2024-04-13
Il derby è una gara di bruttezza. La stravincono gli ultrà della Juve
Un'azione nel derby della Mole Torino-Juventus (Ansa)
Finisce 0-0: tante botte e due gol clamorosi sbagliati da Vlahovic. Il punticino non serve a nessuno e il gelo attorno ad Allegri è sempre più palese. I tifosi bianconeri «profanano» Superga con uno striscione. Si chiama «sacro» ciò che è «separato» dal mondano e dal vivere mercantile, ciò che trascende l’esperienza, confonde i codici consueti e rimane scolpito in eterno. Anche nello sport, dove la sacralità è certificata dai luoghi emblematici che alimentano il senso di comunità. Per questa ragione, prima del derby tra Torino e Juventus, hanno suscitato sdegno bipartisan gli striscioni collocati dagli ultras bianconeri nei pressi della Basilica di Superga, dove si conserva il ricordo dell’incidente aereo mortale occorso al Grande Torino del 1949. «Dal 1897 la vera storia di Torino siamo noi», c’era scritto nel primo striscione, insieme con una gigantografia ritraente una zebra e un toro e la scritta «El Mata Toro». Pronta la risposta della società juventina, rapida nello sganciarsi dall’indecenza di alcune sue frange di sostenitori: «La mancanza di rispetto verso luoghi di memoria storica e insulti gratuiti presso luoghi istituzionali sono entrambe manifestazioni che condanniamo e che si commentano da sole». Poi ha parlato il campo. All’ombra della Mole, è andata in scena una partita grossolana, inguardabile oltre i canonici livelli di scolastica del pallone, tra due compagini apparse poco motivate, eccezion fatta per qualche guizzo di prammatica. Sul banco degli imputati finisce Max Allegri: lo 0-0 scialbo, complici un Dusan Vlahovic non all’altezza del suo talento, un Mckennie che in una Juve da scudetto accomoderebbe le auguste terga a scaldare la panchina e un Iling destinato in futuro a imitarlo nell’inattività. Questa Juve, ammettiamolo, è la delusione del campionato. A inizio stagione la maggioranza dei commentatori la considerava l’anti-Inter ideale, favorita dal non dover sostenere partite nelle coppe europee e con una rosa nutrita a sufficienza per far bella figura in Serie A. Invece, una delle poche note di colore della sfida è l’ingresso nel finale di Carlos Alcaraz al posto di Cambiaso, un omonimo del grande tennista che potrebbe risultare un auspicio. Per il resto, Juric si copre come di consueto, affidandosi al peso offensivo di Zapata e Sanabria, assistiti da Vlasic, con un centrocampo vigoroso. La Signora risponde con la coppia Vlahovic-Chiesa davanti, la difesa a tre, e un centrocampo ricco di uomini ma indigente quanto a qualità. La punta serba dei bianconeri ci prova al settimo minuto: Chiesa scappa a Tameze sulla destra e crossa basso sul secondo palo per l’attaccante, che colpisce di prima intenzione con il sinistro, ma centra il palo. Pochi minuti dopo, ancora Chiesa ruba palla a Bellanova e trova Cambiaso al centro dell’area. Il numero 27 juventino appoggia all’indietro per la conclusione di prima di Locatelli, alta di poco. Non c’è da illudersi, il ritmo non è sincopato, lo spettacolo non emoziona. Eppure i bianconeri ci provano a ripetizione con poco costrutto. Gatti si invola a destra, crossa sul secondo palo per Vlahovic, che stoppa il pallone e calcia a botta sicura con il sinistro. Il portiere granata chiude lo specchio della porta e devia in calcio d’angolo. All’inizio della ripresa si vede un poco di energia granata. L’ex milanista Rodriguez fa partire un traversone sul secondo palo, Kostic anticipa Bellanova ma cade in seguito a un contatto con l’esterno del Toro. Il pallone arriva nella zona di Zapata, che lo gira alle spalle di Szczesny. L’arbitro Maresca ferma tutto, fischiando il fallo di Bellanova su Kostic e annullando il gol. Gli uomini di Juric non demordono, pur consapevoli che la loro posizione in campionato sia ormai consolidata e forse priva di particolari ambizioni. Bellanova crossa sul secondo palo per Sanabria, che anticipa Gatti e schiaccia la sfera. Il portiere bianconero è tempestivo sul rimbalzo e respinge. Allegri prova a dar linfa a una compagine appassita inserendo l’enfant prodige turco Yildiz al posto di Chiesa. Proprio Yildiz si inserisce in contropiede raccogliendo un invitante pallone di Rabiot, rientrando sul destro e calciando rasoterra sul secondo palo. La sua conclusione viene respinta da Milinkovic-Savic. È la fine delle fiammate tra le due contendenti, e avviene già al minuto 75. Il resto è un’ordinaria amministrazione costellata da errori abbastanza evitabili, che sottolineano la scarsa capacità di adattamento di un campione come Vlahovic al modo di giocare del suo allenatore. In molti sui social, e forse a buon diritto, sottolineano quanto il serbo farebbe comodo a una formazione come quella milanista, o comunque a una squadra più in grado di esaltarne le peculiarità offensive. La stagione della Juventus è alquanto deludente, traguardo Champions a parte, e ciò imporrà una serie di riflessioni al capo del mercato Giuntoli per la futura campagna acquisti. A cominciare dal centrocampo, reparto in cui si patisce la mancanza di una pedina di gran sostanza e rendimento. Pensieri che riguarderanno anche la collocazione di Allegri, allenatore di sicura esperienza e dalle caratteristiche precise, ma che negli ultimi tempi pare aver smarrito il suo famigerato mordente da corto muso, dunque la capacità di accaparrarsi le vittorie pur non sfoggiando un calcio esteticamente pirotecnico, ma adattandosi alla bisogna per far bottino di punti. In altre parole, gli episodi più eclatanti di un derby incolore sembrano averli riservati gli striscioni di un gruppo di inabili al viver civile, anziché le prodezze sul campo.