
- Luigi Lardini, fondatore del marchio che porta il suo nome, il 17 giugno inaugura le vendite online e ha lanciato il progetto Denim 01: «Per la prossima estate ci ispiriamo a Cuba. I maschi curano troppo poco l'abbigliamento. Viva i tagli morbidi: basta giacche e pantaloni strizzati».
- Per Stefano Ricci sete tecniche e tinte forti, dal rosso al giallo. Torna Pitti: la Fortezza da Basso ospiterà fino al 14 giugno 1.220 espositori da 35 Paesi.
- Una via trasformata in passerella, un defilé a cielo aperto. I primi diplomati del corso triennale in Fashion Design Collection di Istituto Marangoni Firenze hanno presentato le loro collezioni in una sfilata che rappresenta un passo concreto verso il loro futuro professionale nel mondo della moda.
Lo speciale comprende tre articoli e gallery fotografiche.
È il marchio del fiorellino, i quattro petali più famosi del mondo. Un segno distintivo inconfondibile che vince quotidianamente l'oscar della televisione per la presenza costante in trasmissioni e talk show. Luigi Lardini inventò in simbolo della sua griffe nel 2008: «Volevo che le nostre giacche si riconoscessero al primo sguardo e ho pensato a qualcosa di romantico - noi italiani siamo sentimentali - così è nato il fiore, che non è né una margherita né un quadrifoglio». Lardini, senza dubbio, è l'uomo delle intuizioni che precorrono i tempi e i concorrenti. Perché l'idea del piccolo oggetto da infilare nell'asola del revers l'hanno poi copiata tutti. «Se ne vedono di ogni tipo, non c'è marchio che non ne abbia inventato uno».
La prima lampadina si accese nella mente di Luigi nel 1978. Lui allora era un diciottenne con una grande passione per lo stile, tanto da creare una collezione di capi da uomo. Il fratello Andrea e la sorella Lorena intuirono le potenzialità dell'iniziativa e, anche grazie al padre che li supportò, aprirono un laboratorio sartoriale nel loro paese, Filottrano, borgo medievale in provincia di Ancona. Nel giro di pochi anni la lista dei clienti che fanno confezionare i loro capispalla da Lardini inizia ad annoverare i nomi più importanti a livello internazionale. Dopo 41 anni di storia (e 10 milioni di giacche prodotte) si può dire che è stato un grande successo di famiglia: presto si aggiunge la sorella Annarita e oggi ben sei figli dei fratelli fondatori, la seconda generazione, lavorano in azienda. «È così, la famiglia è il nostro pilastro. Il senso del dovere ha consentito la continuità: nel futuro più retail e innovazione tecnologica».
La sfida è iniziata con una collezione che portava il loro nome, a cui è seguita la partnership con Gabriele Pasini. «Abbiamo affiancato all'attività di produzione per altre aziende un progetto tutto nostro, un modello di business che non abbandoniamo: non sacrifichiamo le aziende con cui lavoriamo da anni per i nostri home brand, e viceversa». A Filottrano si producono 2.000 capi al giorno (sono 1.400 i lavoratori all'interno dell'azienda e quelli nei laboratori) che raggiungono i mercati internazionali attraverso una catena distributiva in continua espansione, che oggi conta 700 punti vendita in selezionatissimi multibrand e corner nei migliori department store non solo in Europa ma anche in Giappone, Corea, Russia, Cina e Usa: Lardini esporta il 70% della sua produzione. «Verso fine anno apriremo ad Anversa e il 17 giugno inizieremo le vendite online, abbiamo aspettato per fare bene».
Nel 2016 c'è stato un incremento del fatturato del 30% di Lardini uomo e si prevede un traguardo del +30% per il 2018, oltrepassando così i 90 milioni.
Quali sono le novità che portate al Pitti, al via oggi?
«Una nuova collezione, ispirata a Cuba e all'Avana. Penso ai colori delle auto d'epoca, le Ford Thunderbird e Fairlane, le Oldsmobile e le Chevrolet Bel Air, giusto per dirne qualcuna, sfacciatamente a tinte forti. A quelli delle case, così accesi e allegri. Bisogna dare un po' di ottimismo attraverso la moda, basta tinte scure che mettono tristezza. E l'estate dà una mano. Presentiamo capi esclusivi e d'archivio, come la camicia guayabera - simbolo dell'abbigliamento cubano - realizzata in lino o le stampe floreali che rimandano all'immaginario della spiaggia di Varadero».
Resta la classicità dei vostri abiti.
«Senza dubbio. Tenendo conto che le linee si sono ammorbidite. Basta ai pantaloni troppo stretti, ormai inguardabili anche se è molto faticoso far capire che sono ineleganti e senza stile. Anche le giacche si allungano e non sono più strizzate. Non torniamo agli anni Ottanta, ma smettiamola di essere ridicoli. E poi il mio spassionato amore per le camicie a manica corta, le portavo io, i miei genitori. Si indossano in maniera contemporanea, a strati e con T shirt».
C'è anche il nuovo progetto Denim 01.
«Si tratta di cinque capi con etichettatura esclusiva - una giacca doppiopetto, una monopetto, una workshirt, un pantalone cinque tasche, mai stato presente nelle nostre collezioni, e un pantalone chino - in pregiati tessuti giapponesi. E quattro T shirt in cotone organico, con un packaging sostenibile e riciclabile, realizzate in collaborazione con l'illustratore Andrea Mancini, che si è ispirato alle emozioni immortali dell'Avana».
Vista la grande quantità di proposte, per un uomo è semplice vestirsi bene, la moda aiuta.
«Sì, se una persona si specchia e si vede bene la moda dà sicurezza. Oggi si impara a vestirsi anche guardando i social, dove è tutto immediato e più semplice. Non è cosi difficile, basta stare attenti a non mischiare i colori in modo inappropriato e il gioco è fatto. Ma vedo ancora uomini che vanno in giro con il pinocchietto in città, senza rendersi conto che non sono al mare. Le nuove generazioni sono più attente, invece gli uomini di una certa età si lasciano andare mentre le loro mogli sono molto curate. Il nuovo maschio presta più attenzione al corpo che all'abbigliamento. Vanno nelle spa e magari son vestiti male».
Per Stefano Ricci sete tecniche e tinte forti, dal rosso al giallo
Pitti immagine uomo è iniziato ieri, con mostre e sfilate come quella dei primi diplomati del corso in fashion design collection dell'Istituto Marangoni. Firenze accoglie in pompa magna gli ospiti internazionali fino al 14 giugno. Oggi ci sarà l'inaugurazione vera e propria: 1.220 espositori da 35 Paesi dimostrano che il Pitti fa scuola con il tema The Pitti Special Click. Per festeggiare, la Fondazione Pitti immagine discovery ha deciso di donare agli Uffizi una collezione di moda uomo del valore di 307.756 euro e di emettere un francobollo disegnato da Italo Lupi.
Si parte con Givenchy, marchio disegnato dalla stilista britannica Clare Waight Keller. E poi Salvatore Ferragamo, che ha scelto Firenze dopo diverse stagioni coed presentate a Milano sotto la guida creativa di Paul Andrew, mentre Marco de Vincenzo, stilista messinese, torna nella cornice della Fortezza da Basso per presentare la sua prima proposta maschile. Msgm, brand fondato nel 2009 da Massimo Giorgetti, arriva a Firenze per festeggiare i suoi primi dieci anni. Giorgio Armani porterà in scena la linea Armani exchange. E non mancherà un omaggio a Karl Lagerfeld.
La novità di Pitti Uomo sarà social: debutta infatti una collaborazione tra il salone toscano e Instagram con uno speciale progetto fotografico. Straordinario l'allestimento del piazzale centrale della Fortezza da Basso firmato da Sergio Colantuoni, una mega palafitta da 1.000 metri quadri.
Ma a farla da padrone sono le collezioni. Il formale e il classico si vestono di colori senza tralasciare la perfezione delle lavorazioni. Stefano Ricci porta in scena l'eleganza dell'esclusività, dai gessati alla maglieria colorata, dai capi in seta tecnica ultraleggera alla sahariana con dettagli in pelle scamosciata e doppia chiusura anteriore con cerniera e bottoni, fino agli abiti da gran sera con tessuti inarrivabili per preziosità. E si osa il colore: lampi rosso fiamma, giallo grano, blu galassia, azzurro urano, sabbia del deserto e bianco leuko.
Tmb punta su leggerezza e comfort con l'abito e la giacca Zg. Il focus è il viaggio dei millennials che vogliono vestire contemporaneo e made in Italy, un mix tra innovazione e tradizione che trova la sua massima espressione nella tenuta termica, nella traspirabilità, nei tessuti tecnologici stretch dal tocco morbido in lana vergine 100% lavabile in lavatrice.
L.B.M. 1911, brand di ricerca della maison mantovana Lubiam, sposa il sartoriale con l'hi tech con una capsule di capi in tessuti tecnici, antipiega e a rapida asciugatura.
Per Sant'Andrea Milano il comfort è uno degli elementi determinanti. La scelta di utilizzare estrato cashmere estrato 180's organica, l'unico tessuto naturalmente elastico presente sul mercato, ne è la dimostrazione. Abiti e giacche leggere e raffinate, in toni pastello, riducono le proporzioni con spalle che si inarcano e revers più evidenti.
E. Marinella, l'iconico marchio sartoriale di origini partenopee, arriva per la prima volta al Pitti con una collezione limited edition. Lo stile Marinella, dalle cravatte, core business del gruppo, alle camicie, agli accessori, è un must per gli uomini più potenti del mondo, dai Kennedy e Bill Clinton alle teste coronate come Carlo di Borbone, Alberto di Monaco e il principe Carlo.
Nella linea Fatto a mano di Cividini ci sono modelli realizzati attraverso processi artigiani e sostenibili: essere verdi oggi è un dovere, ma esserlo 30 anni fa era pionieristico. Le maglie dall'aspetto tricot ma dal peso piuma hanno una coloritura realizzata sul capo finito mediante la caduta a pioggia del colore con l'ausilio dell'aerografo, con coloranti ecosostenibili che donano un particolare effetto nuvolato.
Il futuro della moda dell'Istituto Marangoni sfila in via de' Tornabuoni
Una via trasformata in passerella, una sfilata a cielo aperto.
Non è la prima volta nè per il Pitti nè per Firenze. Memorabile fu il defilè firmato da Roberto Cavalli su di un magico Ponte Vecchio. A cimentarsi in via de' Tornabuoni, storica e lussuosa via nella culla del Rinascimento che ospita le più prestigiose firme del mondo della moda e dove, in uno degli storici palazzi fiorentini, ha sede l'Istituto Marangoni Firenze, sono stati i primi diplomati del corso triennale in Fashion Design Collection di Istituto Marangoni Firenze che hanno presentato le loro collezioni in una sfilata che rappresenta un passo concreto verso il loro futuro professionale nel mondo della moda.
Un vero "fashion show" che ha visto protagoniste le creazioni di 10 giovani designer internazionali. Collezioni non legate soltanto al tema maschile di Pitti Uomo, ma che corrono in ogni direzione, in ogni dimensione, tracciando un vertiginoso percorso di suggestioni e traiettorie.
Si va dalla donna sensualmente militare di Mariagrazia Abbagnale (collezione Guise) alle creazioni di Costanza Brunelli ispirate dalla filosofia danese dell'"Hygge", rilassato ed essenziale (A Danish Hug); dai capi futuristici in stile cartoon di Pierluigi De Mita (Futura) a quelli ispirati agli sconnessi percorsi lavorativi delle donne (The Staircase of Success di Laura Gacci); dalla collezione bipolare, in bilico tra infanzia e cupezza di Simona Huang (Inside) all'asimmetrico concept vintage di Jinyang Mana (Counter-Flow); dalla stralunata lirica di Cheng Song (Vagabond Poet) all'ispirazione architettonica di Annarita Stanganelli (Harmony&Beauty); dalla femminilità distopica di Liting Zang (Individuale) alle composizioni per contrasti di Susanna ShuTing Zhu (Coalasceed).















