2025-02-16
Scatta l’offensiva del centrodestra contro la legge toscana pro eutanasia
La sede del Consiglio regionale della Toscana a Firenze (IStock)
L’opposizione compatta chiama in causa il collegio di garanzia per verificare la conformità della norma allo statuto regionale. Intanto i vescovi alzano la voce: «Con la cultura della morte perdiamo tutti».In attesa della decisione del governo di impugnare la legge approvata in Toscana sul suicidio medicalmente assistito, il centrodestra in Consiglio regionale ha presentato ricorso al collegio di garanzia statutaria perché verifichi la conformità della norma. L’annuncio è stato dato dai capigruppo di Fdi, Vittorio Fantozzi, di Lega, Elena Meini e di Forza Italia, Marco Stella, che hanno depositato l’istanza. Chiedono di «conoscere se la legge regionale in materia di assistenza sanitaria al suicidio medicalmente assistito - ancorché dichiaratamente recante modalità organizzative -, in assenza di una legge statale che assicuri la necessaria uniformità, risulti conforme allo statuto della Regione Toscana».«C’è una presa in carico del collegio di garanzia che, nel giro di pochi giorni, decide se il quesito è fondato o no. In caso positivo ha 30 giorni per esprimersi sul fatto se la legge sia conforme allo statuto. Noi siamo convinti di no», ha dichiarato Stella. Per poi precisare: «L’effetto immediato è che la legge va in regime di standby, non può essere promulgata, non può andare sul Burt (il Bollettino ufficiale, ndr). Gli effetti della legge sono sospesi fino alla decisione del collegio di garanzia». Lo stop era prevedibile e preannunciato. Il consigliere forzista aveva chiesto il parere preventivo del collegio, prima che la legge venisse discussa, ma il presidente del consiglio regionale, Antonio Mazzeo, aveva respinto la sua istanza. E il centrodestra aveva votato compatto contro la proposta di legge, passata con il voto di 27 consiglieri di sinistra e gruppo misto. La leghista Meini commenta: «Una Regione non può decidere in modo autonomo su un tema come questo. Il Pd si è aggrappato a una sentenza della Corte che però non dice questo». Fantozzi aveva già sottolineato che «tutto il centrodestra ha votato contro la proposta di legge e in Aula ha dimostrato di essere una coalizione già pronta a governare la Toscana, capace di fare gli interessi dei cittadini senza cadere in battaglie ideologiche ma tenendo alto il livello della discussione democratica». Ieri ha aggiunto: «Anche questo è stato un tema votato alla strumentalizzazione delle sirene elettorali presenti in casa del Partito democratico e non solo». Il Collegio di garanzia ha il compito di giudicare della conformità allo statuto delle leggi e dei regolamenti regionali, di giudicare dei conflitti di attribuzione fra organi regionali e di pronunciarsi sull’ammissibilità e regolarità delle richieste di referendum popolari regionali. La norma, approvata martedì scorso dal Consiglio regionale della Toscana al di fuori di una regolamentazione nazionale sancita dal Parlamento, prevede che dopo la domanda presentata all’Asl da un paziente, un’apposita commissione medica ed etica si debba pronunciare nel tempo massimo di un mese e se verifica che il paziente ha i requisiti, nei successivi dieci giorni deve provvedere al farmaco letale e al medico. Il suicidio assistito potrà quindi aver luogo entro una settimana, a carico del sistema sanitario nazionale.Mentre viene bloccata la legge, si alzano sempre più forti nella Chiesa le voci di condanna del suicidio medicalmente assistito. Il presidente della Conferenza episcopale toscana, cardinale Augusto Paolo Lojudice, alla notizia dell’approvazione aveva commentato: «È una grande sconfitta per tutti». Ieri ad Arezzo, monsignor Gherardo Gambelli, arcivescovo metropolita di Firenze ha ribadito: «La posizione è quella di tutti noi vescovi, siamo tutti concordi nel dire che questa legge non è una legge giusta». L’omelia della messa, celebrata nella cattedrale dei Santi Pietro e Donato in occasione festa della solennità della Beata Vergine Maria del Conforto, era in gran parte dedicata a questa ferita aperta. «Una legge che sancisce il diritto alla morte non è certo un traguardo, ma una sconfitta per tutti. La priorità non può essere come si deve morire, ma proteggere la vita dall’origine sino al suo termine, e garantire a tutti fino alla fine un’esistenza dignitosa. La vita e non la morte è un bene, non si può essere convinti del contrario», ha dichiarato il presule. Altro è quello che si deve fare: «Alleviare solitudine e dolore delle persone che soffrono, migliorare l’accesso alle cure palliative e agli hospice, contrastando il senso di abbandono che conduce spesso alla disperazione è segno vero di amore e cura, di rispetto del diritto alla vita». Alle parole di monsignor Gambelli si sono unite quelle di Andrea Migliavacca, vescovo di Arezzo, Cortona e Sansepolcro: «È una legge che tradisce una grande tradizione toscana. Pensate alla Toscana di La Pira che per prima ha abolito la pena di morte. Trovarsi per primi sulla strada della morte, provoca tristezza. L’auspicio è che si percorrano le opportune vie costituzionali perché questa legge possa essere riformata».
Giancarlo Tancredi (Ansa)
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