2023-07-05
La transizione energetica è uno slogan bugiardo. Il fossile non è sostituibile
Il contributo di petrolio, carbone e gas alla produzione di energia non varia da 50 anni. E il loro uso sale nei Paesi «virtuosi»: gli impianti delle rinnovabili ne hanno bisogno...Dobbiamo esserne consapevoli: non ci sarà alcuna transizione energetica. Non nei termini che ci raccontano, almeno. Dalla notte dei tempi fino a un paio di secoli fa l’umanità è stata alimentata a legna da ardere e forza muscolare di animali e di schiavi. Oggi viviamo nel pieno di una compiuta transizione energetica, occorsa non certo per imposizione di legge. Cominciava due secoli fa, quando col carbone facevano capolino i combustibili fossili. Cent’anni dopo (1923), questi (per lo più il carbone) contribuivano quasi al 60%. Altri cinquant’anni (1973) e il loro contributo saliva all’80%, con un più equilibrato mix tra petrolio, carbone e gas. Ed è da 50 anni che mantengono quel mix e quel contributo.Fino a pochi anni prima di due secoli fa nessuno immaginava la transizione energetica che avrebbe rivoluzionato il mondo. Allo stesso modo, oggi non possiamo immaginare come sarà la prossima transizione energetica. Ma non avverrà certo con la forza delle leggi dei Parlamenti. Se queste leggi non verranno fermate, pagheremo caro il prezzo.Dobbiamo esserne consapevoli: il mondo non può esistere senza combustibili fossili. Il petrolio serve non solo per i carburanti per l’autotrazione, per l’asfalto delle strade, per la produzione di plastiche e materiali sintetici per migliaia di prodotti che usiamo quotidianamente. Serve anche per produrre il lubrificante per le turbine eoliche che i Verdi ci stanno imponendo di installare, con la promessa - illusi! - che non si userà più petrolio. A occhio e croce, trecento litri di lubrificante l’anno per ogni turbina eolica. Nella sola Italia ne avremo 10.000 di turbine: 3 milioni di litri l’anno di lubrificante da ottenere dal petrolio. Gli impianti eolici hanno bisogno del petrolio.I combustibili fossili (principalmente carbone e gas naturale) forniscono al mondo il 60% dell’elettricità che gli serve. Un altro 25% è fornito dall’idroelettrico e dal nucleare. E poi ci sono gli impianti che trattano i rifiuti solidi urbani e la geotermia. Ciò che ha cambiato il mondo è la disponibilità h24 di energia e questa è possibile grazie a carbone, petrolio, gas, nucleare, idroelettrico, geotermia e incenerimento di rifiuti solidi urbani. Il mondo è tappezzato di parchi eolici e fotovoltaici, trilioni di dollari delle tasse dei contribuenti sono finiti nelle tasche degli imbonitori eolici e fotovoltaici, ma questi in cambio danno quasi niente e quel poco che danno lo fanno a capriccio del vento e del sole.Un’altra bugia che ci raccontano è quella dell’accumulo. Al momento, gli impianti d’accumulo coprono mezzo gigawattora elettrico. Come mai? I conti son presto fatti. Gli impianti d’accumulo costano un miliardo di euro per gigawattora; quando assorbe poco (nelle ore notturne) l’Italia assorbe almeno 30 GW: moltiplicando per le 17 ore di sicuro buio, fanno 500 GWh d’energia elettrica; cioè 500 miliardi d’euro per i soli impianti d’accumulo. Sempreché si abbia la garanzia che di giorno ci sia qualcosa da accumulare per la notte. Con 1.000 miliardi di euro potremmo garantirci energia elettrica almeno per due giorni nuvolosi e di bonaccia consecutivi? No, perché in quel caso l’accumulo verrebbe impiegato per coprire la domanda di giorno. E 1.000 miliardi d’euro sono appena la metà del nostro Pil. Insomma, non c’è fine.E i Paesi virtuosi? Non esistono Paesi virtuosi. La Danimarca? Si vanta di produrre il 60% d’elettricità col vento. Sciocchezze: la Danimarca si garantisce la stabilità elettrica con le importazioni dall’idroelettrico norvegese. E la Germania? Assilla l’intera Ue, ma negli ultimi 3 anni ha aumentato di 7 punti percentuali l’uso di combustibili fossili. E il Giappone dopo Fukushima? Il Giappone sta smantellando il suo parco eolico offshore proprio nella prefettura di Fukushima, ha deciso di mantenere il carbone come una delle sue principali fonti di energia elettrica, e ha pianificato la costruzione di 22 nuovi impianti a carbone entro il 2025.E l’idrogeno? Già, l’idrogeno, il carburante che non c’è, il carburante che non è trasportabile. Il carburante che ci seppellirà con una fragorosa risata. Non so quale genio ha detto che vorrebbe trasportarlo nei gasdotti esistenti: impossibile. Dobbiamo esserne consapevoli: il mondo ha bisogno di disponibilità d’energia a basso costo. Un piano sensato per il 2050 dovrebbe prevedere lo smantellamento dei parchi eolici e fotovoltaici e l’avvio di impianti nucleari nei Paesi avanzati e a carbone in quelli in via di sviluppo e sottosviluppati. Se questo non si fa, il peso numerico di questi ultimi spazzerà via i pochi (finora) privilegiati. E questi saranno spazzati via dalla loro cecità.
Nucleare sì, nucleare no? Ne parliamo con Giovanni Brussato, ingegnere esperto di energia e materiali critici che ci spiega come il nucleare risolverebbe tutti i problemi dell'approvvigionamento energetico. Ma adesso serve la volontà politica per ripartire.