2022-12-15
Il sospetto su TikTok: «Dà contenuti seri ai cinesi e balletti idioti ai nostri ragazzi»
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Tristan Harris, ex informatico di Google, rilancia un’accusa più volte mossa al social asiatico: ci sarebbero due algoritmi differenti, uno per il mercato interno e uno per quello esterno. E i messaggi sarebbero molto diversi».Non esiste un solo TikTok. Ce ne sono due. Uno per i cinesi e uno per il resto del mondo. E non si tratta solo della solita censura sui temi sensibili per il regime di Pechino. Il social dei balletti e dei video fatui per eccellenza, molto in voga tra i giovanissimi e che ha la sua proprietà proprio nel Paese del Dragone, è da tempo sotto accusa. Stavolta, tuttavia, non sono i problemi di privacy e gestione dei dati a far discutere, ma la presenza di due distinti algoritmi, uno per il mercato cinese e uno per quello esterno, che di fatto sembrano dar luogo a due diversi social network distinti, potenzialmente oggetto di una vera e propria operazione di soft power in grande stile. A lanciare questo allarme, su una questione che già da tempo circola in rete, è stato Tristan Harris, l'imprenditore e informatico che ha lavorato anche in Google e che nel 2013 divenne famoso per aver lanciato un allarme sull'abuso della tecnologia tra i giovani. Parlando alla trasmissione americana 60 Minutes, sulla Cbs, Harris ha detto: «Sulla loro versione di TikTok, i gestori del social mostranoa chi ha meno di 14 anni esperienza scientifiche da riprodurre a casa, visite ai musei, video patriottici ed educativi. E limitano l'utilizzo a soli 40 minuti al giorno. Ma questa versione di TikTok non è diffusa al resto del mondo. Loro sanno che la tecnologia influenza lo sviluppo dei giovani. Per il loro mercato domestico, vendono una forma limitata, mentre esportano “oppio” al resto del mondo». Harris ha aggiunto: «Degli studi in Cina e negli Stati Uniti hanno cercato di scoprire dai giovani quale carriera può ispirarli per il loro futuro. La risposta? Negli Stati Uniti: influencer. E in Cina: astronauta. Lasciate che queste due società si sviluppino nell'arco di poche generazioni e possiamo predirecome sarà il mondo». Quindi la Cina starebbe producendo un social di gran moda che instupidisce e rende superficiali i giovani di tutto il mondo mentre sprona a studiare e a essere patriottici in patria. Come detto, l'accusa non è nuova e non è chiaro quanto Tristan Harris si riferisca a meccanismi che ha studiato e documentato e quanto invece riporti voci di corridoio. La cosa era stata fatta notare quasi un anno fa da Andrew Schultz, attore comico e podcaster newyorkese, che in un video divenuto virale affermava come «in Cina l’algoritmo non premia le persone che fanno stupidi balletti e giocano con il loro cane». Quel che è certo è che – complice «l'invecchiamento» degli altri social (Facebook è percepito come uno strumento da boomer, Twitter è per giornalisti, intellettuali o aspiranti tali) – TikTok ha trovato il modo di sfondare tra i giovani. Secondo i dati forniti dall’azienda, TikTok registra ogni mese 1 miliardo di utenti attivi, per lo più nel mondo asiatico (63%) e per lo più giovani (il 66% ha meno di 30 anni, la maggior parte dei quali ha un’età compresa tra i 16 e i 24 anni, solo il 4,76% supera i 35 anni). In mano a chi sono, questi giovani? Chi rispondesse «al governo cinese» non ci andrebbe troppo lontano. Un'inchiesta di Forbes relativa alla scorsa estate ha rivelato che centinaia di dipendenti di ByteDance, la compagnia che controlla TikTok, hanno lavorato o lavorano tuttora per media e pubblicazioni dello stato cinese, almeno secondo i loro profili LinkedIn. Sulla mancanza di trasparenza in TikTok si è mossa persino l'Europa. «Le pratiche sui dati di TikTok, anche per quanto riguarda i trasferimenti internazionali delle informazioni, sono oggetto di numerosi procedimenti in corso», ha scritto la presidente della Commissione Ue, Ursula von der Leyen in una lettera condivisa su Twitter dal Commissario della Federal Communications Commission degli Stati Uniti Brendan Carr, «ciò include un’indagine della Commissione per la protezione dei dati irlandese sulla conformità di TikTok a diversi requisiti del GDPR, anche per quanto riguarda i trasferimenti di dati in Cina e il trattamento dei dati dei minori, e il contenzioso dinanzi ai tribunali olandesi».
Sehrii Kuznietsov (Getty Images)
13 agosto 2025: un F-35 italiano (a sinistra) affianca un Su-27 russo nei cieli del Baltico (Aeronautica Militare)
La mattina del 13 agosto due cacciabombardieri F-35 «Lightning II» dell’Aeronautica Militare italiana erano decollati dalla base di Amari, in Estonia, per attività addestrativa. Durante il volo i piloti italiani hanno ricevuto l’ordine di «scramble» per intercettare velivoli non identificati nello spazio aereo internazionale sotto il controllo della Nato. Intervenuti immediatamente, i due aerei italiani hanno raggiunto i jet russi, due Sukhoi (un Su-27 ed un Su-24), per esercitare l’azione di deterrenza. Per la prima volta dal loro schieramento, le forze aeree italiane hanno risposto ad un allarme del centro di coordinamento Nato CAOC (Combined Air Operations Centre) di Uadem in Germania. Un mese più tardi il segretario della Nato Mark Rutte, anche in seguito all’azione di droni russi in territorio polacco del 10 settembre, ha annunciato l’avvio dell’operazione «Eastern Sentry» (Sentinella dell’Est) per la difesa dello spazio aereo di tutto il fianco orientale dei Paesi europei aderenti all’Alleanza Atlantica di cui l’Aeronautica Militare sarà probabilmente parte attiva.
L’Aeronautica Militare Italiana è da tempo impegnata all’interno della Baltic Air Policing a difesa dei cieli di Lettonia, Estonia e Lituania. La forza aerea italiana partecipa con personale e velivoli provenienti dal 32° Stormo di Amendolara e del 6° Stormo di Ghedi, operanti con F-35 e Eurofighter Typhoon, che verranno schierati dal prossimo mese di ottobre provenienti da altri reparti. Il contingente italiano (di Aeronautica ed Esercito) costituisce in ambito interforze la Task Air Force -32nd Wing e dal 1°agosto 2025 ha assunto il comando della Baltic Air Policing sostituendo l’aeronautica militare portoghese. Attualmente i velivoli italiani sono schierati presso la base aerea di Amari, situata a 37 km a sudovest della capitale Tallinn. L’aeroporto, realizzato nel 1945 al termine della seconda guerra mondiale, fu utilizzato dall’aviazione sovietica per tutti gli anni della Guerra fredda fino al 1996 in seguito all’indipendenza dell’Estonia. Dal 2004, con l’ingresso delle repubbliche baltiche nello spazio aereo occidentale, la base è passata sotto il controllo delle forze aeree dell’Alleanza Atlantica, che hanno provveduto con grandi investimenti alla modernizzazione di un aeroporto rimasto all’era sovietica. Dal 2014, anno dell’invasione russa della Crimea, i velivoli della Nato stazionano in modo continuativo nell’ambito delle operazioni di difesa dello spazio aereo delle repubbliche baltiche. Per quanto riguarda l’Italia, quella del 2025 è la terza missione in Estonia, dopo quelle del 2018 e 2021.
Oltre ai cacciabombardieri F-35 l’Aeronautica Militare ha schierato ad Amari anche un sistema antimissile Samp/T e i velivoli spia Gulfstream E-550 CAEW (come quello decollato da Amari nelle immediate circostanze dell’attacco dei droni in Polonia del 10 settembre) e Beechcraft Super King Air 350ER SPYD-R.
Il contingente italiano dell'Aeronautica Militare è attualmente comandato dal colonnello Gaetano Farina, in passato comandante delle Frecce Tricolori.
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