2023-01-11
Il tentativo fallito del principe Harry
True
Un libro di memorie, poi un’intervista televisiva, un’esclusiva che Real Time ha mandato in onda nella serata di martedì 10 gennaio. Avrebbero dovuto vederlo tutti, compatirlo, forse. Ma il tentativo di riciclarsi, di riabilitarsi agli occhi dei sudditi, tirando nel fango Elisabetta II e la sua progenie, è andato male.Un detto dice che il troppo stroppia e, nel riportarlo alla mente, si ha l’impressione di udire altro: reminiscenze di Esopo, delle storie raccontate ai bambini, di un lupo evocato tante volte e tanto inutilmente da aver perso la capacità di suscitare paura e preoccupazione. Era un piccolo monello, nei moniti infantili. In televisione, il principe Harry. Il figlio minore di Diana e Carlo, che per amore ha rinunciato a ricoprire il ruolo di senior member nella famiglia regale britannica, ha urlato un’altra volta. Questa, un po’ più forte. Un libro di memorie, poi un’intervista televisiva, un’esclusiva che Real Time manderà in onda alle 22.40 di martedì 10 gennaio. Harry ha deciso di vendersi, come una starlette qualsiasi, di metterlo in piazza il suo dolore e portarselo appresso nei salotti più blasonati: Oprah Winfrey, Netflix, un’autobiografia e Tom Bradby, giornalista statunitense. Avrebbero dovuto vederlo tutti, compatirlo, forse. Ma il tentativo di riciclarsi, di riabilitarsi agli occhi dei sudditi, tirando nel fango Elisabetta II e la sua progenie, è miseramente fallito. Peggio. Si è trasformato nel ragazzino dispettoso della favola di Esopo e quel gridare continuo al lupo brutto e cattivo, facendolo ogni volta più mostruoso, ha avuto l’effetto spiacevole di rendere il lupo indifferente ai più. Quel lupo tanto capace di spaventare ha perso ogni suo potere. Ci si è stancati di sentirlo evocare, ci si è stancati di provare ad immaginarselo così, brutto, cattivo e mostruoso. Ci si è stancati di Harry, e delle sue rimostranze paradossali. Harry, che nel libro Spare – Il Minore (edito in Italia da Mondadori e in arrivo nelle librerie il 10 gennaio) ha messo tutto, gli automatismi del soldato in Afghanistan, la perdita della verginità, la convinzione che la madre abbia solo inscenato la propria morte e le droghe, assunte per «sentirmi diverso», ha ceduto ad un peccato di vanità. Parlare per essere visto, sputare sulle proprie origini così da avere su di sé riflettori che, altrimenti, gli sarebbero negati. Il paradosso del Duca di Sussex è lì, nella volontà ferrea con cui questi cerca di costruire una propria indipendenza, di allontanarsi dalla famiglia regale salvo ritornarci ogniqualvolta gli occhi del mondo si spostano altrove. Harry ha come unica moneta di scambio i segreti della propria famiglia. Segreti che si ingrandiscono ad ogni racconto, che si fanno più gravi, più spiacevoli. Ha parenti che sono diventati creature orrende, draghi a tre teste pronti a far fuoco sul povero principe, su sua moglie e i suoi bambini. È una mitologia propria, quella di Harry: un poema epico grandioso. Che, però, nell’essere sfruttato e abusato, reiterato senza riguardo agli effetti che la ripetizione porta con sé, ha perso ogni forza. Ci si è stancati di Harry e delle sue lamentele. Le sue lacrime sono diventate tanto stucchevoli da produrre l’effetto opposto a quello che Sua Maestà avrebbe desiderato: rafforzare l’effigie del fratello William e dell’imperturbabile Kate Middleton.
Nel riquadro Roberto Catalucci. Sullo sfondo il Centro Federale Tennis Brallo
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