2023-09-26
Trudeau litiga con l’India (e fa felice Pechino)
Justin Trudeau e Narendra Modi (Ansa)
Il caso diplomatico dopo l’uccisione del leader separatista sikh canadese può rovinare i piani di Washington. L’alleanza di intelligence occidentale nell’Indo-Pacifico faceva premio su Nuova Delhi per contenere la Cina. E ogni influenza negativa è un regalo per Xi Jinping.La crisi diplomatica tra Ottawa e Nuova Delhi rischia di avere delle ripercussioni geopolitiche significative. Il premier canadese, Justin Trudeau, ha affermato che il governo indiano sarebbe dietro l’omicidio del leader separatista sikh Hardeep Singh Nijjar: un cittadino canadese, ucciso a giugno nella Columbia britannica, il quale - secondo il Guardian - «era un forte sostenitore del movimento Khalistan». Si tratta di una realtà separatista che mira alla fondazione di uno Stato autonomo nel Punjab. Storicamente tale movimento è stato protagonista di forti tensioni con il governo indiano. L’apice fu raggiunto nel 1984, quando l’allora premier indiana, Indira Gandhi, ordinò un raid nel Tempio d’Oro di Amritsar contro i separatisti. Pochi mesi dopo, la Gandhi fu uccisa per ritorsione. L’India ha intanto respinto l’accusa del Canada e la tensione è cresciuta. Entrambi i Paesi hanno espulso dei diplomatici, mentre Nuova Delhi ha sospeso il rilascio dei visti per i cittadini canadesi. La crisi si innesta in turbolenze pregresse. A inizio settembre, Ottawa ha congelato i colloqui per stipulare un accordo commerciale con Nuova Delhi, mentre a novembre l’India ha protestato dopo che il Canada aveva permesso che si tenesse nella città di Brampton un referendum separatista, promosso da un’organizzazione messa fuori legge dal governo indiano nel 2019. Tuttavia, al di là dello scontro tra India e Canada sul separatismo, la questione rischia di rivelarsi particolarmente complessa sul piano geopolitico. Il Canada fa parte dei Five Eyes: un’alleanza in materia d’intelligence che include anche Usa, Regno Unito, Nuova Zelanda e Australia. Ebbene proprio tale alleanza rappresenta uno dei pilastri della strategia statunitense nel contrasto alle infiltrazioni cinesi. A maggio, i Five Eyes denunciarono, per esempio, che hacker sponsorizzati da Pechino avevano effettuato attività spionistiche ai danni di infrastrutture critiche statunitensi. Inoltre, Usa e Australia fanno a loro volta parte del Quad: un quartetto di Stati che punta ad arginare l’influenza del Dragone nell’Indo-Pacifico e che include anche Giappone e India. E qui veniamo al nodo geopolitico. Joe Biden considera l’India un pilastro della propria politica volta a contrastare Pechino nell’Indo-Pacifico. Non a caso, il presidente americano ha puntato molto sul Quad e ha anche ricevuto Narendra Modi con tutti gli onori alla Casa Bianca lo scorso giugno (nonostante alcuni settori del Partito democratico non abbiano mai amato l’attuale premier indiano). Tra l’altro, negli scorsi anni, è talvolta emersa l’ipotesi che Nuova Delhi potesse essere inclusa nei Five Eyes. È quindi evidente come la tensione tra Trudeau e Modi possa alimentare un sentimento ostile all’India proprio in seno ai Five Eyes. «Confermo che c’erano informazioni d’intelligence condivise tra i partner dei Five Eyes che han contribuito a portare il Canada alle dichiarazioni fatte dal premier», ha detto l’ambasciatore statunitense in Canada, David Cohen, riferendosi alle accuse di Trudeau. Biden si trova quindi in un dilemma: se segue Trudeau, mette a rischio l’intera architettura strategica degli Usa nell’Indo-Pacifico; se non lo segue, si esporrà agli attacchi della sinistra del suo partito, che lo taccerà di arrendevolezza nei confronti di Modi. Frattanto, Downing Street ha già fatto sapere di non avere intenzione di interrompere le trattative con Nuova Delhi per la stipula di un accordo commerciale. Le accuse di Trudeau sono indubbiamente gravi, ma si teme che le tensioni tra India e Five Eyes possano favorire il Partito comunista cinese. Ed è da escludere che il leader canadese non se ne renda conto. Trudeau guarda in primis all’elettorato sikh. Non a caso, ha avuto come ministri nei suoi governi alcuni esponenti di questo gruppo, a cui appartiene circa il 2% della popolazione canadese. Il Partito liberale di Trudeau è inoltre sospettato di intrattenere relazioni opache con Pechino. Nonostante non siano mancati attriti tra Canada e Cina in questi anni, la situazione è infatti piuttosto ambigua. Stando a Foreign Policy, tra il 2016 e il 2018, Trudeau rafforzò i legami economici tra Ottawa e il Dragone. Era inoltre febbraio scorso quando il Globe and Mail rivelò che, secondo leak di intelligence, Pechino avrebbe interferito nelle elezioni canadesi del 2021 per favorire i liberali contro i conservatori. A novembre 2022, il Global News aveva rivelato che, sempre secondo l’intelligence, Pechino aveva interferito anche nelle elezioni del 2019, supportando un totale di 11 candidati sia liberali sia conservatori. A febbraio, la stessa testata riferì che il Partito liberale ignorò una segnalazione dei servizi, secondo cui un suo candidato (poi eletto) nel 2019, Han Dong, faceva parte di un network di influenza cinese. A marzo, Han Dong, pur negando le accuse e affermando di volersi difendere, si è dimesso dal Partito liberale. Infine, il fratello di Trudeau, Alexander, fu coinvolto in controverse donazioni cinesi, versate nel 2016 e nel 2017 alla Pierre Elliott Trudeau Foundation. E, quando alla fine si è deciso a nominare qualcuno che indagasse sulle interferenze, Trudeau prima ha scelto un suo stretto amico che si è dovuto dimettere a causa delle critiche dell’opposizione e poi, solo due settimane fa, un giudice. Magari sarà un caso. Ma, c’è da giurarci, Xi Jinping non desidera altro che un aumento delle tensioni tra l’India e i Five Eyes.