2024-10-03
Più tasse, tagli e colpo ai pensionati. Si chiama Barnier ma sembra Monti
Michel Barnier, Primo ministro francese (Ansa)
Non solo patrimoniale, ecco le linee guida della manovra da 60 miliardi del nuovo premier francese. Slitta l’indicizzazione degli assegni previdenziali. La Corte dei conti: «Centomila dipendenti pubblici di troppo».L’era macronista è sempre più vicina al crepuscolo. Colui che ne era il protagonista, l’Emmanuel Macron che veniva presentato come il «Mozart della finanza», ha contribuito a degradare le finanze francesi a tal punto che il neo premier Michel Barnier è costretto a eseguire un de profundis. La Francia del 2024 assomiglia moltissimo all’Italia del 2011. L’Italia di un certo Silvio Berlusconi uscito di scena anche a causa di Nicolas Sarkozy e Angela Merkel, il presidente francese e la cancelliera tedesca dell’epoca, che nelle conferenze stampa si erano scambiati sorrisini complici sbeffeggiando le politiche economiche del Cavaliere. Più prosaicamente si potrebbe dire che, al di là delle Alpi, non c’è più trippa per gatti, o quasi. L’altro ieri, nel suo discorso all’Assemblea nazionale, Barnier aveva detto che sulla testa dei suoi concittadini pende «una vera e propria spada di Damocle» ovvero un «colossale debito finanziario da 3.101,2 miliardi di euro». Il neo premier ha parlato di «riportare il deficit al 5% nel 2025» e al «3% nel 2029, nel rispetto degli impegni europei». Per realizzare tali obiettivi Barnier ha annunciato l’istituzione di una patrimoniale in salsa francese. Il capo del nuovo governo parigino si era detto pronto a chiedere ai «francesi più ricchi» dei sacrifici: «Un contributo eccezionale» e una «partecipazione al risanamento collettivo alle grandi aziende che realizzano profitti importanti». Barnier ha detto di voler «evitare le strategie di defiscalizzazione dei contribuenti più importanti» perché la Francia ha una «esigenza di giustizia fiscale».Nemmeno 24 ore dopo il discorso programmatico del primo ministro, i contorni delle future politiche fiscali ed economiche francesi iniziavano a apparire più chiari. Ma anche spaventosi. Questo perché, secondo quanto riportato da vari media francesi come Europe 1, la finanziaria del 2025 prevederebbe uno sforzo da 60 miliardi di euro. Una cifra enorme che dovrebbe essere ottenuta, per un terzo grazie a nuove tasse e, per i restanti due terzi per mezzo di tagli alla spesa pubblica. Una di queste sforbiciate potrebbe riguardare il pubblico impiego. In effetti ieri la Corte dei conti ha ipotizzato la soppressione di 100.000 posti di lavoro nelle amministrazioni locali che, globalmente, occupano circa 2 milioni di dipendenti. La proposta dei giudici contabili era contenuta in un rapporto sulle finanze delle collettività locali. Secondo i magistrati, i tagli di personale «consentirebbero di realizzare un risparmio importante, che la Corte stima essere di 4,1 miliardi di euro all’anno, a cominciare dal 2030». Nel rapporto si legge anche che «il costo del personale, che rappresenta un quarto della spesa delle collettività, conosce una crescita sostenuta». La Corte dei conti gira anche il coltello nella piaga degli sprechi ricordando «il numero dei dipendenti è cresciuto molto fino a poco tempo fa nonostante l’assenza di un nuovo passaggio di competenze» dallo Stato ai Comuni. La Corte dei conti dice anche che sarebbe opportuno far svolgere ai dipendenti pubblici l’orario lavorativo. In attesa che Barnier riesca a razionalizzare i costi e il funzionamento del pubblico impiego al di là delle Alpi, il suo governo ha annunciato già altre misure concrete per risparmiare. Una di queste consiste nel posticipo dell’indicizzazione delle pensioni al tasso di inflazione. Fino a ieri, tale adeguamento era previsto per il 1° gennaio prossimo poi tutto è slittato al 1° luglio 2025. Non è stato precisato quanto permetterà di risparmiare l’indicizzazione ritardata delle pensioni. Invece, l’esecutivo ha stimato che la non rivalorizzazione dei crediti permetterà di economizzare 15 miliardi di euro. Anche i ministeri e altri operatori statali dovranno stringere la cinghia per permettere un risparmio complessivo di 6 miliardi di euro.Gli annunci fatti da Barnier martedì e le precisazioni circolate ieri in tema di tagli alla spesa pubblica hanno fatto reagire vari esponenti politici. Per Valérie Pécresse, presidente della regione dell’Ile-de-France appartenente allo stesso partito di Barnier, Les Républicains, «ci sono sprechi ovunque» a causa di una «burocrazia che ci imbriglia» e di «agenzie che smembrano lo Stato». Vari esponenti del Rassemblement national hanno ribadito i concetti espressi ieri dalla fondatrice del partito, Marine Le Pen. Ad esempio, il deputato Thomas Ménagé ha dichiarato che «bisogna ridurre il nostro contributo all’Ue e respingere il Patto sull’immigrazione». E mentre il nuovo governo francese cerca disperatamente delle soluzioni per limitare la spesa pubblica, il sindaco socialista di Parigi Anne Hidalgo, ha inaugurato una nuova «fattoria urbana» dove dei «parisicoltori» (gli agricoltori parigini, ndr) produrranno qualche chilo di verdura all’anno. In passato lo stesso primo cittadino aveva fatto versare dal Comune di Parigi delle donazioni a delle Ong impegnate nell’aiuto ai migranti, come Sos Méditerranée.