2020-04-21
Travaglio si prende il Cane a sei zampe. La nuova presidente è in quota «Fatto»
Certa la nomina in Eni di Lucia Calvosa. Matteo Renzi prova a rifarsi con Ernesto Carbone in Terna. Il braccio di ferro per le frattaglie dei cda non è un bello spettacolo. Non ce ne vogliano i diretti consiglieri, il termine non è riferito a loro. Ma alla gestione che i partiti ne hanno fatto in queste ore. A cominciare da un fatto che i contribuenti - e non solo - stentano a comprendere. Di fronte al coronavirus e alle ipotesi di ripartenza, il governo ha abdicato alle proprie responsabilità e ha scelto un manipolo di consulenti non eletti da inquadrare in oltre una dozzina di task force. A loro il compito di decidere delle nostre vite. Al contrario, è da oltre una settimana che le correnti dei 5 stelle e gli altri partiti di maggioranza litigano e discutono sulle liste delle partecipate pubbliche. Qual è il senso della politica e del potere ai tempi del coronavirus? Gli italiani si porranno la domanda a lungo, dal momento che gli sforzi dei partiti in tema di nomi per le partecipate hanno prodotto risultati discutibili. A cominciare dalla scalata dei 5 stelle e del Fatto Quotidiano all'Eni. Sebbene le liste nel momento in cui scriviamo non siano definitive, è data per fatta alla presidenza del Cane a sei zampe per Lucia Calvosa. professore di diritto commerciale a Pisa, è stata nel cda di Tim e di Mps come indipendente. Ora siede in quello della società che edita il Fatto di Marco Travaglio che per mesi ha sparato addosso a Claudio Descalzi con l'intento di disarcionarlo, evidentemente per conto dei 5 stelle. L'operazione non è riuscita. E per fortuna: cambiare manager adesso in un momento così complesso non solo per il coronavirus, ma anche per la situazione geopolitica nel Mediterraneo, sarebbe problematico. L'attuale ad dell'Eni, confermato appunto dal governo, è colui che ha creato la via egiziana all'energia e sviluppato i rapporti con molti leader del Medioriente. A partire proprio da Abdel Fattah Al Sisi. Un ad di impronta 5 stelle avrebbe potuto mettere a repentaglio il progetto Zohr, una valvola di sicurezza per il nostro Paese, di fronte anche a una Libia traballante. Così, vista la barriera, i 5 stelle hanno spostato l'attenzione sulla presidenza e portato a casa l'incarico per la Calvosa. aggiungendo tra le fila dei consiglieri anche Emanuele Piccinno, dal 2014 consulente legislativo alla Camera per il Movimento e molto vicino all'ex sottosegretario al Mise, Davide Crippa. Braccio di ferro anche attorno al nome di Federica Guidi, già ministro dello Sviluppo economico del governo Renzi. L'ex sindaco di Firenze ieri ha cercato di promuoverla nel consiglio di Eni, forse a mo' di risarcimento per i fatti di Tempa Rossa. Il nome del suo fidanzato era finito nelle intercettazioni della Procura di Potenza nel corso di un'indagine sullo smaltimento di rifiuti Eni di Viggiano. A pochi mesi dall'avvio dell'inchiesta di marzo 2016 il nome della Guidi è uscito pulito, ma nel frattempo aveva già dato le dimissioni da ministro. Oggi sembra pagare il nome del suo sponsor. Che l'ha affiancata nelle proposte a quello di Ernesto Carbone. L'ex deputato renziano è passato alla storia per l'hashtag #ciaone e per aver accompagnato il suo capo in Smart a suonare la campanella. Da due anni è tornato a esercitare come avvocato dopo aver fallito la rielezione in Parlamento. Per lui il segretario di Italia viva vedrebbe bene un posto in Terna. Per Mps, invece, dopo aver sponsorizzato un nome di ambiente confindustriale, Paolo Campinoti, ha poi spostato la mira su quello di Marco Bassilichi, fiorentino doc e con una lunga storia di relazioni con il Pd. Nessuno dei due nomi dovrebbe entrare però nella lista del Monte, così come i 5 stelle dopo aver incassato molti risultati (il numero uno di Terna e di Enav) si sono scontrati con Piazza Montegrappa, dove ha sede Leonardo. Qui per il cda sono stati proposti nell'ordine Elisabetta Trenta, già ministro alla Difesa e Carmine America, attuale consigliere della Farnesina e compagno di liceo di Luigi Di Maio. Sulla Trenta sono stati sollevati dubbi soprattutto dalla compagine più vicina a Di Maio che vede l'ex ministro, vicina alla fronda secessionista, come una possibile spina nel fianco. Anche per questo motivo e per le insistenze di Renzi, le liste promesse per ieri sera al momento in cui scriviamo non sono ancora state definite nella loro interezza. Confermati, ad e presidenti come da intese del weekend, si è andati avanti ore per le poltrone di livello più basso. Praticamente unico nome su cui c'è stata la totale unanimità quello di Luciano Carta, già capo di Stato maggiore della Gdf e attuale direttore dell'Aise (servizi esterni). La sua candidatura alla presidenza di Leonardo ha raccolto da subito consenso tra maggioranza e opposizioni. A partire dal premier Conte, consapevole di dover mettere mano con urgenza a una casella tanto delicata da non poter rimanere a lungo vacante, dove il generale Carta si è fatto apprezzare per il suo equilibrio.