2023-04-04
Torna «Rocco Schiavone» e rimane su Rai 2
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«Rocco Schiavone 5» con Marco Giallini (Ansa)
La promozione che avrebbe dovuto esserci è sfumata ancora, un’altra volta. Rocco Schiavone, che i dirigenti Rai avevano promesso di spostare su RaiUno, dove Marco Giallini s’era detto scontento di andare, resterà dov’è nata, su RaiDue. La quinta stagione della fiction tratta dai romanzi di Antonio Manzini, anche sceneggiatore degli adattamenti televisivi, è pronta a debuttare sul secondo canale della tv di Stato mercoledì 5 aprile, in prima serata.Gli episodi, i nuovi, saranno quattro, la durata di ciascuno sfiorerà le due ore. Schiavone, il volto di Giallini, in questo di tempo, «Farà i conti con se stesso, con i suoi fantasmi, con il suo passato. Naturalmente, poi, sarà chiamato a risolvere casi complessi», ha spiegato Manzini, che per la quinta stagione della fiction ha deciso di trasporre il romanzo scritto nel 2021. Vecchie conoscenze, edito come i libri passati da Sellerio, ha segnato un punto di svolta nella saga di Schiavone, ha chiuso un filone e inaugurato un corso nuovo. «Questo libro chiude tutta una serie di problematiche che si erano aperte nei libri precedenti e, dal prossimo, devo ricominciare da zero», aveva detto l’autore all’Ansa, in occasione dell’uscita del libro. Di un libro che ha ripreso laddove si era interrotto: da una ferita che avrebbe potuto essere mortale, da un brusco arresto, da una ripresa dinamica. Schiavone, cui lo sbaglio di un collega è costato un rene, ha deciso di tornare ai propri doveri di vice-questore, dimenticando per un attimo l’acredine nei confronti del luogo che è stato costretto a chiamare casa. Avrebbe voluto rimanere a Roma, nel caos che tanto gli era famigliare. Invece, il lavoro lo ha portato ad Aosta. Al Nord. Al freddo. Tra gente e luoghi estranei. Aosta, in Schiavone, ha liberato pensieri e fantasmi. Lo ha costretto a riaffrontare il proprio passato, ombre scure e lutti. Aosta ha reso più duro e più rude quell’uomo tormentato, un uomo schietto, forse troppo. «Rocco, per me, è un personaggio imperfetto, che rappresenta ciascuno di noi», ha cercato di spiegare Simone Spada, regista della fiction, imputando ad una sorta di realismo creativo il carattere del vice-questore. Un carattere brusco, sboccato, dietro cui si cela invece un’etica solida. «Nella realtà, esistono persone come Schiavone: a Roma ce n’era uno, soprannominato il Gabbiano, grande poliziotto ma con una vita tremenda. È morto di overdose», ha raccontato in conferenza stampa Manzini, secondo cui «Dietro ogni persona ci sono delle acciaccature di vario genere. Rocco è uno di noi, la sua bellezza sta nel fatto che non si vergogna di dire la verità». Neppure, di vivere sopra le righe, sopra il giudizio altrui, oltre le apparenze. Schiavone, vice-questore, fuma marijuana (abitudine, questa, che è valsa alla fiction gli strali della Destra italiana), usa sarcasmo e cinismo, ha l’arrabbiatura facile e l’inclinazione ad usare tante, troppe parolacce. «Caratterialmente, mi ci ritrovo», ha detto Giallini, che nei quattro episodi di Rocchio Schiavone 5 dovrà indagare su casi diversi, tra cui la morte di una storica dell’arte. «Questo caso rappresenta uno dei fulcri del passato di Rocco, custodisce due segreti che in questo libro [Vecchie conoscenze] vengono finalmente svelati», la promessa di Manzini.