2024-10-10
Torna sul tavolo il nodo idroelettrico. Gli stranieri vogliono le concessioni
Il ministro dell'Ambiente e della sicurezza energetica, Gilberto Pichetto Fratin (Imagoeconomica)
Gare in Lombardia: Gilberto Pichetto Fratin cerca la sponda di Raffaele Fitto per far cadere l’imposizione Ue.Manca appena una settimana alla scadenza del termine per l’invio delle domande delle prime gare indette da Regione Lombardia per le concessioni idroelettriche. E la possibilità che a subentrare possano essere dei gruppi stranieri è molto forte. Si fa largo quello che La Verità va denunciando da tempo: la richiesta dell’Europa di mettere a gara queste concessioni rischia di svendere asset strategici e molto importanti per il nostro Paese. Il tempo è scaduto. Dal governo e dall’Europa, soprattutto se potremo contare su un commissario come Raffaele Fitto che conosce molto bene la materia, servono risposte immediate. Serve in sostanza rinegoziare il meccanismo con Bruxelles al più presto, prima che sia troppo tardi. Perché svendere le centrali potrebbe avere ricadute pericolose sul nostro sistema Paese. La questione si trascina da tempo. In attesa di capire se per le concessioni idroelettriche si troverà un accordo con l’Unione europea per la riassegnazione ai gestori uscenti a fronte di un impegno a investire, alcune Regioni proseguono nell’iter preliminare per le gare. Tra queste c’è la Lombardia che a settembre ha chiuso un bando da 3,5 milioni di euro. In ballo ci sono 17 concessioni scadute e 42 in scadenza entro il 31 dicembre 2029. Nella regione sono presenti 20 grandi derivazioni idroelettriche con concessione già scaduta (di cui due di interesse anche della Provincia autonoma di Trento). Per tre di esse, a dicembre sono state già deliberate le procedure di riassegnazione (con pubblicazione di due bandi). Per altre 17 è necessario procedere alla riassegnazione secondo la legge. A Edison fanno capo undici concessioni, ad A2A cinque, a Italgen tre e a Linea green una. Secondo Utilitalia sarebbero pari a 15 miliardi le risorse che potrebbero restare sospese per colpa dell’incertezza dell’esito delle gare. Proprio ieri Il Sole 24 ore ha spiegato che proprio l’idroelettrico lombardo fa gola a molti. L’energia idroelettrica ha bassi costi di manutenzione. Ma soprattutto le centrali idroelettriche funzionano come di bacini di accumulo e possono funzionare anche come sistemi di stoccaggio dell’energia, cioè possono mantenere energia durante i periodi in cui la domanda è bassa e rilasciarla quando invece è più alta. Per questo scatenano gli appetiti di aziende come Eph, gruppo del miliardario cecoslovacco Daniele Kretinsy già presente in Italia con Ep produzione, quinto produttore in Italia, specializzata nella produzione di energia elettrica da fonti termiche. Il gruppo Eph, che gestisce una capacità di generazione complessiva pari a circa 4,3 Gw attraverso cinque impianti a gas e uno a carbone, è tra i principali produttori di elettricità europei. Ma si parla anche degli svizzeri di Bkw, già presenti nel nostro Paese con 19 impianti idroelettrici situati al Nord per complessivi 54 Mw. E infine c’è chi sostiene ci sia anche l’interesse degli australiani di Macquarie asset management che a gennaio hanno raggiunto un accordo per la vendita della quota del 40% di Hydro Dolomiti energia. Ad agosto il ministro dell’Ambiente e della sicurezza energetica Gilberto Pichetto Fratin aveva scritto una lettera all’allora ministro per gli Affari europei Raffaele Fitto, ora candidato come viceministro esecutivo della Commissione europea di Ursula von der Leyen. La missiva è ancora di stretta attualità, perché Pichetto Fratin indicava espressamente «l’esigenza di ridiscutere con la Commissione l’impegno M1C2-6 (ovvero il supporto al sistema produttivo per la transizione ecologica, ndr) con particolare riferimento alle gare per riattribuzione delle concessioni per le grandi derivazioni idroelettriche». Per il ministro dell’Ambiente «il tema assume importanza strategica data la rilevanza della fonte idroelettrica sia nelle copertura del fabbisogno elettrico del Paese sia nel raggiungimento dei target di decarbonizzazioni assunti dall’Italia». Anzi, aggiungeva Fratin, lo stallo di questa situazione causa «il blocco degli investimenti per l’adeguamento e il potenziamento della capacità» energetica esistente.
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