«Non si limita a violare i locali», ha detto Cregan, «ma entra direttamente nel cuore della scuola, aggirandosi per i corridoi anche quando non ne ha il diritto. È una presenza maligna e minacciosa, un intruso che perseguita la scuola, i suoi insegnanti e i suoi alunni. Ma questa è una strategia deliberata: una strategia di confronto. Confrontarsi con il preside, confrontarsi con il vescovo, confrontarsi con la scuola, confrontarsi con le guardie di sicurezza; confrontarsi con i tribunali». Secondo il giudice, l’insegnante irlandese è in cerca di celebrità, ha addirittura qualcosa da nascondere sulle sue entrate, mente ed è pericoloso.
Probabilmente una affermazione è vera: quella di Enoch Burke è una strategia deliberata, utile a far discutere del suo caso. Una vicenda che ha dell’incredibile e avviene in Europa nel silenzio pressoché totale dei nostri media. Burke è stato sospeso dalla Wilson’s Hospital School nell’Irlanda centrale nell’agosto 2022 perché si è rifiutato di usare i pronomi richiesti da uno studente transgender. L’insegnante ha rifiutato di scusarsi, così la scuola lo ha licenziato e ha ottenuto un’ingiunzione del tribunale che gli impediva di entrare nell’edificio. Che si possa perdere il posto di lavoro perché ci si rifiuta di usare un pronome è decisamente assurdo, oltre che lievemente autoritario. Ma in Europa cose del genere non suscitano scandalo.
Ci si preoccupa e ci si indigna molto, anche in Italia, per la sorte di Géza Buzás-Hábel, attivista omosessuale rom fra gli organizzatori del gay pride svoltosi il 4 ottobre a Pecs, in Ungheria. Géza ha deliberatamente violato la legge ungherese che proibisce le parate dell’orgoglio, e per questo motivo rischia un anno di carcere. Ed è comprensibile che si ritenga ingiusto che qualcuno, nel Vecchio continente, possa rischiare il carcere per avere messo in piedi una manifestazione. Purtroppo la stessa enfasi non è posta sul caso di Burke. Anzi, nei suoi riguardi si scrive di tutto allo scopo di denigrarlo, di farlo passare come un pazzo che si ostina a violare la legge. E non ci si scandalizza se lo portano in tribunale con una catena che pare un guinzaglio, né per questo lo si candida alle elezioni.
A dirla tutta, le cose stanno in po’ diversamente da come vengono di solito raccontate. È vero, nonostante il divieto l’insegnante irlandese ha continuato a presentarsi nella sua ex scuola. Per questo motivo è stato incarcerato per la prima volta per oltraggio alla corte nel settembre 2022, dato che aveva ignorato l’ordinanza del tribunale. Altre tre incarcerazioni sono seguite, l’ultima di recente. Dal 2024, poi, Enoch viene condannato a pagare 700 euro ogni volta che si presenta a scuola. Ad ora deve allo Stato irlandese circa 225.000 euro.
La sua, con tutta evidenza, è una protesta politica e umanitaria. Una incredibile e caparbia dimostrazione di tenacia nella lotta contro il politicamente corretto fattosi regime che lo ha costretto a perdere il lavoro, lo stipendio e i diritti. Presentandosi davanti alla Wilson’s School lo scorso agosto, Burke ha dichiarato: «Ecco dove dovrei essere oggi. Non solo devo stare in corridoio e non posso insegnare e fare il mio dovere, ma mi stanno anche togliendo lo stipendio. Vengo ancora pagato, ho qui in tasca la mia busta paga, sono ancora in busta paga. Questo è il mio stipendio, questo è ciò a cui ho diritto, ogni centesimo viene dirottato dal mio conto a causa del Procuratore generale di questo governo».
In realtà, a differenza di ciò che afferma il giudice che continua a rimandarlo in prigione, Burke è punito per le sue idee. Se viola le ordinanze del tribunale è per disobbedienza civile nei riguardi di chi lo ha messo alla gogna proprio in virtù delle sue posizioni sul tema trans. Se Burke manifestasse per una causa diversa magari opposta, sarebbe trattato da eroe. Ma è soltanto un cristiano un po’ conservatore, e sappiamo come vanno queste cose. Come del resto accade anche in Italia, la libertà di pensiero vale soltanto per i pochi eletti, per i presunti buoni, non per gli altri. Burke resta in carcere, l’Europa liberale per lui non ha tempo: deve occuparsi di altri attivisti.