
Dopo aver martellato su vaccini e divieti, gli ultrà sanitari si son dileguati. Chi parla lo fa per scagliarsi contro le indagini. E, con la solita scusa del «virus sconosciuto», si cerca di nascondere errori e bugie sotto il tappeto.Avevate notato? Quelli che con il Covid ci martellavano tutti i giorni, per terrorizzarci, catechizzarci e vaccinarci, ormai non dicono più nulla. Persino tra le virostar c’è chi, tipo Antonella Viola, s’è riconvertito alle ricette per la longevità. Passata la pandemia e dichiarata dall’Oms la fine dell’emergenza, raffreddatosi dunque il clima e finalmente arrivata l’opportunità di riflettere razionalmente sugli eventi, i fanatici di chiusure, green pass e punture coatte stanno facendo passare tutto in cavalleria. Massì, ci vuole la «pacificazione», non ci avventuriamo in processi sommari, non stiamo a spaccare il capello, l’importante è che ce la siamo cavata. Qualcuno, come Giuseppe Remuzzi, ha l’ardire di affermare che «ne siamo usciti migliori». Di tale scaltra rimozione s’è accorto ieri, sul Corriere della Sera, Paolo Giordano. L’autore de La solitudine dei numeri primi lamenta che, «a parlare di lockdown», sono solo «i critici irriducibili dei lockdown, e a parlare di vaccini i no vax». Intanto, egli è stato colto da un leggerissimo sospetto: «Nell’ultimo anno, molte persone intorno a me si sono ammalate». Però, la prima preoccupazione dello scrittore non è capire cosa stia succedendo, bensì difendere le sacre iniezioni. «Quello che mi colpisce e preoccupa», spiega infatti, «è che confrontandomi con altri, ciò che salta fuori come spiegazione è quasi sempre il sospetto verso i vaccini. Mai quello verso il Covid». Ovvero, «un virus assolutamente nuovo per la specie umana», che può determinare «conseguenze a medio o lungo termine».C’è un’evidenza: tanta gente ha superato l’infezione con sintomi da blanda influenza; e invece, dopo aver porto il braccio, ha cominciato ad accusare disturbi che si è trascinata per mesi e mesi. Questo, ai pompieri della resa dei conti, non interessa. La tesi surreale è che non si debba lasciar nemmeno circolare l’ipotesi che gli acciacchi possano essere un effetto collaterale dei vaccini o, magari, dei divieti prolungati. Si deve continuare a parlare del Covid solo per stabilire che, se c’è chi sta male, è ancora per colpa del Covid. O del long Covid, l’ombrello sotto al quale si rifugia anche Luca Zaia.Sempre sul quotidiano di via Solferino, il governatore veneto si dice «convinto che sia indispensabile un approfondimento sia sul cosiddetto “long Covid” che su eventuali reazioni avverse ai vaccini». Tuttavia, aggiunge: «Non possiamo nemmeno pensare che tutto questo passi dai tribunali. Il tribunale deve perseguire i reati, certo. Ma non giudicare sulle scelte degli amministratori». Fatto sta che, senza le carte dell’indagine di Bergamo, non avremmo mai scoperto certi succosi dettagli. Non avremmo avuto elementi per giudicare le «scelte degli amministratori». Non avremmo saputo dei politici che sparlavano dei tecnici; dei tecnici che sparlavano degli altri tecnici; del pasticcio consapevole sulla chiusura dei voli dalla Cina; del «piano segreto» mezzo farlocco; del capo dell’Iss, Silvio Brusaferro, al quale Roberto Speranza dettava la linea (politica, appunto), ordinandogli di non dare «troppe aspettative positive» agli italiani, così da tenerli ai domiciliari. In più, nella stessa intervista rilasciata al Corriere, Zaia ricorda: «Noi ci siamo trovati a mani nude, con indicazioni contrastanti, in una situazione senza riferimenti. Non avevamo le istruzioni per l’uso». Se per mancanza di istruzioni per l’uso il leghista si riferisce all’assenza di un piano pandemico aggiornato, be’, non siamo dinanzi a una gravissima omissione? Tale, probabilmente, da configurare un reato? Di cosa si devono occupare i dirigenti del ministero della Salute, se non di elaborare documenti utili alla tutela della salute pubblica? E se non lo fanno, la loro è semplicemente una scelta amministrativa legittima? L’inchiesta bergamasca non è né più né meno «demenziale», per usare la definizione del Foglio, di quella che fu aperta sulla Commissione grandi rischi, in seguito al terremoto dell’Aquila del 2009. All’epoca, venne appurato che prevedere un sisma è impossibile. Ma pure che invitare la popolazione a gustarsi un vinello, anziché rompere le scatole alle autorità, è una leggerezza che può costare delle vittime e che, pertanto, ha rilevanza penale. Ecco: Zaia rispolvera le sparate di chi sosteneva «che la mascherina non serviva a nulla». Non siamo fini giuristi, ma quanta distanza passa tra «Beviamoci un bicchiere di Montepulciano», detto agli abruzzesi, e «La mascherina chirurgica è una paranoia», frase pronunciata in tv da Walter Ricciardi, quando le mascherine scarseggiavano, le poche che avevamo venivano spedite in Cina e gli italiani cercavano disperatamente di accaparrarsene qualcuna?Dopodiché, se il processo a Conte e Speranza è inutile, facciamo almeno in modo che serva a qualcosa la commissione parlamentare d’inchiesta. Il Carroccio ha già ottenuto che fosse espunta la parte relativa alla gestione dell’emergenza da parte delle Regioni. Ora, il presidente del Veneto, che insieme ai suoi omologhi di Friuli Venezia Giulia e Lombardia spinse Mario Draghi a varare il super green pass, sostiene di essersi battuto «perché i vaccini non diventassero obbligatori». Non è che dietro questa retorica sulle «scelte amministrative», dietro l’invito alla «pacificazione», dietro l’incoraggiamento a parlare di Covid per dare al Covid la colpa di tutto, si cela il tentativo di nascondere la polvere sotto al tappeto? In tal caso, a scrivere degli ultimi tre anni stiamo meglio soli. Come i numeri primi.
Maria Chiara Monacelli
Maria Chiara Monacelli, fondatrice dell’azienda umbra Sensorial è riuscita a convertire un materiale tecnico in un veicolo emozionale per il design: «Il progetto intreccia neuroscienze, artigianato e luce. Vogliamo essere una nuova piattaforma creativa anche nell’arredamento».
In Umbria, terra di saperi antichi e materie autentiche, Maria Chiara Monacelli ha dato vita a una realtà capace di trasformare uno dei materiali più umili e tecnici - il cemento - in un linguaggio sensoriale e poetico. Con il suo progetto Sensorial, Monacelli ridefinisce i confini del design artigianale italiano, esplorando il cemento come materia viva, capace di catturare la luce, restituire emozioni tattili e raccontare nuove forme di bellezza. La sua azienda, nata da una visione che unisce ricerca materica, manualità e innovazione, eleva l’artigianato a esperienza, portando il cemento oltre la funzione strutturale e trasformandolo in superficie, texture e gioiello. Un percorso che testimonia quanto la creatività, quando radicata nel territorio e nel saper fare italiano, possa dare nuova vita anche alle materie più inattese.
Diego Fusaro (Imagoeconomica)
Il filosofo Diego Fusaro: «Il cibo nutre la pancia ma anche la testa. È in atto una vera e propria guerra contro la nostra identità culinaria».
La filosofia si nutre di pasta e fagioli, meglio se con le cotiche. La filosofia apprezza molto l’ossobuco alla milanese con il ris giald, il riso allo zafferano giallo come l’oro. E i bucatini all’amatriciana? I saltinbocca alla romana? La finocchiona toscana? La filosofia è ghiotta di questa e di quelli. È ghiotta di ogni piatto che ha un passato, una tradizione, un’identità territoriale, una cultura. Lo spiega bene Diego Fusaro, filosofo, docente di storia della filosofia all’Istituto alti studi strategici e politici di Milano, autore del libro La dittatura del sapore: «La filosofia va a nozze con i piatti che si nutrono di cultura e ci aiutano a combattere il dilagante globalismo guidato dalle multinazionali che ci vorrebbero tutti omologati nei gusti, con le stesse abitudini alimentari, con uno stesso piatto unico. Sedersi a tavola in buona compagnia e mangiare i piatti tradizionali del proprio territorio è un atto filosofico, culturale. La filosofia è pensiero e i migliori pensieri nascono a tavola dove si difende ciò che siamo, la nostra identità dalla dittatura del sapore che dopo averci imposto il politicamente corretto vorrebbe imporci il gastronomicamente corretto: larve, insetti, grilli».
Leonardo
Il fondo è pronto a entrare nella divisione aerostrutture della società della difesa. Possibile accordo già dopo l’incontro di settimana prossima tra Meloni e Bin Salman.
La data da segnare con il circoletto rosso nell’agenda finanziaria è quella del 3 dicembre. Quando il presidente del consiglio, Giorgia Meloni, parteciperà al quarantaseiesimo vertice del Consiglio di cooperazione del Golfo (Ccg), su espressa richiesta del re del Bahrein, Hamad bin Isa Al Khalifa. Una presenza assolutamente non scontata, perché nella Penisola araba sono solitamente parchi con gli inviti. Negli anni hanno fatto qualche eccezione per l’ex premier britannica Theresa May, l’ex presidente francese François Hollande e l’attuale leader cinese Xi Jinping e poco altro.
Emmanuel Macron (Ansa)
Bruxelles apre una procedura sull’Italia per le banche e tace sull’acciaio transalpino.
L’Europa continua a strizzare l’occhio alla Francia, o meglio, a chiuderlo. Questa volta si tratta della nazionalizzazione di ArcelorMittal France, la controllata transalpina del colosso dell’acciaio indiano. La Camera dei deputati francese ha votato la proposta del partito di estrema sinistra La France Insoumise guidato da Jean-Luc Mélenchon. Il provvedimento è stato approvato con il supporto degli altri partiti di sinistra, mentre Rassemblement National ha ritenuto di astenersi. Manca il voto in Senato dove l’approvazione si preannuncia più difficile, visto che destra e centro sono contrari alla nazionalizzazione e possono contare su un numero maggiore di senatori. All’Assemblée Nationale hanno votato a favore 127 deputati contro 41. Il governo è contrario alla proposta di legge, mentre il leader di La France Insoumise, Mélenchon, su X ha commentato: «Una pagina di storia all’Assemblea nazionale».






