2019-08-21
Teresa, monaca benedettina che tifa per l’aborto e insegna la teologia gender
Nuova edizione italiana del libro manifesto della suora catalana amata da Michela Murgia. Si batte per i diritti dei trans, vuole il matrimonio gay e spiega che forse Dio è una lei.Bruno Maggioni, stimato teologo dell'Università Cattolica di Milano e docente alla Facoltà teologica dell'Italia settentrionale, ha appena dato alle stampe un bel libro intitolato Il Padre di tutti (Vita e pensiero) il cui scopo è quello di raccontare «il Dio di Gesù». «Tutta la vita di Gesù», scrive Maggioni, «è tesa a dimostrare che Dio è un Padre che accoglie, perdona, salva e dona gioia. Se volessimo riassume in una sola battuta la novità della figura di Dio rivelata da Gesù, dovremmo parlare della sua paternità». Che Dio sia «padre», del resto, è un concetto piuttosto noto e non solo ai fedeli cristiani. C'è qualcuno, però, che la pensa in modo diverso. Il fatto è che questo qualcuno è una monaca di clausura benedettina di nome Teresa Forcades. Una suora, con tanto di laurea in medicina a Buffalo (Stati Uniti) e un Master of Divinity ad Harvard. Quando la Forcades parla di Dio, non lo tratta come un padre. Anzi spiega che «Dio ci ha dato la possibilità di essere come lui (o lei)». Di trovate brillanti come questa è pieno il suo libro, appena mandato in libreria in una fiammante nuova edizione da Castelvecchi. Si intitola Siamo tutti diversi!, mentre il sottotilo recita: «Per una teologia queer». La sorella Teresa, infatti, non si limita a esercitare la medicina. È anche una attivista femminista, una appassionata delle teorie gender, una fervente nemica del patriarcato e una indipendentista catalana. È stato probabilmente quest'ultimo aspetto ad avvicinarla alla scrittrice combat Michela Murgia, che ha molto sostenuto la presenza della monaca al festival Torino spiritualità. Ma, sfogliando il libro della Forcades, ci si rende facilmente conto del perché sia così apprezzata a sinistra. È stata lei, dicevamo, a rendere celebre la «teologia queer». Queer è un termine che si potrebbe tradurre come «stravagante, bizzarro», ma che in inglese è stato a lungo utilizzato come dispregiativo per gli omosessuali. Secondo la nostra vispa Teresa usare questo termine significa affermare che è impossibile «utilizzare, nell'ambito della persona, qualsivoglia categoria, che sia di genere, di classe o di razza». Certo: tutte le classificazione, tutti i limiti e i confini sono da buttare. «La teologia», prosegue la monaca, «deve fare i conti con la diversità sessuale, non deve condannarla ma cercare di comprenderla nel modo più profondo possibile, per cogliere cosa questa variabilità ci suggerisce sull'essere umano. Dobbiamo disperare perché nel mondo esistono concezioni distinte dell'identità sessuale?». Secondo la Forcades, ciascun uomo è «co-creatore» di sé stesso, non proprio come Dio ma quasi. Ecco perché, quando parla del gender, sostiene che «la parola in sé stessa rappresenta per me qualcosa di positivo [...]. Sono convinta che per le diverse religioni sia un dovere affrontare il tema del gender». La Forcades si batte per i diritti dei transgender, è in prima linea nel chiedere il matrimonio omosessuale: «Non ritengo sufficiente che la Chiesa diventi tollerante nei confronti degli omosessuali», scrive. «Né che semplicemente smetta di discriminarli o colpevolizzarli, vado oltre: sono a favore del sacramento dell'amore fra due persone, sia etero sia omosessuali, a patto che fra di loro vi sia un amore autentico». Poi aggiunge: «La relazione omosessuale, aprendo a un nuovo modello, introduce diversità». Quando un giornalista le chiese, nel 2009, che cosa pensasse della pillola del giorno dopo, Teresa rispose che «tutte le donne dovrebbero tenerla in borsa». Certo, lei non gradisce affatto che i «gruppi cattolici integralisti» la chiamino «la monaca abortista», tuttavia, in materia di aborto sostiene che «la responsabilità spetta alla madre». La quale, argomenta la Forcades, non può essere costretta a portare avanti una gravidanza in nome del principio di autodeterminazione. «Se la Chiesa difende la vita», si chiede, «non dovrebbe obbligare un cattolico a essere donatore?». Già, con la differenza che mettera al mondo un figlio non è esattamente una «buona azione» che si può compiere o non compiere a seconda della disposizione d'animo. Per teorie come quella che abbiamo appena illustrato, la monaca Teresa si è presa qualche rimbrotto da Roma, a cui ha risposto con una dissertazione teologica, e la cosa è finita lì. La Forcades ad oggi resta monaca, continua a scrivere testi sulla «disobbedienza civile», a favore del gender spinto e dell'aborto. Prima di rientrare in clausura dopo un periodo passato a manifestare per la Catalogna, la nostra disse a Repubblica: «La Lega è un movimento di estrema destra. Tutti i movimenti di estrema destra sono pericolosi per la democrazia perché sono per definizione autoritari, nemici del pluralismo e sospettosi del pensiero critico». Poi chiarì che «la Chiesa è davvero indietro riguardo al ruolo delle donne e credo che questo sia, molto probabilmente, conseguenza del fatto di avere solo maschi celibi che governano la Chiesa». Forse alcune delle sue sparate vi sembreranno folli. Ma sapete che cosa colpisce? Che più passa il tempo, più le gerarchie ecclesiastiche (o almeno una parte di esse) si avvicinano al pensiero della Forcades. A voi decidere se sia un bene o un male.
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Il regista Stefano Sollima (Ansa)
Robert F.Kennedy Jr. durante l'udienza del 4 settembre al Senato degli Stati Uniti (Ansa)