2022-05-05
Tolto alla madre e non curato: rischio cecità
La storia di Luca, bimbo epilettico di 8 anni collocato in una casa-famiglia dal tribunale dei minori di Roma. Soffre di una grave cheratite oftalmica cronica. In quella struttura sta rapidamente perdendo la vista. Denunciati giudici, assistenti sociali e Roberto Gualtieri.Luca ha 8 anni e dall’ottobre 2021 non vede più sua madre. Ma ora non vede più quasi nulla, nel senso che sta diventando cieco. Lo scorso luglio, Luca è stato collocato in una casa-famiglia dal tribunale dei minori di Roma. Il problema è che Luca soffre di epilessia congenita e di una grave cheratite oftalmica cronica. E in quella struttura, purtroppo, sta rapidamente perdendo la vista. Per questo oggi sua madre, Laura Ruzza, dopo aver inutilmente chiesto di poterlo riavere con sé, ha deciso di accusare di lesioni personali aggravate le assistenti sociali e due giudici del tribunale dei minori di Roma, così come il sindaco della Capitale, Roberto Gualtieri, e i responsabili della casa-famiglia. La denuncia della donna, lunga 19 pagine, è stata appena depositata alla procura di Roma dall’avvocato Francesco Morcavallo, un’indiscussa autorità in questo campo: dal 2009 al 2013 è stato giudice nel tribunale dei minori di Bologna (incidentalmente quello che nel 2019 è stato coinvolto nello scandalo dei presunti allontanamenti illeciti di Bibbiano), poi ha abbandonato la toga per le anomalie che vi vedeva accadere e che inutilmente denunciava. Questa brutta storia inizia due anni fa, a Roma, quando Laura si separa dal marito, che accusa di maltrattamenti. È per questo motivo che Luca resta con la mamma, ma viene affidato ai servizi sociali. La situazione precipita nel 2021, quando scoppia l’ultima ondata di pandemia: per le patologie del figlio, Laura osa chiedere ai servizi sociali che i contatti con il padre si svolgano «in condizioni di sicurezza e con tutte le cautele sanitarie». Tanto basta perché una relazione al tribunale minorile di Roma accusi la donna di enfatizzare la gravità della situazione di Luca solo per ostacolare gli incontri con il papà, e perché il tribunale decida di toglierle il bimbo. Laura si oppone: l’epilessia di Luca e soprattutto la cheratite oftalmica richiedono terapie continue e visite mediche specialistiche. È tutto inutile. In luglio Luca viene prelevato dai carabinieri e collocato in una casa-famiglia di Torvajanica, in provincia di Pomezia. Da quel momento, Laura può vederlo una sola volta a settimana, e solo in presenza di un addetto alla vigilanza. Per colpa del Covid, gli incontri avvengono soprattutto in videocollegamento. Visto che la struttura non dispone di medici specializzati, Laura si preoccupa e continua a chiedere informazioni sulla salute di Luca. Nei collegamenti, tra l’altro, nota la sua crescente sofferenza per il distacco, vede che ha lividi sul corpo, ha perso alcuni denti, tiene gli occhi socchiusi, ha difficoltà a respirare. Alle crescenti inquietudini di Laura, e alle sue continue richieste, in ottobre i servizi sociali reagiscono male e sospendono del tutto i contatti con il figlio. Nella denuncia di Morcavallo si legge che, nella relazione al tribunale dei minori, le assistenti sociali certificano che Luca, «infastidito e turbato dalla preoccupazione della madre, ha manifestato il rifiuto di incontrarla». I giudici minorili, «senza svolgere accertamenti», confermano la decisione delle assistenti sociali.Che la loro relazione sia un falso clamoroso, però, viene presto certificato da una consigliera regionale laziale di Fratelli d’Italia, Francesca De Vito, e dalla senatrice Cinzia Leone, del Movimento 5 stelle: utilizzando il diritto di ispezione loro garantito dalla legge, il 16 dicembre visitano la casa-famiglia e vi incontrano Luca, malgrado i registri scolastici di quel giorno indichino la sua presenza in classe. «Abbiamo parlato a lungo con lui», dice alla Verità la De Vito, «si disperava perché non gli facevano più vedere la mamma. Ci ha consegnato un disegno per lei, dicendoci che voleva solo tornare a casa». In gennaio, la consigliera denuncia in Procura la falsità della relazione dei servizi sociali e inizia a tempestare di richieste il sindaco Gualtieri e i suoi assessori. Vuole sapere da loro se Luca sia curato adeguatamente, perché non torni dalla sua mamma, e quanto costi la sua retta. Ottiene solo risposte evasive. E anche il tribunale dei minori non dà peso alle sue segnalazioni, ma anzi critica il contatto tra le due visitatrici e il bambino. Oggi la De Vito si dice convinta, sulla base di sue indagini, che la retta di Luca superi i 3.000 euro mensili. E anche su questo annuncia battaglia: «Farò un esposto alla Corte dei conti», dice.Ma torniamo a gennaio. Il tribunale dei minori, in un atto, segnala la «sostanziale stabilità» delle condizioni di Luca. La denuncia di Morcavallo accusa, al contrario, che una certificazione medica allegata a quell’atto indica una situazione gravissima: il bimbo da luglio ha perso circa 10 chili e la sua malattia agli occhi, «senza la dovuta terapia», è in netto peggioramento. Tanto che a Luca resta ormai un «residuo minimo» di vista. Disperata, sua madre fa due istanze al tribunale dei minori per riaverlo con sé. Le richieste ottengono due no senza appello. L’ultimo atto di questa storia scandalosa risale al 28 aprile, quando il tutore di Luca invia ai suoi genitori una lettera per informarli «dell’intervenuto stato di cecità parziale» del bambino. Il danno, insomma, è irreparabile. Laura scopre anche che Luca si sposta su una carrozzina a rotelle perché ha subìto «lesioni ossee» muovendosi a tentoni e senza assistenza. Il giorno dopo Morcavallo incontra i magistrati minorili e li scongiura di porre rimedio a quel disastro. La loro risposta? Si limitano a chiedere informazioni al tutore e ai servizi sociali, cioè a quelli che la denuncia indica come «i soggetti che, con false informazioni e con consapevole omissione di cure, hanno determinato la condizione invalidante in cui versa il bambino». L’unica speranza, ora, è che la denuncia smuova qualcosa.