Dopo un 2022 da incubo, le aziende ad alta innovazione e i pesi massimi Usa trainano la ripresa. Deludono ancora fondi ed Etf specializzati nelle rinnovabili e nella sostenibilità. Male le azioni del mercato cinese.Dopo un 2022 da dimenticare per le azioni mondiali, il 2023 ha segnato la riscossa, con i principali indici azionari globali che hanno recuperato buona parte delle perdite e, in alcuni casi, hanno toccato nuovi massimi. In particolare nel settore della tecnologia globale, che ha recuperato i pesanti tracolli del 2022 (-28%) e ha toccato nuovi massimi, con una performance da inizio anno di oltre il 50%.Certo, non è stata festa per tutti e anzi alcuni comparti hanno deluso o sono fortemente scesi. I fondi o gli Etf specializzati nella selezione di azioni con alti dividendi hanno mostrato rendimenti sensibilmente inferiori all’andamento degli indici meno sofisticati poiché hanno pagato per esempio il basso peso dei titoli tecnologici. Strategie o temi che nel 2022 o negli anni precedenti sembravano furbe e di moda si sono dimostrate quindi mediocri e fra gli esempi più eclatanti ci sono i fondi e gli specializzati sulle energie rinnovabili (-25% da inizio anno l’Etf più rappresentativo, come l’iShares global clean energy) e con forte focalizzazione su alcuni temi legati alla sostenibilità. Molto meglio nel 2023 naturalmente le azioni globali di società produttrici di armi o del nucleare (+36%).Fra le azioni a bassa e media capitalizzazione e quelle a larga capitalizzazione non c’è stata partita e hanno stravinto i titani che sono saliti del 30%, contro il +11% delle società globali di taglia small. Il forte peso dei cosiddetti «magnifici 7», che hanno trainato la Borsa americana (che pesa dal 60% al 70% nei panieri di azioni mondiali), ha fatto la differenza. Questi sette titoli (Apple, Microsoft, Alphabet, Amazon, Nvidia, Tesla e Meta) sono saliti nel 2023 del 100% e senza le «big tech», la performance da inizio anno dell’indice S&P 500 sarebbe stato di pochi punti percentuali dell’8% circa.Da evidenziare anche il miglior andamento degli indici azionari mondiali, che includono soprattutto i Paesi sviluppati rispetto a quelli più estesi (come l’indice Msci All country). L’indice Msci world, invece, rappresenta l’andamento dei mercati azionari mondiali, includendo aziende di grandi dimensioni in Paesi sviluppati. «In sintesi, la principale differenza è che l’indice Msci world si concentra solo sui Paesi sviluppati, mentre l’indice Msci All country world include sia i mercati sviluppati che quelli emergenti, offrendo una prospettiva più globale sull’andamento del mercato azionario mondiale. E gli indici azionari dei Paesi emergenti non hanno certo brillato per effetto soprattutto del peso importante delle azioni cinesi, che hanno perso circa il 15% nel 2023», ricorda Salvatore Gaziano, direttore investimenti di SoldiExpeet Scf. Molto importante, del resto, anche il peso degli Usa nei panieri degli indici delle azioni globali: mediamente fra il 60% e il 70%. Agli inizi del 1900, gli Stati Uniti valevano circa il 15% del mercato azionario mondiale (all’epoca la Gran Bretagna era il leader) mentre il Giappone al suo apice (all’inizio degli anni Novanta) era arrivato a valere circa 45% dell’indice Msci world (ora ne vale solo il 6% circa) .
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Prima protesta, dopo Bruxelles accoglie «con favore» il summit da Orbán: «Nessun divieto di viaggio» La Corte penale strepita: «Arrestare lo zar». I magiari invece se ne infischiano: «Lo aspettiamo con rispetto».
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Faccia a faccia a Washington. L’ucraino: fiducia nel presidente Il tycoon: «Vlad vuole l’accordo, ma per ora niente trilaterali».
Sigfrido Ranucci (Ansa)
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La mappa voluta dal Comune di Milano cancella le vittime civili di una strage dei Gap. Che ha causato l’eccidio di piazzale Loreto.