemonte con il 6,8%.
Oltre quest'aspetto, c'è poi anche quello che riguarda le aziende che producono materiale e attrezzatura necessaria per praticare escursionismo. A tal proposito, l'European outdoor group ha elaborato uno studio dal quale si evince come il mercato sia in costante crescita negli ultimi anni.
I più belli itinerari da percorrere nel nostro Paese
In Italia esistono meravigliosi luoghi dove praticare il trekking. Da Nord a Sud, isole comprese, il nostro territorio offre numerose e ricche opportunità per praticare escursionismo, di uno o più giorni. Quelli che vi proponiamo di seguito sono soltanto alcuni dei più belli e caratteristici itinerari da percorrere.
Il Sentiero del Viandante (Lombardia)

Un tratto del Sentiero del Viandante a Dervio
Cominciamo dal Nord Italia e dalla Lombardia, dove sul lago di Como si trova il Sentiero del Viandante, un percorso escursionistico caratterizzato da sentieri e mulattiere. Si parte da Lecco e si arriva a Colico lungo 50 chilometri suddivise in tappe. Si tratta di un percorso di livello intermedio e può essere quindi completato senza troppe difficoltà. Il sentiero è infatti segnalato da placche arancioni e la presenza del lago come punto di riferimento è sempre ben visibile.
Il periodo ideale per fare questo tipo di percorso è durante la primavera o l'autunno, in maniera tale da evitare il caldo afoso o il freddo gelido.
- Prima tappa: da Abbadia Lariana a Lierna.
- Seconda tappa: da Lierna a Vezio.
- Terza tappa: da Vezio a Dervio.
- Quarta tappa: da Dervio a Piantedo.
La Via degli Abati (Bologna-Firenze)

Bobbio lungo la Via degli Abati (iStock)
Sempre nel Nord Italia troviamo la Via degli Abati. Un cammino francigeno di montagna che unisce la provincia di Pavia all'Appennino Tosco-Emiliano attraversando le province di Piacenza, Parma e Massa Carrara, partendo da Bobbio e arrivando a Pontremoli. Un tracciato lungo 190 chilometri di sentieri, mulattiere, valli e crinali che abbraccia i comuni di Pavia, Broni, Castana, Canevino, Pometo, Caminata, Romagnese, Bobbio, Coli, Farini, Bardi, Borgotaro e Pontremoli. Il dislivello totale supera i 6.000 metri ed è un itinerario ben segnalato da bande orizzontali di colore bianco e rosso.
La Via Francigena

Un tratto della Via Francigena in Val d'Orcia in Toscana (iStock)
La Via Francigena nella sua completezza parte dall'Inghilterra, dalla città di Canterbury, attraversa Francia, Svizzera e arriva in Italia fino a Roma. Un percorso lungo 1.800 chilometri e suddiviso in 79 tappe.
Si parte appunto da Canterbury, dalla pietra che coincide con il chilometro zero, e si percorrono 27 chilometri che conducono a Dover dove si attraversa La Manica e si entra in Francia a Calais. Da qui si attraversano le regioni francesi della Champagne-Ardenne, della Picardie et la Franche-Comté fino ad arrivare in Svizzera nei cantoni di Vaud e Valais. L'ingresso nel territorio italiano avviene dalla Val d'Aosta attraverso il Colle del Gran San Bernardo. Il percorso italiano conta 45 tappe attraverso 140 comuni. Superate le Alpi, per arrivare fino a Roma si attraversano altre sei regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. Gli snodi principali sono la città di Pavia, vecchia capitale del Regno longobardo, Piacenza, Fidenza, Fornovo e Berceto da cui si supera l'Appennino Tosco-Emiliano e si percorre il Passo della Cisa scendendo fino a Pontremoli e Luni. Da qui ci si dirige lungo la costa e si percorre la via Aurelia fino alla Capitale.
Il cammino delle Alte Madonie (Sicilia)

La chiesa di Santa Maria di Loreto (iStock)
Il cammino delle Alte Madonie è un percorso che si sviluppa lungo 80 chilometri e si può svolgere tranquillamente in sei giorni con cinque pernottamenti. Parte dal dal Santuario dello Spirito Santo a Gangi, si prosegue verso quello di Madonna dell'Olio a Blufi, quello della Madonna dell'Alto a Petralia Sottana e si conclude in quello della Madonna di Gibilmanna a Cefalù.
- Prima tappa: da Polizzi Generosa al Santuario della Madonna dell'Alto. 11,5 chilometri di lunghezza per un dislivello di 930 metri.
- Seconda tappa: dal Santuario della Madonna dell'Alto a Piano Pomo per una lunghezza di circa 13,5 chilometri e un dislivello che varia dai 490 ai 940 metri.
- Terza tappa: da Piano Pomo a Piano Battaglia per una lunghezza di circa 14,5 chilometri e un dislivello che arriva a 1.000 metri.
- Quarta tappa: da Piano Battaglia alla Casa di Mastro Peppino per una lunghezza di circa 13 chilometri e un dislivello di 700 metri.
- Quinta tappa: dalla Casa di Mastro Peppino alla Casa Prato per una lunghezza di circa 12 chilometri e un dislivello di 515 metri.
- Sesta tappa: dalla Casa Prato a Polizzi Generosa per una lunghezza di circa 13 chilometri e un dislivello che varia tra i 160 e gli 840 metri.
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Lunghe camminate con zaino in spalla a stretto contatto con la natura e alla scoperta di paesaggi e panorami meravigliosi dove riequilibrare corpo e mente. Dall'abbigliamento all'attrezzatura, passando per i luoghi dove praticare lo sport della montagna ecco una serie di dritte utili ad approcciarsi al meglio a questa attività.Secondo le stime di Assosport questo settore, prima della pandemia, coinvolgeva 198 imprese e 9.000 lavoratori per un fatturato di 6 miliardi di euro. Nell'estate del 2020 è stata l'attività preferita con il 39% di praticanti.Dal Sentiero del Viandante che costeggia il lago di Como alla Via degli Abati che collega Pavia con l'Appennino Tosco-Emiliano, passando per la Via Francigena fino al cammino delle Alte Madonie in Sicilia. Le incredibili offerte del nostro territorio.Lo speciale contiene tre articoli.Da soli, in coppia, con la famiglia o con gli amici. Adulti, giovani, bambini, anziani. Il trekking mette d'accordo proprio tutti, purché alla base ci sia la passione per la montagna, per i suoi paesaggi, per la natura, per l'ambiente e per le lunghe passeggiate zaino in spalla attraverso sentieri, parchi e boschi, per una o più giornate consecutive.Esistono molte guide e molti libri sul trekking, ma il consiglio più importante e quello dal quale cominciare per approcciarsi nel modo migliore a questo sport è quello suggerito dal Corpo Nazionale del Soccorso Alpino e Speleologico del Cai, ossia di non lasciarsi guidare dall'improvvisazione, sia pure per una semplice passeggiata, perché la montagna può nascondere insidie e pericoli inimmaginabili. Ecco perché il Club alpino italiano suggerisce di frequentare dei corsi base dove si effettuano anche escursioni prova con specializzate guide alpine che consentono agli appassionati di avviare questa attività in maniera graduale con la giusta formazione per la sicurezza, per l'attrezzatura da scegliere, per la lettura e l'interpretazione della segnaletica, ma anche per il rispetto e la tutela dei paesaggi e della natura.Per fare trekking e ottenere una buona esperienza serve dotarsi del giusto occorrente. A cominciare dall'abbigliamento. Serve una giacca da escursionismo, dei pantaloni da trekking, degli scarponcini, una maglia termica se si sceglie un periodo dell'anno piuttosto freddo, uno zaino funzionale, un cappello che ci possa mettere a riparo dalle insolazioni. L'elemento dal quale proprio non si può prescindere e non bisogna badare a spese, ove possibile, sono le scarpe. Se stanno bene i piedi, sta bene tutta la persona. Una regola che vale in generale nella vita di tutti i giorni, figuriamoci nell'escursionismo. Il consiglio è quello di non farsi trovare impreparati acquistando le scarpe il giorno prima evitando brutte sorprese come calli, vesciche che renderebbero un incubo l'esperienza del trekking, ma prendersi per tempo, acquistarle qualche settimana prima e fare delle prove con brevi camminate, anche in città. Si può scegliere tra scarponcini bassi e scarponcini alti con protezione alla caviglia, meglio se in materiale impermeabile, da preferire in caso di escursioni che prevedono più giorni e uno zaino pesante. Proprio lo zaino è l'altro elemento molto importante. L'ideale è dotarsi di uno zaino della capacità tra i 30 e i 40 litri e riempirlo con lo stretto indispensabile. Caricare peso inserendo all'interno oggetti che poi nemmeno si utilizzeranno è inutile e sarà di intralcio al movimento. Altro dettaglio molto importante da non trascurare nella scelta dello zaino è la presenza di una barra di metallo sullo schienale che mantenga lo zaino rigido e non lo faccia pesare sulla schiena in maniera curva. Altro materiale di cui dotarsi relativo all'abbigliamento sono calzini in tessuto tecnico che superino il livello della caviglia per evitare che le scarpe sfreghino sulla pelle, dei pantaloni da escursionismo possibilmente con tasche a chiusura con la cerniera. Per quanto riguarda la parte superiore dipende dalla stagione e dal clima: se fa eccessivamente caldo è sufficiente una maglietta tenendo magari una felpa leggera nello zaino in caso di necessità, se fa freddo una maglia intima e una maglia in pile e giacca impermeabile in caso di necessità. Utilissimo avere sempre dietro un k-way in caso di pioggia. Cosa mettere invece nello zaino di cui proprio non possiamo fare a meno? Innanzitutto dipende dalla durata delle escursioni. Se sono di un giorno il contenuto si può ridurre al minimo indispensabile, e quindi una borraccia, una barretta energetica in caso di necessità, gli occhiali da sole, un cappello, una crema solare, un powerbank per non trovarsi a metà giornata con il cellulare scarico, molto utile non solo per scattare fotografie o girare dei filmati, ma anche e soprattutto per orientarsi in caso ci si possa perdere. In caso di escursione di più giorni, all'interno dello zaino è consigliato mettere non più di due o tre cambi, un asciugamano in microfibra, un plaid e un sacco a pelo.L'escursionismo, oltre a essere una vera e propria attività sportiva - gestita dalla Fie, Federazione italiana escursionismo - è visto da molti come forma di turismo. Un turismo itinerante, suddiviso in tappe, dove raggiunta una meta ci si prepara a raggiungere quella successiva e dove ci si concentra sulla natura e l'ambiente. Motivo per cui quando si decide di fare un'escursione è necessario prepararsi non lasciando al caso alcun dettaglio, dal più importante a quello apparentemente più insignificante. È stata elaborata una suddivisione in tre livelli di difficoltà del trekking: il livello base è quello turistico, caratterizzato da percorsi tracciati da evidenti sentieri grazie ai quali chi si cimenta in questa disciplina per la prima volta non dovrebbe avere problemi di sorta di orientamento. Al gradino superiore troviamo il livello intermedio, ossia quello escursionistico, alla quale appartengono la maggior parte degli itinerari disposti lungo il territorio italiano, dove oltre ai sentieri segnalati si trovano anche porzioni di terreno come pascoli e zone rocciose. Infine, il livello più alto, quello per escursionisti esperti. Si tratta di cammini lungo sentieri impervi e difficoltosi, pendii e tratti rocciosi più o meno esposti per i quali è necessaria, oltre una certa esperienza in materia e un'adeguata preparazione fisica, un'attrezzatura completa.Per chi intende fare trekking con la famiglia e quindi ottenere un'esperienza soddisfacente anche per i bambini è consigliato scegliere percorsi appartenenti al primo livello, quello turistico, con un dislivello non eccessivamente impegnativo. Percorsi dove anche i bambini possono ricevere dall'ambiente e della natura stimoli e lungo il quale è possibile fermarsi ad ammirare chiese, animali, ruscelli o laghetti.<div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/trekking-2653474868.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="i-numeri-del-trekking-in-italia" data-post-id="2653474868" data-published-at="1624465373" data-use-pagination="False"> I numeri del trekking in Italia iStock Secondo i dati raccolti dall'Isnart - Istituto nazionale ricerche turistiche - durante la scorsa estate il trekking si è rivelata essere l'attività più praticata dagli italiani, con una percentuale del 39%. Nel 2019, prima della pandemia, l'industria che ruota attorno al trekking coinvolgeva 198 imprese per un fatturato di 6 miliardi di euro. L'Osservatorio italiano del turismo outdoor ha invece registrato che in Italia ci sono oltre 20 milioni di appassionati di sport outdoor, tra cui ovviamente il trekking. E dallo sport outdoor al turismo outdoor il passo è breve e il collegamento è immediato. Basta pensare che nelle escursioni di più giorni è fondamentale appoggiarsi a servizi di pernottamento e ristorazione presso dormitori, ostelli, rifugi o baite attrezzate.Nel periodo pre pandemia, in Italia oltre 6 milioni di appassionati di trekking hanno scelto di coniugare le escursioni al pernottamento di almeno una notte. Un numero di presenze che ha generato un fatturato di 4 miliardi di euro a cui ne vanno aggiunti altri due relativi ai servizi correlati come i trasporti, il costo dei parcheggi e la ristorazione. Le località più gettonate per questo tipo di turismo sono il Trentino Alto Adige con l'11,4%, la Sardegna con il 10%, l'Emilia Romagna con il 9,8%, il Veneto con il 9,2%, la Toscana con l'8,5%, la Sicilia con il 7,5% e il Piemonte con il 6,8%.Oltre quest'aspetto, c'è poi anche quello che riguarda le aziende che producono materiale e attrezzatura necessaria per praticare escursionismo. A tal proposito, l'European outdoor group ha elaborato uno studio dal quale si evince come il mercato sia in costante crescita negli ultimi anni. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trekking-2653474868.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="i-piu-belli-itinerari-da-percorrere-nel-nostro-paese" data-post-id="2653474868" data-published-at="1624465373" data-use-pagination="False"> I più belli itinerari da percorrere nel nostro Paese In Italia esistono meravigliosi luoghi dove praticare il trekking. Da Nord a Sud, isole comprese, il nostro territorio offre numerose e ricche opportunità per praticare escursionismo, di uno o più giorni. Quelli che vi proponiamo di seguito sono soltanto alcuni dei più belli e caratteristici itinerari da percorrere. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/trekking-2653474868.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="il-sentiero-del-viandante-lombardia" data-post-id="2653474868" data-published-at="1624465373" data-use-pagination="False"> Il Sentiero del Viandante (Lombardia) Un tratto del Sentiero del Viandante a Dervio Cominciamo dal Nord Italia e dalla Lombardia, dove sul lago di Como si trova il Sentiero del Viandante, un percorso escursionistico caratterizzato da sentieri e mulattiere. Si parte da Lecco e si arriva a Colico lungo 50 chilometri suddivise in tappe. Si tratta di un percorso di livello intermedio e può essere quindi completato senza troppe difficoltà. Il sentiero è infatti segnalato da placche arancioni e la presenza del lago come punto di riferimento è sempre ben visibile.Il periodo ideale per fare questo tipo di percorso è durante la primavera o l'autunno, in maniera tale da evitare il caldo afoso o il freddo gelido.Prima tappa: da Abbadia Lariana a Lierna.Seconda tappa: da Lierna a Vezio.Terza tappa: da Vezio a Dervio.Quarta tappa: da Dervio a Piantedo. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem4" data-id="4" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/trekking-2653474868.html?rebelltitem=4#rebelltitem4" data-basename="la-via-degli-abati-bologna-firenze" data-post-id="2653474868" data-published-at="1624465373" data-use-pagination="False"> La Via degli Abati (Bologna-Firenze) Bobbio lungo la Via degli Abati (iStock) Sempre nel Nord Italia troviamo la Via degli Abati. Un cammino francigeno di montagna che unisce la provincia di Pavia all'Appennino Tosco-Emiliano attraversando le province di Piacenza, Parma e Massa Carrara, partendo da Bobbio e arrivando a Pontremoli. Un tracciato lungo 190 chilometri di sentieri, mulattiere, valli e crinali che abbraccia i comuni di Pavia, Broni, Castana, Canevino, Pometo, Caminata, Romagnese, Bobbio, Coli, Farini, Bardi, Borgotaro e Pontremoli. Il dislivello totale supera i 6.000 metri ed è un itinerario ben segnalato da bande orizzontali di colore bianco e rosso. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem5" data-id="5" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/trekking-2653474868.html?rebelltitem=5#rebelltitem5" data-basename="la-via-francigena" data-post-id="2653474868" data-published-at="1624469495" data-use-pagination="False"> La Via Francigena Un tratto della Via Francigena in Val d'Orcia in Toscana (iStock) La Via Francigena nella sua completezza parte dall'Inghilterra, dalla città di Canterbury, attraversa Francia, Svizzera e arriva in Italia fino a Roma. Un percorso lungo 1.800 chilometri e suddiviso in 79 tappe.Si parte appunto da Canterbury, dalla pietra che coincide con il chilometro zero, e si percorrono 27 chilometri che conducono a Dover dove si attraversa La Manica e si entra in Francia a Calais. Da qui si attraversano le regioni francesi della Champagne-Ardenne, della Picardie et la Franche-Comté fino ad arrivare in Svizzera nei cantoni di Vaud e Valais. L'ingresso nel territorio italiano avviene dalla Val d'Aosta attraverso il Colle del Gran San Bernardo. Il percorso italiano conta 45 tappe attraverso 140 comuni. Superate le Alpi, per arrivare fino a Roma si attraversano altre sei regioni: Piemonte, Lombardia, Emilia Romagna, Liguria, Toscana e Lazio. Gli snodi principali sono la città di Pavia, vecchia capitale del Regno longobardo, Piacenza, Fidenza, Fornovo e Berceto da cui si supera l'Appennino Tosco-Emiliano e si percorre il Passo della Cisa scendendo fino a Pontremoli e Luni. Da qui ci si dirige lungo la costa e si percorre la via Aurelia fino alla Capitale. <div class="rebellt-item col2" id="rebelltitem6" data-id="6" data-reload-ads="false" data-is-image="True" data-href="https://www.laverita.info/trekking-2653474868.html?rebelltitem=6#rebelltitem6" data-basename="il-cammino-delle-alte-madonie-sicilia" data-post-id="2653474868" data-published-at="1624469495" data-use-pagination="False"> Il cammino delle Alte Madonie (Sicilia) La chiesa di Santa Maria di Loreto (iStock) Il cammino delle Alte Madonie è un percorso che si sviluppa lungo 80 chilometri e si può svolgere tranquillamente in sei giorni con cinque pernottamenti. Parte dal dal Santuario dello Spirito Santo a Gangi, si prosegue verso quello di Madonna dell'Olio a Blufi, quello della Madonna dell'Alto a Petralia Sottana e si conclude in quello della Madonna di Gibilmanna a Cefalù.Prima tappa: da Polizzi Generosa al Santuario della Madonna dell'Alto. 11,5 chilometri di lunghezza per un dislivello di 930 metri.Seconda tappa: dal Santuario della Madonna dell'Alto a Piano Pomo per una lunghezza di circa 13,5 chilometri e un dislivello che varia dai 490 ai 940 metri.Terza tappa: da Piano Pomo a Piano Battaglia per una lunghezza di circa 14,5 chilometri e un dislivello che arriva a 1.000 metri.Quarta tappa: da Piano Battaglia alla Casa di Mastro Peppino per una lunghezza di circa 13 chilometri e un dislivello di 700 metri.Quinta tappa: dalla Casa di Mastro Peppino alla Casa Prato per una lunghezza di circa 12 chilometri e un dislivello di 515 metri.Sesta tappa: dalla Casa Prato a Polizzi Generosa per una lunghezza di circa 13 chilometri e un dislivello che varia tra i 160 e gli 840 metri.
Da sinistra: Bruno Migale, Ezio Simonelli, Vittorio Pisani, Luigi De Siervo, Diego Parente e Maurizio Improta
Questa mattina la Lega Serie A ha ricevuto il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, insieme ad altri vertici della Polizia, per un incontro dedicato alla sicurezza negli stadi e alla gestione dell’ordine pubblico. Obiettivo comune: sviluppare strumenti e iniziative per un calcio più sicuro, inclusivo e rispettoso.
Oggi, negli uffici milanesi della Lega Calcio Serie A, il mondo del calcio professionistico ha ospitato le istituzioni di pubblica sicurezza per un confronto diretto e costruttivo.
Il capo della Polizia, prefetto Vittorio Pisani, accompagnato da alcune delle figure chiave del dipartimento - il questore di Milano Bruno Migale, il dirigente generale di P.S. prefetto Diego Parente e il presidente dell’Osservatorio nazionale sulle manifestazioni sportive Maurizio Improta - ha incontrato i vertici della Lega, guidati dal presidente Ezio Simonelli, dall’amministratore delegato Luigi De Siervo e dall’head of competitions Andrea Butti.
Al centro dell’incontro, durato circa un’ora, temi di grande rilevanza per il calcio italiano: la sicurezza negli stadi e la gestione dell’ordine pubblico durante le partite di Serie A. Secondo quanto emerso, si è trattato di un momento di dialogo concreto, volto a rafforzare la collaborazione tra istituzioni e club, con l’obiettivo di rendere le competizioni sportive sempre più sicure per tifosi, giocatori e operatori.
Il confronto ha permesso di condividere esperienze, criticità e prospettive future, aprendo la strada a un percorso comune per sviluppare strumenti e iniziative capaci di garantire un ambiente rispettoso e inclusivo. La volontà di entrambe le parti è chiara: non solo prevenire episodi di violenza o disordine, ma anche favorire la cultura del rispetto, elemento indispensabile per la crescita del calcio italiano e per la tutela dei tifosi.
«L’incontro di oggi rappresenta un passo importante nella collaborazione tra Lega e Forze dell’Ordine», si sottolinea nella nota ufficiale diffusa al termine della visita dalla Lega Serie A. L’intenzione condivisa è quella di creare un dialogo costante, capace di tradursi in azioni concrete, procedure aggiornate e interventi mirati negli stadi di tutta Italia.
In un contesto sportivo sempre più complesso, dove la passione dei tifosi può trasformarsi rapidamente in tensione, il dialogo tra Lega e Polizia appare strategico. La sfida, spiegano i partecipanti, è costruire una rete di sicurezza che sia preventiva, reattiva e sostenibile, tutelando chi partecipa agli eventi senza compromettere l’atmosfera che caratterizza il calcio italiano.
L’appuntamento di Milano conferma come la sicurezza negli stadi non sia solo un tema operativo, ma un valore condiviso: la Serie A e le forze dell’ordine intendono camminare insieme, passo dopo passo, verso un calcio sempre più sicuro, inclusivo e rispettoso.
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Due bambini svaniti nel nulla. Mamma e papà non hanno potuto fargli neppure gli auguri di compleanno, qualche giorno fa, quando i due fratellini hanno compiuto 5 e 9 anni in comunità. Eppure una telefonata non si nega neanche al peggior delinquente. Dunque perché a questi genitori viene negato il diritto di vedere e sentire i loro figli? Qual è la grave colpa che avrebbero commesso visto che i bimbi stavano bene?
Un allontanamento che oggi mostra troppi lati oscuri. A partire dal modo in cui quel 16 ottobre i bimbi sono stati portati via con la forza, tra le urla strazianti. Alle ore 11.10, come denunciano le telecamere di sorveglianza della casa, i genitori vengono attirati fuori al cancello da due carabinieri. Alle 11.29 spuntano dal bosco una decina di agenti, armati di tutto punto e col giubbotto antiproiettile. E mentre gridano «Pigliali, pigliali tutti!» fanno irruzione nella casa, dove si trovano, da soli, i bambini. I due fratellini vengono portati fuori dagli agenti, il più piccolo messo a sedere, sulle scale, col pigiamino e senza scarpe. E solo quindici minuti dopo, alle 11,43, come registrano le telecamere, arrivano le assistenti sociali che portano via i bambini tra le urla disperate.
Una procedura al di fuori di ogni regola. Che però ottiene l’appoggio della giudice Nadia Todeschini, del Tribunale dei minori di Firenze. Come riferisce un ispettore ripreso dalle telecamere di sorveglianza della casa: «Ho telefonato alla giudice e le ho detto: “Dottoressa, l’operazione è andata bene. I bambini sono con i carabinieri. E adesso sono arrivati gli assistenti sociali”. E la giudice ha risposto: “Non so come ringraziarvi!”».
Dunque, chi ha dato l’ordine di agire in questo modo? E che trauma è stato inferto a questi bambini? Giriamo la domanda a Marina Terragni, Garante per l’infanzia e l’adolescenza. «Per la nostra Costituzione un bambino non può essere prelevato con la forza», conferma, «per di più se non è in borghese. Ci sono delle sentenze della Cassazione. Queste modalità non sono conformi allo Stato di diritto. Se il bambino non vuole andare, i servizi sociali si debbono fermare. Purtroppo ci stiamo abituando a qualcosa che è fuori legge».
Proviamo a chiedere spiegazioni ai servizi sociali dell’unione Montana dei comuni Valtiberina, ma l’accoglienza non è delle migliori. Prima minacciano di chiamare i carabinieri. Poi, la più giovane ci chiude la porta in faccia con un calcio. È Veronica Savignani, che quella mattina, come mostrano le telecamere, afferra il bimbo come un pacco. E mentre lui scalcia e grida disperato - «Aiuto! Lasciatemi andare» - lei lo rimprovera: «Ma perché urli?». Dopo un po’ i toni cambiano. Esce a parlarci Sara Spaterna. C’era anche lei quel giorno, con la collega Roberta Agostini, per portare via i bambini. Ma l’unica cosa di cui si preoccupa è che «è stata rovinata la sua immagine». E alle nostre domande ripete come una cantilena: «Non posso rispondere». Anche la responsabile dei servizi, Francesca Meazzini, contattata al telefono, si trincera dietro un «non posso dirle nulla».
Al Tribunale dei Minoridi Firenze, invece, parte lo scarica barile. La presidente, Silvia Chiarantini, dice che «l’allontanamento è avvenuto secondo le regole di legge». E ci conferma che i genitori possono vedere i figli in incontri protetti. E allora perché da due mesi a mamma e papà non è stata concessa neppure una telefonata? E chi pagherà per il trauma fatto a questi bambini?
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Il premier: «Il governo ci ha creduto fin dall’inizio, impulso decisivo per nuovi traguardi».
«Il governo ha creduto fin dall’inizio in questa sfida e ha fatto la sua parte per raggiungere questo traguardo. Ringrazio i ministri Lollobrigida e Giuli che hanno seguito il dossier, ma è stata una partita che non abbiamo giocato da soli: abbiamo vinto questa sfida insieme al popolo italiano. Questo riconoscimento imprimerà al sistema Italia un impulso decisivo per raggiungere nuovi traguardi».
Lo ha detto la premier Giorgia Meloni in un videomessaggio celebrando l’entrata della cucina italiana nei patrimoni culturali immateriali dell’umanità. È la prima cucina al mondo a essere riconosciuta nella sua interezza. A deliberarlo, all’unanimità, è stato il Comitato intergovernativo dell’Unesco, riunito a New Delhi, in India.
Ansa
I vaccini a Rna messaggero contro il Covid favoriscono e velocizzano, se a dosi ripetute, la crescita di piccoli tumori già presenti nell’organismo e velocizzano la crescita di metastasi. È quanto emerge dalla letteratura scientifica e, in particolare, dagli esperimenti fatti in vitro sulle cellule e quelli sui topi, così come viene esposto nello studio pubblicato lo scorso 2 dicembre sulla rivista Mdpi da Ciro Isidoro, biologo, medico, patologo e oncologo sperimentale, nonché professore ordinario di patologia generale all’Università del Piemonte orientale di Novara. Lo studio è una review, ovvero una sintesi critica dei lavori scientifici pubblicati finora sull’argomento, e le conclusioni a cui arriva sono assai preoccupanti. Dai dati scientifici emerge che sia il vaccino a mRna contro il Covid sia lo stesso virus possono favorire la crescita di tumori e metastasi già esistenti. Inoltre, alla luce dei dati clinici a disposizione, emerge sempre più chiaramente che a questo rischio di tumori e metastasi «accelerati» appaiono più esposti i vaccinati con più dosi. Fa notare Isidoro: «Proprio a causa delle ripetute vaccinazioni i vaccinati sono più soggetti a contagiarsi e dunque - sebbene sia vero che il vaccino li protegge, ma temporaneamente, dal Covid grave - queste persone si ritrovano nella condizione di poter subire contemporaneamente i rischi oncologici provocati da vaccino e virus naturale messi insieme».
Sono diversi i meccanismi cellulari attraverso cui il vaccino può velocizzare l’andamento del cancro analizzati negli studi citati nella review di Isidoro, intitolata «Sars-Cov2 e vaccini anti-Covid-19 a mRna: Esiste un plausibile legame meccanicistico con il cancro?». Tra questi studi, alcuni rilevano che, in conseguenza della vaccinazione anti-Covid a mRna - e anche in conseguenza del Covid -, «si riduce Ace 2», enzima convertitore di una molecola chiamata angiotensina II, favorendo il permanere di questa molecola che favorisce a sua volta la proliferazione dei tumori. Altri dati analizzati nella review dimostrano inoltre che sia il virus che i vaccini di nuova generazione portano ad attivazione di geni e dunque all’attivazione di cellule tumorali. Altri dati ancora mostrano come sia il virus che il vaccino inibiscano l’espressione di proteine che proteggono dalle mutazioni del Dna.
Insomma, il vaccino anti-Covid, così come il virus, interferisce nei meccanismi cellulari di protezione dal cancro esponendo a maggiori rischi chi ha già una predisposizione genetica alla formazione di cellule tumorali e i malati oncologici con tumori dormienti, spiega Isidoro, facendo notare come i vaccinati con tre o più dosi si sono rivelati più esposti al contagio «perché il sistema immunitario in qualche modo viene ingannato e si adatta alla spike e dunque rende queste persone più suscettibili ad infettarsi».
Nella review anche alcune conferme agli esperimenti in vitro che arrivano dal mondo reale, come uno studio retrospettivo basato su un’ampia coorte di individui non vaccinati (595.007) e vaccinati (2.380.028) a Seul, che ha rilevato un’associazione tra vaccinazione e aumento del rischio di cancro alla tiroide, allo stomaco, al colon-retto, al polmone, al seno e alla prostata. «Questi dati se considerati nel loro insieme», spiega Isidoro, «convergono alla stessa conclusione: dovrebbero suscitare sospetti e stimolare una discussione nella comunità scientifica».
D’altra parte, anche Katalin Karikó, la biochimica vincitrice nel 2023 del Nobel per la Medicina proprio in virtù dei suoi studi sull’Rna applicati ai vaccini anti Covid, aveva parlato di questi possibili effetti collaterali di «acceleratore di tumori già esistenti». In particolare, in un’intervista rilasciata a Die Welt lo scorso gennaio, la ricercatrice ungherese aveva riferito della conversazione con una donna sulla quale, due giorni dopo l’inoculazione, era comparso «un grosso nodulo al seno». La signora aveva attribuito l’insorgenza del cancro al vaccino, mentre la scienziata lo escludeva ma tuttavia forniva una spiegazione del fenomeno: «Il cancro c’era già», spiegava Karikó, «e la vaccinazione ha dato una spinta in più al sistema immunitario, così che le cellule di difesa immunitaria si sono precipitate in gran numero sul nemico», sostenendo, infine, che il vaccino avrebbe consentito alla malcapitata di «scoprire più velocemente il cancro», affermazione che ha lasciato e ancor di più oggi lascia - alla luce di questo studio di Isidoro - irrisolti tanti interrogativi, soprattutto di fronte all’incremento in numero dei cosiddetti turbo-cancri e alla riattivazione di metastasi in malati oncologici, tutti eventi che si sono manifestati post vaccinazione anti- Covid e non hanno trovato altro tipo di plausibilità biologica diversa da una possibile correlazione con i preparati a mRna.
«Marginale il gabinetto di Speranza»
Mentre eravamo chiusi in casa durante il lockdown, il più lungo di tutti i Paesi occidentali, ognuno di noi era certo in cuor suo che i decisori che apparecchiavano ogni giorno alle 18 il tragico rito della lettura dei contagi e dei decessi sapessero ciò che stavano facendo. In realtà, al netto di un accettabile margine di impreparazione vista l’emergenza del tutto nuova, nelle tante stanze dei bottoni che il governo Pd-M5S di allora, guidato da Giuseppe Conte, aveva istituito, andavano tutti in ordine sparso. E l’audizione in commissione Covid del proctologo del San Raffaele Pierpaolo Sileri, allora viceministro alla Salute in quota 5 stelle, ha reso ancor più tangibile il livello d’improvvisazione e sciatteria di chi allora prese le decisioni e oggi è impegnato in tripli salti carpiati pur di rinnegarne la paternità. È il caso, ad esempio, del senatore Francesco Boccia del Pd, che ieri è intervenuto con zelante sollecitudine rivolgendo a Sileri alcune domande che son suonate più come ingannevoli asseverazioni. Una per tutte: «Io penso che il gabinetto del ministero della salute (guidato da Roberto Speranza, ndr) fosse assolutamente marginale, decidevano Protezione civile e coordinamento dei ministri». Il senso dell’intervento di Boccia non è difficile da cogliere: minimizzare le responsabilità del primo imputato della malagestione pandemica, Speranza, collega di partito di Boccia, e rovesciare gli oneri ora sul Cts, ora sulla Protezione civile, eventualmente sul governo ma in senso collegiale. «Puoi chiarire questi aspetti così li mettiamo a verbale?», ha chiesto Boccia a Sileri. L’ex sottosegretario alla salute, però, non ha dato la risposta desiderata: «Il mio ruolo era marginale», ha dichiarato Sileri, impegnato a sua volta a liberarsi del peso degli errori e delle omissioni in nome di un malcelato «io non c’ero, e se c’ero dormivo», «il Cts faceva la valutazione scientifica e la dava alla politica. Era il governo che poi decideva». Quello stesso governo dove Speranza, per forza di cose, allora era il componente più rilevante. Sileri ha dichiarato di essere stato isolato dai funzionari del ministero: «Alle riunioni non credo aver preso parte se non una volta» e «i Dpcm li ricevevo direttamente in aula, non ne avevo nemmeno una copia». Che questo racconto sia funzionale all’obiettivo di scaricare le responsabilità su altri, è un dato di fatto, ma l’immagine che ne esce è quella di decisori «inadeguati e tragicomici», come ebbe già ad ammettere l’altro sottosegretario Sandra Zampa (Pd).Anche sull’adozione dell’antiscientifica «terapia» a base di paracetamolo (Tachipirina) e vigile attesa, Sileri ha dichiarato di essere totalmente estraneo alla decisione: «Non so chi ha redatto la circolare del 30 novembre 2020 che dava agli antinfiammatori un ruolo marginale, ne ho scoperto l’esistenza soltanto dopo che era già uscita». Certo, ha ammesso, a novembre poteva essere dato maggiore spazio ai Fans perché «da marzo avevamo capito che non erano poi così malvagi». Bontà sua. Per Alice Buonguerrieri (Fdi) «è la conferma che la gestione del Covid affogasse nella confusione più assoluta». Boccia è tornato all’attacco anche sul piano pandemico: «Alcuni virologi hanno ribadito che era scientificamente impossibile averlo su Sars Cov-2, confermi?». «L'impatto era inatteso, ma ovviamente avere un piano pandemico aggiornato avrebbe fatto grosse differenze», ha replicato Sileri, che nel corso dell’audizione ha anche preso le distanze dalle misure suggerite dall’Oms che «aveva un grosso peso politico da parte dalla Cina». «I burocrati nominati da Speranza sono stati lasciati spadroneggiare per coprire le scelte errate dei vertici politici», è il commento di Antonella Zedda, vicepresidente dei senatori di Fratelli d’Italia, alla «chicca» emersa in commissione: un messaggio di fuoco che l’allora capo di gabinetto del ministero Goffredo Zaccardi indirizzò a Sileri («Stai buono o tiro fuori i dossier che ho nel cassetto», avrebbe scritto).In che mani siamo stati.
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