Ferma restando l'attenzione a nuovi focolai, da circoscrivere e spegnere con prontezza, non esiste prova contro la graduale estinzione dell'epidemia. Si continua però con i decreti che assassinano persone e libertà.
Ferma restando l'attenzione a nuovi focolai, da circoscrivere e spegnere con prontezza, non esiste prova contro la graduale estinzione dell'epidemia. Si continua però con i decreti che assassinano persone e libertà.Il Covid-19 non è stato una normale influenza. Rispetto alle influenze degli anni precedenti le differenze fondamentali sono state una maggiore infettività, il colpire le parti basse dell'albero tracheobronchiale e una gestione folle sia a livello nazionale che internazionale che ha spinto a un terrorismo sanitario che sarebbe stato giustificato solo se si fosse trattato di un'epidemia di ebola. Protocolli sbagliati, il quasi divieto di fare autopsie che ha portato a un ritardo criminale per raggiungere i protocolli giusti, la strenua guerra all'idrossiclorochina, ottimo presidio terapeutico ma addirittura sconsigliato, hanno permesso a un virus ormai gestibile di distruggere vite e nazioni.La costituzione è stata sospesa da decreti che hanno assassinato le libertà più elementari, inclusa quella di uscire di casa, quella di portare il bambini a respirare al parco, correre, camminare, riunirsi e soprattutto riunirsi per protestare contro il governo, mentre le manifestazioni Anpi e Lgbt non provocano ovviamente contagi. E poi è stato vietato assistere i propri cari anche moribondi in ospedale, seppellirli, morire con l'estrema unzione. I decreti hanno assassinato le persone: contrastando le autopsie, rinchiudendo in casa la gente affetta da diabete o malattie cardiovascolari che con la sedentarietà diventano mortali, non curando i malati oncologici, moltiplicando i deficit cognitivi degli anziani. Senza considerare l'assassinio della religione, a causa delle regole che hanno profanato l'eucarestia, con l'ostia ricevuta solo sulla mano, e della Messa vietata anche la domenica e a Pasqua, come i funerali e persino l'estrema unzione. Il governo preannuncia altri sei mesi di decreti liberticidi, ai quali l'Italia non sopravvivrà.Ho un amico ingegnere, Luigi Mojoli, che ha progettato la tratta radio in visibilità (Los) più lunga al mondo: 360 km sopra il Mar Rosso, tra Sudan e Arabia Saudita. Siamo amici perché abbiamo diverse cose in comune. Entrambi abbiamo pubblicato un libro in Cina, entrambi conosciamo la città sudanese di Cassala ed entrambi abbiamo un carattere infernale. Lui ha tirato giù i dati, ha fatto i conti, ed è arrivato alla conclusione che aspettare una seconda ondata e assassinare un Paese per prevenirla è pura follia. Le conclusioni sono solide a dispetto delle diatribe su morti «di» / morti «con» Covid-19, oppure numero di infettati «ufficiale» / numero di infettati «vero». Giornali, televisioni, comitati tecnico scientifici, politici e governanti sono ancora in attesa del peggio sul fronte sanitario ma sono proprio i dati ufficiali a smentire che la «seconda ondata» sia imminente.I dati cumulativi, cioè contati dall'inizio ufficiale della epidemia, sono quelli rappresentati nella figura 1.Le definizioni definiscono chiaramente le quattro curve. A = totale dei casi «attualmente infetti» (cioè positivi a un appropriato test). B = totale dei casi risolti con la guarigione (da inizio epidemia). C = totale dei casi risolti con la morte (da inizio epidemia). D = A + B + C = somma di tutti i casi risolti o non ancora risolti.La curva dei morti, C, cresce ad ogni decesso registrato pertanto è una curva che non può mai diminuire. La curva dei guariti, B, è «non calante» per definizione. Gridiamo al miracolo? L'andamento dei casi in sospeso, A, è diverso da tutte le altre curve e tende a zero. Alla fine ci saranno solo morti o guariti, quindi A = 0; D = B + C. All'inizio accade il contrario: guarigioni e morti arriveranno dopo, D ≈ A (parzialmente uguali). Nel seguito si dimostra che la curva dei «casi totali», D, non può mai decrescere a dispetto del contributo A che, dopo aver raggiunto il massimo, decresce. I valori giornalieri (figura 2) sono per definizione: a = variazione dei casi A, attualmente positivi, rispetto al giorno precedente; b = guarigioni nella giornata, variazione di B rispetto al giorno precedente; c = morti nella giornata, variazione di C rispetto al giorno precedente; d = a + b + c = variazione giornaliera del gran totale D rispetto al giorno precedente.Nella figura 3 i due periodi di tempo sono qualitativamente diversi: solo a maggio si ha la conferma della presenza di picchi negativi delle variazioni giornaliere (a) di «attualmente positivi» A, dovute a contemporanei picchi positivi di guariti in giornata, (b). Si notano inoltre: il massimo di nuovi infettati (a); il contributo (a) inizialmente dominante nel totale dei casi (d); un rallentamento dell'epidemia: picchi di (a) e (d) decrescenti ma anche un numero di morti giornalieri ancora crescente in marzo. Inoltre, il totale dei casi (d) supera ancora le guarigioni (b) fino a metà aprile. Soltanto a fine aprile compaiono picchi (a) (b) in controfase e coincidenti nel tempo. Da maggio la situazione diventa nettamente diversa e permane favorevole (figura 2). Ad ogni picco giornaliero (a) in diminuzione dei casi in sospeso (A), corrisponde un picco positivo (b) quasi uguale in aumento delle guarigioni (B). Quando, e solo quando, l'epidemia si esaurisce (a) è in controfase con (b).La variazione giornaliera (a) di «attualmente positivi», A, è la differenza tra i nuovi infettati rilevati in giornata, che aumenta il totale A, e il numero di guariti o morti in giornata, (b + c), che diminuisce il totale stesso. Si evince che (a) può essere positivo o negativo; il cumulo, A, può essere crescente oppure decrescente, come si vede in figura 1; (d) non è mai negativo: d = a + (b + c); D non può mai diminuire ma si ferma quando mancano nuovi infetti. Un esaurimento favorevole della epidemia implica che il numero delle guarigioni giornaliere (b) prevalga sia sui morti giornalieri (c) che sul totale algebrico (d). La conclusione è quantitativa e robusta in quanto la correlazione tra due variabili non dipende né dai loro valori medi, né dalle loro varianze, né dai loro fattori di scala. Per completezza riportiamo in figura 4 le medie mobili su base settimanale dei valori giornalieri dall'inizio dell'epidemia fino al 28 giugno. La media mobile smorza le oscillazioni giornaliere tuttavia l'andamento in controfase tra (a) e (b) è ancora ben visibile, ovviamente dopo che (a) ha cambiato di segno. Fino a oggi non è accaduto nulla di nuovo e tanto meno di catastrofico. L'andamento dei picchi (a)(b) è sempre in controfase e ha sempre inviluppi che convergono a zero. I valori (c) (d) non sono ancora a zero, ma sono sempre molto minori di (-a)(b).Ferma restando l'attenzione a nuovi focolai, da circoscrivere e spegnere con prontezza, nessuno dei fatti sopraelencati è infausto, anzi sono tutti favorevoli e concordi tra loro. L'epidemia è quindi in estinzione da tempo. Difficile però predire quando si esaurirà mediante un qualsiasi criterio.Non c'è evidenza di altri indicatori quali Rt (il tasso di contagiosità dopo l'applicazione delle misure atte a contenere il diffondersi della malattia) per cui la seconda ondata sarebbe in atto.Ovviamente basta citare un dato locale o un dato di altra nazione infettata dopo di noi, quindi ancora nel pieno della epidemia, per dire tutto quello che si vuole. Stupisce che si faccia terrorismo come se la seconda ondata fosse imminente. Che sia possibile è ovvio, che sia probabile è molto dubbio, che sia certa è una menzogna; è poi falso provatamente che la seconda ondata sia in atto. Quali sarebbero le evidenze?Pare assai più probabile che scoppino ribellioni per la crisi economica. Non sarà certo il terrorismo preventivo a scongiurarla.
Un frame del video dell'aggressione a Costanza Tosi (nel riquadro) nella macelleria islamica di Roubaix
Giornalista di «Fuori dal coro», sequestrata in Francia nel ghetto musulmano di Roubaix.
Sequestrata in una macelleria da un gruppo di musulmani. Minacciata, irrisa, costretta a chiedere scusa senza una colpa. È durato più di un’ora l’incubo di Costanza Tosi, giornalista e inviata per la trasmissione Fuori dal coro, a Roubaix, in Francia, una città dove il credo islamico ha ormai sostituito la cultura occidentale.
Scontri fra pro-Pal e Polizia a Torino. Nel riquadro, Walter Mazzetti (Ansa)
La tenuità del reato vale anche se la vittima è un uomo in divisa. La Corte sconfessa il principio della sua ex presidente Cartabia.
Ennesima umiliazione per le forze dell’ordine. Sarà contenta l’eurodeputata Ilaria Salis, la quale non perde mai occasione per difendere i violenti e condannare gli agenti. La mano dello Stato contro chi aggredisce poliziotti o carabinieri non è mai stata pesante, ma da oggi potrebbe diventare una piuma. A dare il colpo di grazia ai servitori dello Stato che ogni giorno vengono aggrediti da delinquenti o facinorosi è una sentenza fresca di stampa, destinata a far discutere.
Mohamed Shahin (Ansa). Nel riquadro, il vescovo di Pinerolo Derio Olivero (Imagoeconomica)
Per il Viminale, Mohamed Shahin è una persona radicalizzata che rappresenta una minaccia per lo Stato. Sulle stragi di Hamas disse: «Non è violenza». Monsignor Olivero lo difende: «Ha solo espresso un’opinione».
Per il Viminale è un pericoloso estremista. Per la sinistra e la Chiesa un simbolo da difendere. Dalla Cgil al Pd, da Avs al Movimento 5 stelle, dal vescovo di Pinerolo ai rappresentanti della Chiesa valdese, un’alleanza trasversale e influente è scesa in campo a sostegno di un imam che è in attesa di essere espulso per «ragioni di sicurezza dello Stato e prevenzione del terrorismo». Un personaggio a cui, già l’8 novembre 2023, le autorità negarono la cittadinanza italiana per «ragioni di sicurezza dello Stato». Addirittura un nutrito gruppo di antagonisti, anche in suo nome, ha dato l’assalto alla redazione della Stampa. Una saldatura tra mondi diversi che non promette niente di buono.
Nei riquadri, Letizia Martina prima e dopo il vaccino (IStock)
Letizia Martini, oggi ventiduenne, ha già sintomi in seguito alla prima dose, ma per fiducia nel sistema li sottovaluta. Con la seconda, la situazione precipita: a causa di una malattia neurologica certificata ora non cammina più.
«Io avevo 18 anni e stavo bene. Vivevo una vita normale. Mi allenavo. Ero in forma. Mi sono vaccinata ad agosto del 2021 e dieci giorni dopo la seconda dose ho iniziato a stare malissimo e da quel momento in poi sono peggiorata sempre di più. Adesso praticamente non riesco a fare più niente, riesco a stare in piedi a malapena qualche minuto e a fare qualche passo in casa, ma poi ho bisogno della sedia a rotelle, perché se mi sforzo mi vengono dolori lancinanti. Non riesco neppure ad asciugarmi i capelli perché le braccia non mi reggono…». Letizia Martini, di Rimini, oggi ha 22 anni e la vita rovinata a causa degli effetti collaterali neurologici del vaccino Pfizer. Già subito dopo la prima dose aveva avvertito i primi sintomi della malattia, che poi si è manifestata con violenza dopo la seconda puntura, tant’è che adesso Letizia è stata riconosciuta invalida all’80%.






