2023-08-11
Trans finisce nel carcere femminile e mette incinta la compagna di cella
In Spagna un detenuto, uomo a tutti gli effetti, ha detto di «sentirsi» dell’altro sesso ottenendo il trasferimento nel penitenziario riservato alle donne. Dove ha avuto una relazione con una prigioniera che ora vuole abortire.Quando una situazione assume tinte grottesche e inquietanti, siamo soliti usare l’aggettivo «kafkiano», in onore del celebre scrittore boemo. Eppure, se fosse vissuto ai nostri giorni, con ogni probabilità anche Franz Kafka sarebbe rimasto allibito di fronte a quel teatro dell’assurdo che è diventato il mondo Lgbt. L’ultima notizia surreale che riguarda l’universo arcobaleno arriva fresca fresca dalla Spagna. Nel penitenziario di Alicante, noto come carcere Fontcalent, una «donna trans», e cioè un uomo, ha messo incinta una sua compagna di cella.La vicenda, in effetti, ha risvolti inequivocabilmente kafkiani. Il detenuto, com’era normale che fosse, stava scontando la sua pena nell’ala maschile della prigione. Poi, però, dopo diversi anni di detenzione, ecco che gli viene il classico colpo di genio: dall’oggi al domani, l’uomo ha iniziato a identificarsi come donna. E questo in mancanza di qualsiasi forma di «transizione»: cure ormonali, interventi chirurgici, niente di niente. Tant’è che il detenuto figura tuttora come maschio sui propri documenti di identità. Sono questi, del resto, i mirabolanti effetti dell’«autopercezione di genere», o «self id». Quella, tanto per intendersi, che il prode Alessandro Zan aveva inserito nel disegno di legge che porta il suo nome. Disegno di legge ormai finito sul binario morto.Insomma, sfruttando la legislazione iberica «trans friendly», l’uomo ha scelto in totale libertà un nome da donna e, pur essendo un uomo fatto e finito, ha chiesto di essere trasferito nel braccio che ospita la popolazione carceraria femminile. Richiesta accolta, ovviamente, e ci mancherebbe pure. Ottenuto il trasferimento, il detenuto ha dato inizio a una relazione con una compagna di cella. Relazione che, alla fine, ha fruttato anche una gravidanza. Come riferiscono fonti interne alla prigione di Alicante, la gestante avrebbe espresso il desiderio di abortire, ma finora non l’ha fatto.Ma che cosa dice, appunto, il codice penitenziario spagnolo? Ebbene l’assegnazione dei detenuti ai bracci maschile o femminile avveniva secondo criteri puramente biologici, cioè considerando l’«identità sessuale apparente» e «tenendo conto delle caratteristiche fisiologiche e dell’aspetto esteriore». Nel 2006, tuttavia, si è cominciato a dare spazio all’«identità di genere psicosociale». Tradotto in soldoni: non importa di quale apparato riproduttivo è dotato il detenuto (o detenuta). A contare è, appunto, l’autopercezione. Tutto ciò che serve è, semplicemente, una perizia psicologica che appuri la presenza di una «disforia di genere» per un periodo di almeno dodici mesi e, inoltre, «l’assenza di disturbi di personalità che potrebbero avere un’influenza determinante sulla scelta» di cambiare identità.Malgrado una normativa molto lasca e senz’altro benevola verso i «cambi di casacca», le cose potrebbero addirittura peggiorare con la nuova «legge trans». Fortemente voluta da Irene Montero, l’allora ministro dell’Uguaglianza nonché moglie del fondatore di Podemos, Pablo Iglesias, la legge è stata approvata dal Parlamento spagnolo lo scorso dicembre. Da allora qualsiasi cittadino spagnolo di almeno 16 anni ha la facoltà, su semplice richiesta, di modificare l’indicazione del proprio sesso nel registro dello stato civile. Tre mesi dopo la richiesta ufficiale, gli basta soltanto confermare la sua scelta. Inoltre, per snellire l’iter burocratico, non è più necessario andare in tribunale, né fornire prove mediche. Soprattutto, non c’è più bisogno di ricevere cure ormonali che, fino al 2022, dovevano durare almeno due anni. Anche in ambito penitenziario, pertanto, le pratiche per farsi assegnare un altro sesso (e un’altra cella) dovrebbero essere ulteriormente facilitate. Allo stato attuale, se escludiamo Catalogna e Paesi baschi, si contano 79 detenuti trans nelle carceri spagnole. Non sono però disponibili i dati sulle richieste di riassegnazione per il periodo successivo all’entrata in vigore della nuova normativa.In ogni caso, il problema dei trans nelle prigioni femminili è diventato di scottante attualità soprattutto nel mondo anglosassone. Lo scorso gennaio, ad esempio, aveva suscitato grande scandalo il caso di un trans scozzese. Adam Graham, poi ribattezzato Isla Bryson, era stato condannato per aver stuprato due donne nel 2016 e nel 2019. Tuttavia, quando si è trattato di scontare la pena, ecco che Graham ha iniziato ad autoidentificarsi come donna, pur essendo un uomo dalla testa ai piedi (e anche nel mezzo). Dopo settimane di polemiche, alla fine Graham è stato trasferito in un carcere maschile. Ma di casi simili se ne contano a decine anche in Canada, dove diverse detenute hanno denunciato molestie e stupri perpetrati da trans che, malgrado la loro identità percepita, sono tuttora dotati di apparato riproduttivo maschile.