2018-10-08
Trattiamoli bene. Se trascurate i piedi, soffre tutto il corpo
Il grande nemico delle estremità sono le scarpe. La soluzione non è girare scalzi ma variare le calzature: le ballerine, portate tutti i giorni, sono peggio dei tacchi. Dalle unità di misura all'Ultima cena. La loro importanza per la storia e l'arte. Come saranno nel futuro: più simili alla mano o privi delle dita. La delizia dei feticisti è un flagello per chi soffre di «podofobia». Lo speciale contiene quattro articoli. L'estate è mutata nell'autunno, del quale abbiamo celebrato l'equinozio due settimane fa, le vacanze sono finite per tutti e anche per l'estremità più importante che abbiamo: i piedi. Dopo aver vissuto in totale libertà per tre mesi, i nostri hanno dovuto lasciare sandali e scarpe aperte per tornare ad accucciarsi in calze e calzature chiuse, onde proteggersi da freddo e umidità. E fra un po' avranno a che fare con piogge, gelo e neve. Se le mani sono idealmente i nostri rami, i piedi sono le nostre radici. Mobili. Perché, grazie ai piedi, stiamo eretti in equilibrio, ma ci spostiamo anche . Molte persone, soprattutto gli uomini, si disinteressano completamente della cura funzionale e anche estetica degli stessi: sbagliano. I piedi sono una parte importantissima del nostro corpo. Collegati alle gambe per il tramite delle caviglie, i piedi, come le mani, originano da strutture che, identiche nell'embrione, durante il suo sviluppo poi si differenziano (non ci pensiamo mai, ma i piedi sono un po' le nostre mani basse, lo sa chi si diverte a coltivarne la prensilità). Entrambi, infatti, hanno cinque dita per arto. Ma esistono anche i piedi esadattili, con sei dita, e più raramente polidattili anche detti iperdattili, con più di sei dita. Per converso, ci sono i piedi sindattili, laddove due o più dita sono unite. In ogni caso, è importante riscoprire il piacere di avere cura di queste estremità. Perché il piede è il nostro sostegno in molti sensi. Non solo è una struttura biodinamica ossea e muscolare che ci permette la postura eretta e il movimento, è anche la seconda pompa circolatoria dopo il cuore. Secondo una ricerca della Scholl, l'azienda americana fondata dal dottor William Mathias Scholl , che negli anni Sessanta fece furore con i suoi zoccoli anatomici in legno di faggio indossati anche dalle dive, diventando un'immortale azienda punto di riferimento per calzature ortopediche e prodotti di ogni tipo per il benessere del piede, le donne si occupano dei propri piedi più degli uomini: l'82% di loro lo fa di più in estate e ogni 15 giorni. I disturbi a carico del piede più diffusi sono: piedi doloranti (28%), ispessimento della pelle (26%), pelle secca (19%), cattivo odore (19%), piedi freddi (19%), eccessiva sudorazione (15%). Ancora: callosità (22%), bolle e vesciche (16%), unghie incarnite (16%), problemi di circolazione (7%), micosi dell'unghia (5%). Come evitarli? Il dolore ai piedi, bolle e vesciche, unghie incarnite, perfino le micosi dell'unghia possono dipendere da scarpe troppo corte, troppo strette, troppo alte o tutt'e tre insieme. Osservate i vostri piedi dall'alto, davanti e dietro, divertitevi a misurarli con un metro: hanno una forma più vicina a un triangolo che a un rettangolo, la punta del quale corrisponde al tallone, mentre la base del triangolo è la punta del piede, con le sue dita che occupano un'area più larga di quella del tallone e in più si possono allargare. Guardate poi la maggior parte delle scarpe: la forma paratriangolare che spesso hanno è opposta a quella del piede. Nella scarpa, la parte del tallone è più larga della punta, in maniera estrema quando la punta della scarpa è letteralmente appuntita, ma anche quando quest'ultima è arrotondata. Ciò accorpa le dita, premendo soprattutto su alluce e mignolo. Tanto che le calzature realizzate seguendo la naturale forma del piede sono considerate alternative ed ortopediche, proprio perché le altre, normali, non la seguono. Forma, ma anche lunghezza. La scarpa perfetta deve lasciare mezzo centimetro di spazio davanti alle dita dei piedi, perché il piede, al suo interno, deve potere avere gioco durante la camminata. Ormai, l'automatismo che la scarpa comoda sia esteticamente brutta e quella bella debba per forza far soffrire, soprattutto nel caso di quelle femminili, è ampiamente superato. I marchi di scarpe comode negli ultimi decenni hanno sempre più strizzato l'occhio all'estetica e il mercato offre un'ampia varietà di modelli con tacco sexy ma con plantare interno che le rende più facili da calzare anche tutto il giorno. Infinito è anche il settore degli ausili da inserire da sé nelle scarpe. Dalle solette in schiuma ricoperte di pelle, i cosiddetti plantari anatomici, che amplificano la curva del piede evitando che abbia una posizione nella scarpa troppo piatta, perché la pianta del piede presenta una curva detta volta plantare che va rispettata, ai cuscinetti in silicone da porre in corrispondenza dell'articolazione del metatarso (il punto più dolorante dopo dodici ore di tacchi). C'è veramente di tutto per chi vuol rendere più confortevoli delle scarpe che non lo sarebbero. Il «problema» fondamentale dei piedi, infatti, ciò che ne perpetua lo stato in salute oppure lo danneggia, sono innanzitutto le scarpe. Col passare del tempo, la scarpa è diventata un oggetto decorativo più che funzionale. Il tacco, che viene considerato comodo fino a quattro centimetri e a forma di cubo, si è man mano allungato e assottigliato: quale donna non ha nel guardaroba almeno un paio di décolleté con tacco a spillo di dodici centimetri, magari a punta strettissima? Calzare ogni giorno scarpe simili apporta certamente un sostegno all'autostima, ma allo stesso tempo attenta al piede, che risulta innaturalmente piegato in due, rialzato dal suolo di molti centimetri ma solo sotto al tallone e stritolato all'altezza delle dita. Le scarpe nascono, storicamente, non per seviziare il piede, ma per proteggerlo dal suolo durante il cammino. Il terreno ideale sul quale camminare scalzi - oggi lo sappiamo - è la sabbia. È un suolo morbido che il piede, camminandoci sopra nudo, plasma con la sua naturale forma arcuata. La base della salute dei piedi risiede proprio in questo: che il piede si possa muovere nella scarpa quasi come se fosse scalzo, che non sia costretto in una calzatura-gabbia che ne mina la posizione naturale, la circolazione sanguigna e la disposizione ossea e muscolare. Secondo alcuni, la soluzione sarebbe liberarsi completamente delle scarpe. Dagli scalzisti a coloro che al posto delle scarpe indossano una sorta di guanti da piede in tessuto tecnico con forma delle cinque dita, si diffonde sempre di più l'idea che l'unico rapporto saggio con la scarpa sia abbandonarla. Non è così. Dal punto di vista igienico, lo scalzismo è assai pericoloso. Altrettanto lo è dal punto di vista termico e circolatorio: farsi congelare i piedi andando in giro scalzi, d'inverno, non è un'idea per nulla geniale. In più, c'è l'aspetto culturale e antropologico: la scarpa sarà pure una convenzione «borghese» e «liberticida», tuttavia siamo esseri umani inseriti in contesti sociali di una certa civiltà e non scimmioni allo stato brado che vanno in giro a corpo e piedi nudi. La soluzione vera sta nella scarpa comoda, non nella rottamazione della scarpa.Gli antichi lo sapevano bene. Le scarpe greche e romane non avevano tacchi, ma una suola dello stesso spessore per tutto il piede, magari chiodata, che aiutava ad attutire gli urti, e la forma assecondava quella del piede (a punta larga). Oggi la moda, diciamo così, è cambiata, ma è possibile tutelarsi da eccessivi danni con pochi trucchi. Per evitare le unghie incarnite bisogna tagliarle regolarmente senza arrotondarle troppo in profondità: una forma quadrata è migliore perché, se tagliate a semicerchio, crescendo possono penetrare nella carne. Altro accorgimento è quello di alternare scarpe che costringono troppo le dita a scarpe che le custodiscono ma le fanno stare rilassate: oggi tacchi similgrattacielo, domani scarpe da ginnastica, dopodomani mezzo tacco e così via. Le stesse scarpe, questo vale anche per gli uomini, non andrebbero mai portate per troppi giorni di seguito. Alternarle è importante. È errato poi credere che la scarpa piatta e rasoterra come la ballerina sia migliore della décolleté a punta con tacco a spillo vertiginoso: nella ballerina - a meno che non sia ortopedica - il piede sta troppo piatto e non è tutelato dalla durezza dell'asfalto. Usare solo ballerine ultrapiatte può creare vari problemi, come la spina calcaneare o dolorose talloniti, quindi alternare alternare alternare. Con buona pace degli animalisti estremi, la calzatura migliore è quella in pelle, perché permette una minima traspirazione che la scarpa di altri materiali sintetici proprio non consente: gli stivali da pioggia, per esempio, fatti di plastica, sono molto belli e vanno sempre più di moda, ma fate caso a come sembrano letteralmente lessati i piedi dopo una giornata intera che li si è tenuti su. Un trucco consiste nell'inserirci dentro delle solette morbide antisudore oppure nell'usarli con calze di puro cotone o pura lana, che permettono una traspirazione e un assorbimento del sudore naturali. Possiamo poi intervenire «dopo» aver indossato le scarpe, ossia a fine giornata. Camminare scalzi in casa è carino, ma non dovremmo farlo per molto tempo: meglio indossare pantofole o scarpe da ginnastica, sempre dalla pianta larga e comoda. Molto utili sono anche pediluvi e massaggi. Il pediluvio rientra nella sfera dell'idroterapia e prevede che si immergano i piedi in un catino con acqua e sostanze funzionali. Soffrendo di piedi freddi, oppure in inverno, il pediluvio ideale è con acqua calda (circa 37 gradi), da cinque a venti minuti. Rilassante e confortante, si tratta di una coccola che aiuta a rilassare la muscolatura dei piedi e a stimolarne l'irrorazione sanguigna che la scarpa può aver contrastato. Se il pediluvio caldo dilata i vasi sanguigni, quello freddo li restringe, può avere azione antidolorifica e antinfiammatoria e, d'estate, rinfresca. L'ammollo nel pediluvio freddo deve durare poco, al massimo qualche minuto. Nell'acqua è sconsigliato aggiungere sapone liquido, i piedi si lavano prima: al momento del pediluvio si opti piuttosto per il sale marino, che sgonfia, ma senza esagerare, perché la sua proprietà osmotica può seccare troppo la pelle e vanificare l'intento del pediluvio. Ottimo anche il bicarbonato, che ammorbidisce la pelle, e poi poche gocce di olio essenziale di lavanda o di geranio per un pediluvio rilassante, menta piperita, rosmarino, limone, per uno rivitalizzante, salvia per eccessiva sudorazione, ippocastano per piedi gonfi. Dopo l'immersione, si asciugano benissimo i piedi e poi si idratano. Esistono creme per ogni problematica che si vuole combattere, ottime sono quelle con più ingredienti naturali possibile, perché i piedi, con la loro pelle più spessa in corrispondenza della pianta del piede e in particolar modo del tallone, hanno bisogno di idratazione e nutrimento decisamente generosi: la regola fondamentale è che più sono grasso-oleose, meglio è. Nel mettere la crema, si può effettuare un bel massaggio. La manipolazione del piede non è mai abbastanza: massaggiando interveniamo a vivificare una zona che può essere stata fortemente penalizzata dall'uso delle calzature. Se ci pensate, nessuna parte del nostro corpo è sottoposta a costrizione come i piedi. Un massaggio professionale sarebbe certamente l'ideale, magari dal riflessologo (la riflessologia plantare è una terapia olistica basata sull'ipotesi, non scientificamente provata, ma considerata vera soprattutto in Oriente, che ogni punto del piede e della mano siano collegati a organi e ghiandole del corpo, perciò le microstimolazioni sono mirate). Ma anche l'automassaggio, con una buona crema, magari nei giorni tra un massaggio professionale e l'altro, fa bene. Quanto all'odore, il piede ha le stesse ghiandole sudoripare delle mani, solo che le mani sono libere e possono essere lavate più volte durante la giornata, i piedi no. Anche le scarpe vanno pulite all'interno: quelle in pelle con un detergente apposito, ma anche uno sgrassatore e dell'ovatta saranno sufficienti, quelle da ginnastica vanno lavate in lavatrice o a mano. Consigliato anche l'uso di deodoranti per i piedi o per le scarpe: qualcuno usa anche polverizzare col macinacaffè salvia e rosmarino e spargerne un po' nelle scarpe, tuttavia lo spray resta la soluzione più pratica. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem3" data-id="3" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trattiamoli-bene-se-trascurate-i-piedi-soffre-tutto-il-corpo-2610718658.html?rebelltitem=3#rebelltitem3" data-basename="dalle-unita-di-misura-allultima-cena-la-loro-importanza-per-la-storia-e-larte" data-post-id="2610718658" data-published-at="1757825466" data-use-pagination="False"> Dalle unità di misura all’Ultima cena. La loro importanza per la storia e l’arte Se ci si mette a riflettere, il piede ha costruito un piccolo impero, rispetto ad altre parti del corpo, in molti ambiti culturali. Nella lingua, «piede» è unità di misura dal medioevo in poi, e la stessa si chiamava «piede romano» nell'antica Roma. Con «piede» si indica anche l'unità ritmica della poesia greca e latina, il «piede dell'albero» è la base del suo tronco e il «piede di pagina» è il fondo della pagina. Il piede ha un ruolo importante anche nella cultura cattolica: il rito della lavanda dei piedi nasce da quella che Gesù effettuò ai discepoli durante l'Ultima cena. «Quando dunque ebbe lavato loro i piedi e riprese le vesti, sedette di nuovo e disse loro: Sapete ciò che vi ho fatto? Voi mi chiamate Maestro e Signore e dite bene, perché lo sono. Se dunque Io, il Signore e il Maestro, ho lavato i vostri piedi, anche voi dovete lavarvi i piedi gli uni gli altri. Vi ho dato infatti l'esempio, perché come ho fatto Io, facciate anche voi», racconta il Vangelo di Giovanni, istituendo il rituale del lavaggio dei piedi come gesto di umiltà nei confronti dell'altro. la Chiesa cattolica, infatti, prevede il lavaggio dei piedi nella Messa in Cena Domini che rievoca l'Ultima cena, durante la liturgia del Giovedì Santo che dà inizio al Triduo pasquale. I piedi hanno valenza anche nella nostra storia dell'arte. Nel Cristo morto, Andrea Mantegna raffigura il Cristo morto e disteso ponendo in prima prospettiva i piedi forati dalla crocefissione, realizzando uno dei capolavori della pittura rinascimentale. Nella Madonna dei Pellegrini, il Caravaggio dipinge i piedi del pellegrino, che sono stanchi e sporchi per il viaggio, molto diversi da quelli iconograficamente e simbolicamente nobili di Maria. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem1" data-id="1" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trattiamoli-bene-se-trascurate-i-piedi-soffre-tutto-il-corpo-2610718658.html?rebelltitem=1#rebelltitem1" data-basename="come-saranno-nel-futuro-piu-simili-alla-mano-o-privi-delle-dita" data-post-id="2610718658" data-published-at="1757825466" data-use-pagination="False"> Come saranno nel futuro: più simili alla mano o privi delle dita Secondo lo scienziato Matthew Skinner, paleoantropologo all'Università del Kent, tra 3.000 anni, nel 5.000, i possibili scenari evoluzionistici saranno tre: la colonizzazione da parte della Terra di un altro pianeta, dove ci nutriremo con pillole e liquidi e probabilmente non avremo più i denti o li avremo più piccoli e i piedi, che non serviranno più a camminare, svilupperanno un alluce opponibile funzionando come ora fanno le mani; una seconda era glaciale, per cui avremo pelle più chiara allo scopo di produrre vitamina D senza la luce solare di oggi e più peli per proteggerci dal freddo; un mondo acquatico, nel quale le nostre mani e i nostri piedi diventeranno palmati perché ci muoveremo soprattutto nuotando. Altra previsione sul futuro è quella dell'antropologo e professore dell'Università di Mosca Stanislav Drobyshevski. Per lui la pelle diventerà più scura a causa degli incroci razziali e dai piedi scompariranno le dita: intervistato da Komsomólskaya Pravda ha spiegato che il perone si fonderà con la tibia: non essendo più necessario arrampicarsi sugli alberi con i piedi prensili, come facevano i nostri antenati, perderemo la mobilità di quelle ossa e poi le dita dei piedi. Naturalmente sono prospettive bizzarre e incerte. In attesa di questi possibili cambiamenti, tuttavia, conviene continuare a prestare attenzione ai nostri piedi, dedicando loro ogni cura possibile. <div class="rebellt-item col1" id="rebelltitem2" data-id="2" data-reload-ads="false" data-is-image="False" data-href="https://www.laverita.info/trattiamoli-bene-se-trascurate-i-piedi-soffre-tutto-il-corpo-2610718658.html?rebelltitem=2#rebelltitem2" data-basename="la-delizia-dei-feticisti-e-un-flagello-per-chi-soffre-di-podofobia" data-post-id="2610718658" data-published-at="1757825466" data-use-pagination="False"> La delizia dei feticisti è un flagello per chi soffre di «podofobia» La podofilia è molto nota, soprattutto come feticismo del piede. Diffuso sia nel mondo eterosessuale sia in quello omosessuale, si tratta di un desiderio sessuale rivolto verso i piedi ed è il feticismo - cioè lo spostamento del desiderio verso una parte del corpo oggettualizzata o direttamente un oggetto - più diffuso. Alfred Binet, psicologo francese, è stato il primo a utilizzare il termine feticismo: il suo tomo Il feticismo in amore fu studiato anche da Sigmund Freud. In esso, distingueva tra feticismo grande e piccolo e stabiliva che il feticismo grande fosse patologico, in quanto desiderio esclusivo. Freud affermava che nel piede femminile si vedesse una specie di fallo della donna, profilando un collegamento tra omosessualità e podofilia. Spiegava anche che la pulsione di guardare direttamente al genitale fosse poi stata spostata sul piede e sulla scarpa in quanto non vietata. Non metteremmo la mano sul fuoco che Freud avesse in bocca la verità e va anche detto che è molto più normale una considerazione «inclusiva» del piede nel contesto del corpo che una escludente: come ogni altra parte del corpo, anche il piede ha il suo fascino ed è normale preferirne uno bello e curato a uno brutto e trascurato. Contraltare della podofilia è la podofobia. Consiste in una fobia che rende disgustoso e ansiogeno vedere i piedi nudi altrui. Chi ne soffre chiede al partner di coprirsi i piedi, soprattutto nell'intimità, e prova disagio in estate in spiaggia, per esempio, dove i piedi di tutti sono nudi. Anche qui, dobbiamo chiederci se di fronte a certi piedi decisamente mal tenuti una reazione podofobica non sia più normale che patologica…