2022-06-21
Tobruk 1942: l'ultima vittoria di Rommel
True
Deserto nei pressi di Tobruk, 21 giugno 1942 (Getty Images)
il 21 giugno le forze italo-tedesche riconquistavano la città occupata l'anno precedente dagli Inglesi, dando l'illusione di una vittoria totale. Prima dello scontro decisivo a El-Alamein.Alla fine del 1941 le forze italo-tedesche erano state respinte dalla piazzaforte di Tobruk, segnando uno dei punti di maggior debolezza per il Regio esercito in guerra, in grave difficoltà anche sul fronte greco-albanese. Pochi mesi prima, nella primavera del 1941, dopo una disperata resistenza anche le colonie dell’Africa Orientale italiana erano cadute in mani britanniche. La Libia, colonia italiana dal 1912, pareva essere sul punto di cadere quando gli Inglesi del generale Claude Auchinleck sfondarono nel territorio della quarta sponda, aggiungendo così un tassello importante per il controllo del Mediterraneo. Caddero Bardia, Gollum, Halfaya e Tobruk. Alla fine dell’anno il fronte libico si assestò e gli Inglesi, logorati da mesi di combattimenti, si asserragliarono nelle roccaforti conquistate minando e fortificando la via di accesso verso Tobruk. I generali di Churchill commisero tuttavia un grave errore di sottovalutazione delle capacità del nemico di riorganizzarsi, cosa che fu portata a termine nei mesi successivi dalle divisioni di panzer guidate dalla volpe del deserto, il maresciallo Erwin Rommel. Per rendere ancora più dificoltosi gli approvvigionamenti britannici, la Luftwaffe intensificò le azioni nel Mediterraneo meridionale in concorso con la Regia Aeronautica, al fine di colpire con continui bombardamenti l’isola di Malta (che tuttavia resisterà) e le postazioni Inglesi in Libia. Per tale scopo i Tedeschi fecero largo impiego dei cacciabombardieri a tuffo Junkers Ju-87 «Stuka» e dei bimotori Ju-88. Gli Italiani usarono i biplani Fiat Cr-42 attrezzati per il medesimo scopo. Durante i mesi di assestamento Rommel rafforzò in modo significativo la 15 e la 21-Panzer Division con nuovi carri armati giunti dall’Algeria. Nel gennaio 1942, mentre il generale Auchinleck discuteva con Churchill sull'opportunità o meno di una imminente controffensiva, Rommel chiuse a tenaglia le difese britanniche attaccando di sorpresa da ovest e da sud. L’impatto fu devastante e nulla poterono la 4a Divisione indiana e alla 1a Divisione corazzata, costrette improvvisamente ad abbandonare il terreno conquistato pochi mesi prima e ad attestare il nuovo fronte sulla linea Ain-El-Gazala/Bir Hakeim, a soli 65 km. dalla fortezza Tobruk. Il 26 maggio 1942 la Deutsche Africa Korps sferrò l’offensiva, assieme al 20°Corpo d’Armata Italiano per un totale di circa 90 mila uomini con 556 carri armati, di cui 228 italiani tra M-14 e M-13. protetti da circa 500 velivoli che inflissero pesanti danni ai mezzi corazzati e alle batterie britanniche a terra. Carro italiano M-14 in azione nei pressi di Bir-Hakeim (Getty Images)All’offensiva dalla zona a sud di Ani Ben Gazala parteciparono assieme alla 15 e 21 Panzer le meccanizzate Ariete e la motorizzata Trieste. I piani strategici prevedevano l’aggiramento delle linee difensive britanniche con una manovra che avrebbe portato rapidamente a conquistare un tratto di costa a pochissima distanza da Tobruk. L’operazione Venedig (Venezia) ebbe esito inizialmente positivo, ad eccezione di forti difficoltà riscontrate dalla 15a Panzer Division che ebbe a che fare con i primi carri armati M-3 Grant di fabbricazione statunitense, che grazie al potentissimo cannone da 75mm. riuscivano a colpire i Tiger tedeschi da grande distanza, provocando seri danni alla formazione germanica. Proprio l’azione dei Grant vanificò l’esito di un’azione-lampo, costringendo Rommel a fermarsi anzitempo rimanendo esposto all’azione della Raf in un vasto campo minato ribattezzato «il calderone», dove i Panzer e i carri italiani subirono pesantissimi bombardamenti, tanto che in Gran Bretagna i giornali già iniziavano a parlare della imminente disfatta di Rommel e del suo alleato italiano, il generale Ettore Bastico. Un’altra volta fu un errore di valutazione delle forze in campo che spinse i comandi britannici a ritenere che fosse imminente la sconfitta per Rommel. L’operazione Aberdeen, lanciata nel calderone contro le forze italo-tedesche, non aveva calcolato la capacità strategica del generale che fu tra i fautori della disfatta di Caporetto ai danni di quelli che saranno poi i suoi alleati nel deserto. Rommel attaccò il 5 giugno 1942 uscendo in forze dal calderone e annientando in poche ore le forze dell' Armata britannica, che persero circa seimila uomini e numerosi mezzi. Gli italiani della Ariete e della Trento si trovavano invece in serie difficoltà dopo essere stati destinati alla conquista della roccaforte di Bir-Hakeim, che resisteva forte dei quasi quattromila soldati della Francia Libera e delle postazioni controcarro. dal cielo, sui blindati italiani, piovve fuoco dalle pance degli aerei della Desert Air Force. La situazione si sbloccò con l’arrivo in forze della 15 Panzer Division e degli aerei italo-tedeschi. L’avanzata inattesa delle forze corazzate dell’Asse tuttavia racchiudeva in sé alcune storture strategiche che costeranno care a Rommel e Bastico nei mesi successivi. I comandi supremi militari italiani e tedeschi, nelle figure del generale Ugo Cavallero e Albert Kesselring, non approvavano fino in fondo la strategia della volpe del deserto Rommel. Erano infatti preoccupati che l’impegno continuo in Cirenaica avrebbe potuto procrastinare o addirittura vanificare il colpo decisivo su Malta a causa della durata delle operazioni e dei suoi costi in termini di mezzi e uomini. Avrebbero preferito che la linea italo-tedesca si fosse assestata sulla linea Ain-el Gazala/Bir Hakeim. Ma Rommel, mostrando ancora un volta il proprio carattere caparbio e fuori dagli schemi, decise di proseguire nell’attacco alla città di Tobruk, la cui via di accesso, con la caduta di Bir Hakeim, era ormai aperta per i panzer. Tobruk, ormai isolata per il ripiegamento delle forze britanniche, fu investita da Rommel bramoso di controllarne il porto e le infrastrutture e mostrare al mondo la potenza dei carri armati dell’Afrika Korps. Assieme alla divisione Ariete, dotata di carri armati deboli ma di una ottima artiglieria semovente a cui si aggiunsero le forze fresche della Divisione Littorio, le forze dell’Asse cinsero d’assedio la capitale della Cirenaica difesa da un contingente sudafricano. L’assalto definitivo fu sferrato il 20 giugno 1942 e vide il concorso dei carri e dei cacciabombardieri a ondate continue. L’intenso fuoco di artiglieria tedesco creò la prima breccia dalla quale penetrarono i genieri e quindi le divisioni corazzate. Il porto fu bombardato da bombardieri italiani Cant z 1007bis e le postazioni difensive all’interno della cinta di Tobruk dagli Stukas e dai Bf 109 della Luftwaffe. La resa da parte del comandante della piazza di Tobruk, il sudafricano Klopper, avvenne poco fuori la città alle 9,30 del 21 giugno 1942. 33.000 britannici furono fatti prigionieri. Era il più grande trionfo dell’Asse in Nordafrica, anche se l’operazione che pesò sul morale degli Inglesi e dei loro alleati, non ebbe l’esito strategico sperato per le forze dell’Asse. La resistenza di Tobruk ottenne come contropartita il mancato inseguimento dei nemici passati oltre la frontiera parte dell’Afrika Korps, le cui schiere avranno nei mesi successivi la possibilità di riorganizzarsi e riarmarsi con mezzi molto più potenti. Lo sforzo per Tobruk inoltre permise all’isola fortificata di Malta di resistere più a lungo vanificando i progetti di sbarco elaborati dai comandi dell’Asse. L’appuntamento con la battaglia finale era soltanto questione di poco tempo, e si sarebbe sviluppato in tutta la sua drammaticità nello scontro definitivo ad El-Alamein.