2023-08-12
Macché caso isolato, esiste una task force dell’Fbi che scheda i cattolici duri e puri
Pizzicato mesi fa, il Bureau aveva scaricato su singoli agenti. Invece c’è una rete tra città che agisce col placet presidenziale.Si rafforzano i sospetti di politicizzazione del Dipartimento di Giustizia di Joe Biden. Oltre agli attivisti pro life e ai genitori contrari all’indottrinamento liberal nelle scuole, l’Fbi ha preso di mira i cattolici tradizionalisti. A febbraio, era stato pubblicato un memorandum interno che, datato 23 gennaio 2023 e redatto dalla filiale di Richmond del Bureau, considerava alcuni settori di questo gruppo - definiti «cattolici tradizionalisti radicali» - come potenzialmente pericolosi, in quanto a suo dire caratterizzati da «adesione a una ideologia antisemita, anti immigrati, anti lgbtq e improntata al suprematismo bianco». A suscitare polemiche fu soprattutto il fatto che quel documento usava come fonti la rivista progressista Salon e il Southern Poverty Law Center: una onlus che è stata spesso tacciata di bollare faziosamente alcune associazioni conservatrici e cristiane come gruppi d’odio. Quel memorandum non fu criticato soltanto dai repubblicani ma anche dal presidente della commissione per la libertà religiosa della Conferenza episcopale statunitense, il cardinale Timothy Dolan. Quest’ultimo espresse dubbi sulle fonti del documento, paventando anche lo scenario di una «profilazione religiosa». Sprofondato nell’imbarazzo, l’Fbi fece marcia indietro. «Il quartier generale dell’Fbi ha rapidamente iniziato ad agire per rimuovere il documento dai sistemi dell’Fbi e per condurre una revisione della base del documento. L’Fbi si impegna a svolgere un solido lavoro analitico e a indagare e prevenire atti di violenza e altri crimini, pur sostenendo i diritti costituzionali di tutti gli americani, e non condurrà mai attività investigative né aprirà un’indagine basata esclusivamente su attività protette dal Primo emendamento», recitò all’epoca una nota del Bureau. Nonostante il dietrofront, il presidente della commissione Giustizia della Camera, il repubblicano Jim Jordan, ha continuato a tenere la questione sotto i riflettori. E veniamo così al 12 luglio, quando - durante un’audizione alla Camera - il direttore dell’Fbi, Chris Wray, disse: «Quel documento non è qualcosa che difenderò o scuserò. È qualcosa che ho pensato fosse orribile e l’ho rimosso». Wray definì inoltre l’incartamento «un singolo prodotto proveniente da una singola succursale». Peccato che le cose non stiano esattamente così. I deputati repubblicani sono infatti recentemente venuti in possesso di ulteriori informazioni. In tal senso, mercoledì scorso, Jordan ha inviato una lettera al direttore del Bureau, accusandolo sostanzialmente di non aver detto tutta la verità nella sua deposizione di luglio rispetto al memorandum sui cattolici tradizionalisti. «Dalle informazioni recentemente fornite alla commissione, ora sappiamo che, per sviluppare il suo assesment, l’Fbi ha fatto affidamento su informazioni provenienti da tutto il Paese, tra cui un contatto di collegamento nell’ufficio locale dell’Fbi di Portland e rapporti dall’ufficio locale dell’Fbi di Los Angeles», ha scritto il deputato a Wray, per poi proseguire: «Queste nuove informazioni suggeriscono che l’uso da parte dell’Fbi delle sue capacità di applicazione della legge per intromettersi nei diritti del Primo emendamento è più diffuso di quanto inizialmente sospettato e rivela incongruenze con la tua precedente testimonianza davanti alla commissione». Nella missiva, Jordan fa anche riferimento al fatto che, per ottenere informazioni sulle organizzazioni cattoliche tradizionaliste, l’Fbi avrebbe fatto ricorso a un suo «impiegato sotto copertura». Insomma, sembra di capire che l’iniziativa contro i cattolici tradizionalisti non sia semplicemente nata da una filiale territoriale dell’Fbi mossasi in autonomia. Da quanto emerso, pare proprio che tale iniziativa sia frutto di uno sforzo ben più vasto da parte del Bureau. Non è d’altronde l’unico caso di azione controversa dell’Fbi di Biden. L’anno scorso, i federali hanno usato il pugno di ferro contro vari attivisti antiabortisti. Uno di loro è stato Mark Houck: padre di famiglia arrestato da ben 25 agenti con l’accusa di violazione del Freedom of access to clinic entrances act, salvo poi ritrovarsi assolto in tribunale a gennaio. Senza dimenticare che il 4 ottobre 2021 il Dipartimento di Giustizia emise un memorandum che mobilitava l’Fbi per mettere nel mirino i genitori che protestavano contro l’indottrinamento liberal nelle scuole. Pochi giorni prima, in una lettera alla Casa Bianca, la National school boards association aveva di fatto assimilato i genitori che protestavano al «terrorismo interno». Quella missiva era stata firmata dall’allora Ceo dell’associazione Chip Slaven, che vantava stretti legami col Partito democratico (era stato nello staff dell’ex deputato dem Bob Wise). E comunque, a seguito delle polemiche, la National School Boards Association chiese alla fine scusa per la lettera il 22 ottobre 2021. Insomma, sembra proprio che il Dipartimento di Giustizia di Biden abbia qualche problema con il Primo emendamento.