2019-11-12
Tra Conte e Merkel è il solito bluff. «Sull’immigrazione intervenga l’Ue»
La cancelliera a Roma con il premier, che chiede una gestione europea della crisi senza avanzare alcuna proposta concreta.Angela Merkel e Giuseppe Conte. I due si sono rivisti ieri sera a Roma, Villa Pamphilj. La memoria corre al 31 gennaio scorso, quando i due capi di governo si trovarono alla buvette del vertice di Davos e l'uno spiegò all'altra in due minuti il succo della politica italiana. «Il M5s è in calo nei sondaggi e sono preoccupati perché Salvini è al 35-36% e loro scendono al 27-26%», disse Conte. Il nostro premier chiese quindi consiglio sui temi da utilizzare nell'imminente campagna elettorale europea, in particolare sull'immigrazione perché «Salvini chiude tutto». Poi Conte estrasse gli artigli: «Angela, non ti preoccupare, la mia forza è che se io dico “ora la smettiamo" loro non litigano». E alla domanda della Merkel se Matteo Salvini fosse contro la Francia e la Germania e Luigi Di Maio solo contro i francesi, Giuseppi rispose: «Salvini è contro tutti».Da gennaio a novembre la situazione è profondamente cambiata: il leader della Lega sta all'opposizione anche se nei sondaggi continua a viaggiare su quelle percentuali, il M5s è caduto dal 27 al 20% e la cancelliera non è più guardinga verso i 5 stelle, che sono risultati determinanti per eleggere la sua candidata alla guida della Commissione Ue, Ursula von der Leyen, ottenendo in cambio indulgenza sui conti pubblici. In compenso, Conte resta sempre inascoltato quando apre bocca e continua ad avere bisogno di essere puntellato da Berlino. Ed ecco che i due, sotto la pioggia romana, s'incontrano di nuovo.Sul tavolo della cena a Villa Pamphilj c'è il difficile momento politico del governo italiano e questioni di politica industriale che interessano entrambi i Paesi. «Ci ripromettiamo collaborazione e confronto sulle soluzioni tecnologiche da adottare», ha detto Conte in relazione alla crisi dell'acciaio. Nessun accenno alla crisi Alitalia, su cui ha manifestato interesse la compagnia di bandiera tedesca Lufthansa. Giuseppi ha bisogno del sostegno della Merkel nella fase in cui deve fare approvare una manovra di bilancio che provoca profonde spaccature all'interno stesso della maggioranza. Se mai c'è stato un tempo, quello millantato a Davos, in cui Conte alzava la voce e i litiganti si azzittivano, oggi non è certo così. Il premier è prigioniero dei veti incrociati tra Di Maio, Matteo Renzi e Nicola Zingaretti. Se nel suo primo governo il presidente del Consiglio faceva le funzioni del mediatore, ora appare come il vaso di coccio incapace di imporre alcunché.Sicuramente anche Angela Merkel ha bisogno di capire che cos'è cambiato tra il Conte 1 e il Conte 2 e chi è davvero l'uomo che ha davanti. Se è il Giuseppi che Donald Trump ha cercato di mettere sotto la propria ala protettiva oppure è il fedele alleato eurocentrico che deve garantire appoggio incondizionato alle scelte di Berlino, come già è avvenuto con l'elezione della von der Leyen. Un suddito disciplinato e servizievole. Il che, poi, è stato alla base della rottura decisa a Ferragosto da Salvini. La Merkel insomma viene a Roma a chiedere garanzie. E vuole rendersi conto se Conte è in grado di offrirgliele. «I rapporti bilaterali sono già molto stretti», ha detto ieri la cancelliera, «ma possono essere ancora intensificati». Con il vecchio governo, il premier era considerato un argine contro l'euroscetticismo della Lega. Ora nell'esecutivo è subentrato il Pd e nella nuova Commissione siederà Paolo Gentiloni detto «er Moviola». Sul fronte Pd la Merkel non ha dunque problemi. I guai vengono dai continui strappi operati da Renzi e da Di Maio, che alla sera firmano disciplinatamente i documenti del governo ma sui giornali del mattino annunciano valanghe di emendamenti per modificare in Parlamento i testi approvati a Palazzo Chigi. La cancelliera ha bisogno di capire se si tratta di un braccio di ferro legato alle misure della manovra, oppure se l'instabilità politica è connaturata anche a questa esperienza giallorossa. Con grande disinvoltura Conte ha sostenuto davanti alla cancelliera che in lui nulla è cambiato tra il suo primo e il secondo governo, nemmeno in tema di immigrazione.Ma tra Conte e la Merkel è aperto pure il confronto sulla Libia e la gestione degli immigrati. Senza Salvini al Viminale, la Germania trova molte meno resistenze dall'Italia. A Berlino il 19 novembre verrà ospitata una conferenza internazionale sul futuro del Paese nordafricano. «Lavoriamo per un rapido cessate il fuoco e per assicurare una soluzione politica, non militare, in Libia», ha detto Conte. La Merkel gli ha fatto eco: «Dobbiamo combattere la causa dei movimenti migratori e offrire prospettive ai giovani africani. Non dobbiamo lasciare soli i Paesi rivieraschi ma il primo compito è garantire stabilità al Nord Africa per evitare il fenomeno degli sbarchi, anche estendendo gli accordi di Malta».Sui migranti, Conte chiede «una gestione europea» e ringrazia Berlino per una collaborazione nella redistribuzione dei profughi, sulla base dell'accordo di Malta, che solo il premier ha visto. La cancelliera ha risposto che la «Germania non ha lasciato solo l'Italia, che è in prima linea. E che serve una ripartizione più equa»