2025-01-16
«Tampone o niente operazione»: la paziente diffida e il ricatto salta
L’ospedale di Cittadella cerca di imporre il test. Il ministro Orazio Schillaci deve intervenire.Dopo il rifiuto a operare un paziente cardiopatico non vaccinato, come successo al Cattinara di Trieste, nel 2025 il tampone Covid può essere ancora una discriminante per l’accesso alla sala operatoria? Purtroppo sì. Linda, quarantacinquenne della provincia di Padova, si è vista rifiutare un semplice intervento al polso in day surgery, quindi senza ricovero, solo perché non voleva sottoporsi al test molecolare per Sars-CoV-2. La signora ha dovuto inviare tre Pec alla direzione sanitaria dell’ospedale di Cittadella, battagliare e presentare una diffida prima di riuscire a togliere quell’assurdo obbligo. Domani, finalmente, verrà operata. La testimonianza di Linda, raccolta dalla Verità, può essere d’aiuto ai tanti che invece devono subire le decisioni dei dg ospedalieri perché sono scoraggiati dal far valere i propri diritti. E deve smuovere l’immobilismo del ministero della Salute, che in tema di indicazioni «per l’accesso e il ricovero nelle strutture sanitarie, residenziali sanitarie e socio-sanitarie» è ancora fermo a una circolare del settembre 2023. Ministro Orazio Schillaci, l’Oms ha decretato la fine dell’emergenza sanitaria due anni fa e se un paziente dovrebbe avere qualche timore, mentre in sedazione respira nelle maschere, è per i batteri che si annidano nelle sale operatorie, non del virus Covid. Ma veniamo alle peripezie di Linda. Operata nel settembre del 2021 all’Ospedale di Piove di Sacco per una frattura di radio e ulna, la signora fu sottoposta a osteosintesi con una placca e delle viti, per ridare stabilità immediata ai frammenti ossei. «Dopo un anno e mezzo cominciai a sentire forti dolori e decisi di rivolgermi a uno specialista, primario di ortopedia all’ospedale di Cittadella», racconta Linda. Il professore si accorge dalle radiografie che ci sono «delle viti che sporgono dorsalmente» e consiglia la rimozione della placca. Alla vigilia di Natale, la signora riceve una telefonata dall’ospedale che le comunica la data dell’intervento, il 17 gennaio 2025. «Mi spiegano quali esami del sangue dovrò effettuare nel frattempo, e dicono che sarà richiesto anche il tampone Covid altrimenti l’operazione non avrà luogo». Linda scrive alla direzione sanitaria, insiste nel non voler sottoporsi a un test «prima di un intervento di mezz’ora», ma la risposta è sempre quella: «Senza tampone che certifichi l’assenza del virus nelle vie respiratorie non può entrare in sala operatoria». Eppure la signora non ha sintomi Covid. Ha solo bisogno di avere il polso funzionante quando da metà febbraio riprenderà a fare i gelati ad Adria. Nella circolare dell’8 settembre 2023 si affermava che «per i pazienti che presentano sintomi con quadro clinico compatibile con Covid-19 è indicata l’effettuazione di test diagnostici per Sars-CoV-2». Ma solo se presentavano sintomi. Però Schillaci, in assenza di obbligo, ha demandato la scelta ai singoli direttori sanitari. Così accade che un’eccellenza come l’Istituto ortopedico Rizzoli dichiari che il tampone è obbligatorio per chi ha sintomi, «per i pazienti che all’anamnesi dichiarano di aver avuto contatti stretti con un caso confermato Covid-19, con esposizione negli ultimi 5 giorni [...] e solo nei pazienti candidati alla donazione di epifisi femorale»; mentre a Cittadella e in chissà quante altre strutture si stabilisce di chiedere il tampone a tutti. Ma impedire un intervento solo perché il paziente, senza sintomi, non fa il test, è un sopruso e il ministro deve porre fine a tanta arbitrarietà concessa ai dg delle aziende sanitarie. Linda l’ha spuntata, quanti altri devono arrendersi all’ennesimo tampone nel naso sotto ricatto di non venire assistiti?Senza dimenticare che quello del test Covid sembra un accanimento. Perché non viene richiesto anche il tampone per l’influenza e il virus respiratorio sinciziale, visto che provocherebbero così seri danni da raccomandare vaccinazioni a tappeto?
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Roberto Cingolani, ad di Leonardo (Getty Images)
Palazzo Justus Lipsius a Bruxelles, sede del Consiglio europeo (Ansa)