2023-03-05
Tra 007, consulenze e Ong. La nuova pista del Qatargate punta sul turco misterioso
Inquirenti al lavoro su Hakan Camuz, potente uomo d’affari legato alla famiglia di Erdogan. Era a Milano nel 2022; vari dossier gettano ombre sul suo ruolo di attivista dei diritti umani.Quel giorno l’allora cinquantenne Hakan Camuz, legale di origini turche, (è nato ad Ankara nell’ottobre 1971) atterra da Londra. La sua presenza viene registrata ai controlli dei passeggeri extra Ue e mostra un passaporto da cui risulta avere nazionalità britannica. Ripartirà il giorno dopo. Che cosa ha fatto a Milano questo professionista con gli occhiali, la barba già bianca, i capelli radi e l’aspetto rotondo in quei due giorni? Ha incontrato gli amministratori e i soci della Equality consultancy srl di Opera che da società a lui riconducibili o collegate alla Turchia hanno ricevuto oltre 300.000 euro per servizi davvero poco chiari? Uno dei principali indagati del Qatargate, l’ex assistente parlamentare di Pier Antonio Panzeri, Francesco Giorgi, ha descritto il lavoro della ditta fondata nel 2018 da suo padre Luciano, dal fratello Stefano e dalla ragioniera Monica Rossana Bellini. In Turchia, un emissario del Qatar di origini algerine, avrebbe messo in contatto Giorgi con una persona «di origine palestinese». Quest’ultimo avrebbe consegnato, di volta in volta, numeri di telefono belgi di soggetti da chiamare «per avere i soldi».Il racconto di Giorgi prosegue: «Fu il palestinese a suggerire di rivolgersi ad Hakan (Camuz, ndr) e alla sua compagnia in Inghilterra, di cui non ricordo il nome. Essendo stata coinvolta una società inglese, i documenti dovevano essere preparati in inglese. Il mio coinvolgimento è consistito nel mettere in contatto Panzeri, la sua commercialista Monica Bellini e sua figlia Silvia Panzeri (nessuna delle quali parlava inglese) con Hakan. Silvia ha preparato i casi come avvocato. Ho anche contribuito alla creazione di Equality sfruttando le mie conoscenze linguistiche. Per giustificare l’utilizzo di una società italiana da parte di una inglese, i servizi devono essere forniti in inglese. Pertanto, ho chiesto a conoscenti della mia famiglia che parlano inglese di fornire servizi concreti, senza che sapessero cosa stesse succedendo». Cioè la Equality era una specie di cartiera che, con personale non anglofono, produceva misteriosa documentazione per le aziende inglesi del turco Camuz. Che tipo di consulenze avrebbe realizzato la Equality non è chiaro, ma la sua attività è al centro dell’informativa consegnata dalla Guardia di finanza alla Procura di Milano che ha aperto un fascicolo per riciclaggio con due indagati, i presunti prestanome dei soci principali dell’azienda, un tecnico federale del nuoto, Dario Vittorio Scola, e il genero di Panzeri, il cinquantaseienne barista di origini slovene Manfred Forte. Nella stessa annotazione è stato segnalato anche il viaggio in Italia di Camuz, cliente della Equality.Infatti due società a lui riconducibili inviano bonifici alla ditta di Opera: la Stoke white limited versa alla Equality 25.000 euro in tutto, mentre The radiant trust invia, pagamenti per 50.000 euro. Camuz della Radiant è il fiduciario, sul sito della Stoke white (cui corrisponde il codice della Stoke white limited), viene definito come Head international law.Amministratore della Stoke white limited risultava però essere Cemre Eran Camuz una ragazza del ’94 (la figlia di Hakan? La nipote?) che su Linkedin oggi dichiara di lavorare come producer, marketing communications alla Ea games. Quindi il vero capo della Stoke white è Hakan. Che infatti risulta anche amministratore della Phronesis consultants uk limited (diventata poi Stoke white consultancy da non confondere con la omonima Ltd perché sono due entità diverse ma riconducibili sempre al turco), il terzo cliente inglese della Equality.Ma il grosso del fatturato proveniva direttamente dalla Turchia e ammontava a 200.000. A pagarlo la Team organizasyon basin yayin ticaret limİted sirketi, una ditta il cui nome significa tutto e niente: nel nome ci sono le parole stampa, trasmissione, commercio e azienda. Verosimilmente si occuperà di comunicazione, ma non è chiaro, visto che il suo sito è inattivo e compaiono telefono, numero di fax, mappa, tutte informazioni che ci portano solo a un indirizzo di Istanbul, in un palazzo anonimo nel quartiere di Molla Gürani.Ma chi è davvero Camuz? A celebrare il suo talento è una rivista turca chiamata Arti90 per la comunità dei residenti all’estero che nel gennaio 2013 gli dedica ben quattro pagine all’interno del numero che in copertina ha una grande foto del presidente Recep Tayyip Erdogan sotto al titolo: «Non sei solo». Ebbene, a pagina 24 comincia la lunga intervista con una breve introduzione: «La vita di Hakan Camuz è come un film». Nel 1991 litiga con suo padre e lascia Ankara per volare a Londra, lì «oggi possiede uno studio legale, è presidente di Musiad (una specie di Confindustria turca, ndr), risolve i problemi dei turchi in Inghilterra» dove è conosciuto come «fratello Hakan».l’autobiografia Nell’intervista Camuz racconta la sua tormentata esperienza dei primi anni nella capitale del Regno Unito: «Lavoravo nel settore tessile, il mio reddito era molto basso. Non potevo pagare l’affitto, ho affittato una stanza presso una famiglia turca, siamo stati cacciati di casa perché non potevamo pagare l’affitto. Poi ho trovato lavoro in un negozio di kebab. Lavoravamo 14-15 ore al giorno al piano di sotto e dormivamo al piano di sopra». Dice di avere divorziato dalla moglie nel 1999, che gli hanno bruciato la casa e anche il suo negozio: «In sei mesi tutto quello avevo costruito è sparito». Ed è ripartito da zero: «Ho iniziato l’università, ho studiato relazioni internazionali e politica». Nel suo curriculum, infatti, Camuz indica studi alla London Guildhall university e una laurea magistrale in Scienza della guerra al Kings college di Londra: «Mi sono laureato in tre anni. Andavo al corso la sera e lavoravo allo stesso tempo. Dopo la laurea, la mia vita ha iniziato a rimettersi in carreggiata. Ho incontrato la mia seconda moglie […] guadagnavo lavorando come traduttore e assistente legale».Questo è quanto Camuz raccontava di sé nel 2013. Su Linkedin si definisce «capo degli affari legali con esperienza e una lunga storia di lavoro nell’impresa della pratica legale», sul sito di una delle sue aziende, «consulente legale senior».Facendo una ricognizione nella banca dati delle imprese britanniche c’è tutta una galassia di società riconducibili a Camuz, o che lo vedono tra gli amministratori. Come la già citata Stoke white consultancy, la Musiad, la Sirone ltd, la Nomos international (che si occupa delle violazioni dei diritti umani che si svolgono contro la popolazione civile siriana), la Turken foundation Uk, la Septimum, la Black pearl consultancy. E la Turken foundation Uk. Fondazione che è riconducibile alla famiglia di Erdogan (a maggio 2022 il leader dell’opposizione Kemal Kiliçdaroglu ha accusato Erdogan di aver trasferito denaro all’estero attraverso le sue fondazioni, accennando a Türgev, Ensar e Turken). Non solo. In passato Camuz ha assistito anche Bilal Erdogan, figlio terzogenito del presidente turco, che conosce bene l’Italia e parla un po’ l’italiano per gli studi fatti a Bologna alla Johns Hopkins (la stessa università dove insegnavano Romano Prodi e anche il padre di Elly Schlein). Nel 2003 l’allora premier Silvio Berlusconi fu suo testimone di nozze.Sui siti Internet delle sue aziende apprendiamo che Camuz «si occupa di casi per conto di governi, Ong e privati» e che è stato «decisivo nello stabilire la struttura di diverse organizzazioni benefiche con sede nel Regno Unito» e che «continua a contribuire alle organizzazioni umanitarie e al lavoro dei diritti umani in tutto il mondo». Già, i diritti umani. Il 15 dicembre, sul suo profilo Twitter dove si qualifica proprio come direttore della Stoke white (al cui sito internet, ricordiamolo, corrisponde il codice della Stoke white limited), Camuz ha ricordato la sua battaglia davanti all’Aja contro l’Autorità palestinese, accusata della morte di un attivista avvenuta nel 2021. La Stoke white ha presentato una denuncia alla Corte penale internazionale. Nel gennaio 2022 Camuz si era occupato anche di presentare oltre 2mila testimonianze alla polizia britannica che avrebbero documentato come le truppe indiane guidate dal generale Manoj Mukund Naravane e dal ministro degli affari interni Amit Shah erano responsabili della tortura, del rapimento e dell’uccisione di attivisti, giornalisti e civili in Kashmir. Proprio in relazione a questa vicenda, prima di noi anche altri si sono interessati alle attività di Camuz. LA DISINFORMAZIONESul sito di Disinfo lab, organizzazione che combatte la disinformazione e la propaganda, c’è un interessante dossier dedicato alla campagna di boicottaggio lanciata dal gruppo estremista dei Fratelli musulmani (Fm) contro l’India che è stata «sostenuta dalle fabbriche di troll di Turchia e Pakistan». È stata, si legge, «la prima campagna aperta di Fm attraverso il nuovo nesso emergente di Qatar-Turchia-Pakistan, soprannominato Qtpi». Una pericolosa saldatura quella tra Fm e Qatar che avrebbe in Camuz un suo prezioso addentellato.Nel lungo report pubblicato dal sito viene descritta l’«industria del conflitto» e il ruolo dei cosiddetti «attivisti avvoltoi» il cui interesse non è risolvere gli scontri, ma prolungarli coinvolgendo diversi Stati/religioni/etnie come la Palestina, il Kashmir, i rohingya o gli uiguri. «Una caratteristica importante dell’Industria del conflitto è che ha bisogno di facciate di nobili ideali», di attivisti ed esperti il cui compito principale è «iperventilare sulla questione, senza fare nulla al riguardo». E in nome di vari conflitti a livello globale, viene aggiunto, il denaro raccolto finisce nelle tasche di una serie di «entità interessate». Il Kashmir sarebbe uno degli argomenti preferiti da questo esercito di sobillatori. Nella ricerca vengono citate ben 60 raccolte di fondi gestite nel nome del Kashmir da «attivisti» improvvisati, Ong e organizzazioni di «soccorso umanitario». Lo studio prosegue facendo una lista di volti e organizzazioni «produttori di rumore». Ed ecco che spuntano Camuz e la Stoke white consultancy, a cui viene dedicato un intero capitolo. La società è stata costituita il 16 maggio 2016 come Media logistics Uk limited, poi ha cambiato nome in Phronesis Consultants Uk limited il 19 giugno 2019 e ha nuovamente cambiato il proprio nome in Stoke white consultancy limited il primo novembre 2021. Le persone chiave che riportano al sito dello studio legale Stoke white, che fa invece riferimento alla Stoke white limited, sono Hakan Camuz e Khalil Dewan, capo delle investigations presso la società, dal giugno 2021. Dewan è l’autore del rapporto «War crimes by India». Nel 2017 e nel 2018 ha anche lavorato come ricercatore presso Middle east monitor, un sito di notizie che promuove la visione pro Fratellanza e pro Hamas.RAPPORTI CON GLI erdoganMa torniamo a Camuz. Nel report di Disinfo lab si legge che ha diretto la Turken foundation UK, dalla sua costituzione nel 2015 fino al 2019. Il sito ufficiale della Turken foundation Uk non è attivo; tuttavia, la sua versione cache reindirizza alla Turken foundation Usa, che è stata costituita nel 2014 da due organizzazioni turche: Ensar foundation (nata nel 1979) e Turgev (fondata nel 1996 dall’attuale presidente turco Erdogan). Anche suo figlio Bilal Erdogan è stato uno dei membri del consiglio una volta. Camuz, prosegue il report, «mantiene un rapporto cordiale con la famiglia Erdogan. Ha invitato Erdogan senior a cena mentre prestava servizio come direttore della Turken foundation Uk nel maggio 2018. Hakan ha avuto buoni legami con Erdogan junior da quando quest’ultimo era un membro del consiglio della fondazione Türgev. E nel 2014, Camuz ha rappresentato Bilal in un caso contro Cnbc e David L. Philips quando i media hanno rivelato i collegamenti di Bilal e della Fondazione umanitaria turca (Ihh) nel finanziamento dell’organizzazione terroristica Isis. La Ihh è considerata collegata all’agenzia di intelligence turca Mit. Una delle sue aree di attività comprende la costruzione di centri islamici in diverse città del Nepal in associazione con Islami sangh Nepal, una Ong che fornirebbe rifugio ai «terroristi indiani». Camuz è stato anche direttore del distaccamento britannico della Musiad, fondata nel 1990 e legata al partito conservatore turco Akp, vicino al sultano di Ankara, che opera in contrapposizione alla storica Tusiad. Nel marzo del 2008, riporta un articolo della Bbc, la Musiad inaugura un ufficio a Londra. All’evento partecipano l’allora ambasciatore turco, il presidente della Musiad e Hakan Camuz, capo della sede appena aperta. L’organizzazione è considerata da anni un buon viatico per entrare nel partito al governo turco. Camuz è anche il direttore della Black pearl management consultancy limited, costituita il 26 aprile 2019 da Zafer Altinbas. Dal 2013 Zafer è stato incarcerato per sei anni e nove mesi dopo essersi dichiarato colpevole di aver violato la legge sull’immigrazione e, per questo, aver ricevuto denaro.L’INCHIESTA INDIANA Di Camuz si è interessato anche un reporter investigativo indiano, Vijay Patel, che a settembre 2022 su Twitter ha postato una lunga - e assai dettagliata - ricostruzione delle attività di Hakan Camuz, Con questa premessa: «Vi mostrerò come l’Isi, l’agenzia di intelligence pakistana, e la Turchia abbiano creato un cartello di Ong e aziende per la loro propaganda contro l’India». Secondo Patel, Stoke white è registrata come uno studio legale e i suoi rappresentanti affermano di essere esperti in immigrazione, diritti umani e diritto penale internazionale, «ma hanno cambiato nome più volte. Hanno anche apportato frequenti modifiche all’attività principale. L’ente ha menzionato diverse descrizioni delle sue attività e area di operatività, inclusa la vendita di automobili, autoveicoli, consulenza gestionale, eccetera» scrive Patel su Twitter. Sottolineando che «uno dei fondatori» della Stoke white, il nostro Camuz, «sembra avere uno stretto legame con il presidente turco Recep Tayyip Erdogan». Stoke white, aggiunge, «nel 2021 ha avviato l’unità Stoke white investigations per supportare il team legale nei suoi complessi casi di diritto internazionale». La «Swi» ha pubblicato nel 2022 due articoli anti-India: uno a gennaio, autore il capo delle investigations della società di Camuz, Khalil Dewan, e uno ad agosto, scritto sempre da Dewan insieme a Nasir Qadri. Ed ecco che ricompare il Kashmir: Qadri è il fondatore e direttore esecutivo del Legal forum for Kashmir (Lfk), già «Legal forum for oppressed voices of Kashmir (Lfovk)» e ha visitato spesso la Turchia. I tweet di Patel si concludono con una sentenza: «La propaganda è stata portata avanti dall’organizzazione anti-indiana Legal for Kashmir con sede in Pakistan ed è stata avviata una campagna sui social media. La campagna è una joint venture di separatisti del Kashmir che operano da Turchia, Londra e Pakistan», scrive l’attivista indiano. Pubblicando una foto con il quadro completo del «cartello» di interessi dove compaiono sia Camuz, sia Erdogan.Dunque nel nostro caso i «buoni», i difensori dei diritti, farebbero parte di una rete che più che difendere gli oppressi di occuperebbe di fare gli interessi della Turchia e dei suoi alleati, con il supporto di vari servizi segreti.E tra i principali partner c’è proprio il Qatar. Il 5 giugno 2017 Bahrein, Egitto, Arabia Saudita ed Emirati Arabi Uniti hanno annunciato l’interruzione dei rapporti diplomatici con il Qatar, innescando una crisi che ha coinvolto l’intero mondo arabo. Il boicottaggio politico-economico contro Doha, ha indotto la leadership qatarina a cercare sponde esterne al Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg) per aggirare la pressione e preservare la propria sovranità. Da allora, la Turchia è il paese islamico che più si è prodigato per sostenere il Qatar sotto assedio.INTESA TURCO-QATARINANel maggio 2020 la Turchia ha incrementato le linee di scambio di valuta con la Banca centrale di Doha. Nel novembre 2022 il presidente Erdogan si è recato in Qatar per la cerimonia d’apertura del mondiale nonostante la Turchia non fosse qualificata. La visita è servita a dare nuova linfa a rapporti grazie anche alla «diplomazia del pallone». In quei giorni a Doha ci sono anche Panzeri e la Bellini, la ragioniera che ha amministrato la Equality sino alla sua chiusura definitiva, avvenuta nel 2021. Non sappiamo se ci fosse anche Camuz. Lo scorso 12 febbraio il sovrano del Qatar, lo sceicco Tamim bin Hamad Al-Thani, è volato in Turchia per incontrare Erdogan in segno di solidarietà con il Paese dopo il devastante terremoto.Gli inquirenti belgi sospettano che i soldi inviati dalle società di Camuz e dalla misteriosa Team organizasyon di Istanbul siano il provento del riciclaggio messo in piedi dal Qatar per pagare i servigi di Panzeri, ingaggiato a colpi di petro-euro per difendere la reputazione di Doha a Bruxelles. Adesso occorre capire se questa triangolazione sia stata studiata dai qatarioti, da Panzeri o se in questa operazione abbia avuto un ruolo il governo turco. In tal caso il Qatargate potrebbe assumere contorni ancora più preoccupanti, avendo tra i possibili registi della massiccia opera di corruzione dei rappresentanti dell’Unione europea non più solo Qatar, Marocco e Mali, ma uno dei protagonisti principali dello scacchiere internazionale, la Turchia di Erdogan.
Jose Mourinho (Getty Images)