Gli esami non finiscono mai, neppure quelli farsa. Quelli di una commissione «istituita ad personam» per corrispondere «alle richieste avanzate dalla Juventus». Non si sa se il procuratore Raffaele Cantone abbia un bidone dell'immondizia al posto del cuore, ma il rigore che ha fischiato contro il club bianconero è di quelli sanguinosi: indagati il general manager Fabio Paratici e il legale Maria Turco per false dichiarazioni ai pm. Ma il caso dei congiuntivi dell'uruguagio Luis Suarez arriva a lambire anche il governo perché nell'ordinanza della procura di Perugia si fa menzione di un contatto fra «Paratici e il ministro Paola De Micheli, che ha ammesso di aver procurato all'amico d'infanzia il contatto di Bruno Frattasi, capo di gabinetto del ministero dell'Interno». Anche se la ministra piddina non è indagata, tira aria da scandalo da Champions League.
Il caso legato ai congiuntivi di Suarez è a una svolta, dopo due mesi di indagini sottotraccia della procura di Perugia ecco il primo risultato anche per l'università: sospensione per sei mesi del rettore Giuliana Greco, del direttore generale Simone Olivieri, dei due docenti Stefania Spina e Lorenzo Rocca per «rivelazione di segreto d'ufficio finalizzata all'indebito profitto patrimoniale e plurime finalità ideologiche in atti pubblici». Non erano solo tifosi innamorati, stavano commettendo reati. Da qui parte tutto e questi sono gli anelli deboli della catena, che si è spezzata per via delle intercettazioni e della lettura dei messaggi sui telefonini sequestrati. Con i due avvisi di garanzia diretti a Torino, Cantone entra a piedi uniti anche contro la società, lasciata finora nella penombra dalle cautele dell'inchiesta e da bizzarre (quando non lunari) interpretazioni giornalistiche secondo le quali nello scandalo all'italiana c'erano solo vittime e corrotti. L'ex presidente dell'Anticorruzione afferma che «è emerso che i contenuti della prova erano stati preventivamente comunicati allo stesso calciatore giungendo a predeterminare l'esito e il punteggio dell'esame, per corrispondere alle esigenze che erano state avanzate dalla Juventus, con la finalità di conseguire un positivo ritorno d'immagine per se stessi e per l'università».
Come se non bastasse a illuminare lo scenario, ecco la frase chiave che fa entrare il club più scudettato d'Italia nel pasticcio, e dalla porta principale: «Gli accertamenti investigativi hanno consentito di comprendere come la dirigenza del club torinese si fosse attivata, anche ai massimi livelli istituzionali, per “accelerare" (fra virgolette nel testo originale) il riconoscimento della cittadinanza italiana nei confronti di Suarez». Per fargliela ottenere - peraltro inutilmente perché alla fine il centravanti è andato all'Atletico Madrid - gli interessati sono arrivati fin dentro i ministeri dei Trasporti e dell'Interno.
De Micheli è stata ascoltata dai pm e ieri ha tenuto a precisare: «Lo scorso settembre il dirigente della Juventus, Fabio Paratici, mio amico di infanzia e originario della mia stessa città (Piacenza), mi ha contattata per avere informazioni su come completare la pratica. Non avendo conoscenza della procedura specifica ho chiamato il capo di gabinetto del ministero dell'Interno, Bruno Frattasi, per anticipargli che sarebbe stato contattato da un dirigente della Juventus. Ma non ho nulla a che fare don la procedura d'esame di italiano di Suarez». Si nota evidente imbarazzo, il governo italiano in piena emergenza Covid era costretto a spendersi in approfondimenti per El Pistolero in bianconero. Il tentativo di sviare le attenzioni sul club è andato a vuoto ed è costato due avvisi di garanzia alla Juventus, che in una nota ha ribadito la fiducia nel general manager: «La società ribadisce con forza la correttezza dell'operato di Paratici e confida che le indagini in corso contribuiranno a chiarire la sua posizione in tempi ragionevoli». Quando le carte finiranno alla procura federale il club rischia un'ammenda, una penalizzazione (del tutto impensabile un'altra retrocessione). Comunque vada, se le tradizioni della real casa non sono cambiate, l'avventura in bianconero del dirigente ha i mesi contati. A settembre Paratici era letteralmente adorato dai vertici dell'Università. Il direttore Simone Olivieri dice in una telefonata: «Mi ha chiamato Paratici, il ds della Juventus, lo stavo mandando a fanculo (non ci credeva, ndr). È il direttore sportivo più potente del mondo, è più famoso di Mattarella. Devo dare una mano per far superare l'esame a Suarez. Con lui vinciamo la Champions».
La spasmodica ricerca del livello B1 di italiano per il centravanti uruguaiano da naturalizzare (costo del corso online e dell'esame 1748 euro) è alla base del pasticcio collettivo. Nelle conversazioni fra i vertici e i docenti dell'ateneo c'è tutto. Entusiasmo, sudditanza, passività fantozziana nei confronti di un grande club, eccitazione nel gestire vip dello sport. Certe frasi sono da psicanalisi sociale e mettono una malinconia cosmica. «Faremo un decreto e organizzeremo una sessione straordinaria per questo candidato». «Lui in realtà parla all'infinito, ma te pare che lo bocciamo?». «Gli abbiamo dato tutti i materiali che dovrebbero essere a sorpresa. Ha detto: li estudio en l'avion». «Farà un salto da principiante a B1 con l'esito dell'esame scontato. Nun ce ne frega niente». Alla fine dell'esame farsa Rocca dirà: «Comprende le parole e non ha problemi». Bonjour tristesse.
Così il micidiale autogol prende forma. E quando un altro docente teme che i giornalisti scoprano l'inghippo alla prima domanda al Pistolero, viene tranquillizzato: «Paratici mi ha detto che Suarez non rilascerà nessuna intervista». Ma come suggella la prof. Stefania Spina: «Ogni gol che segnerà per noi sarà anche un po' merito mio». Sono soddisfazioni.
Gli investigatori dicono che la corruzione per un atto contrario ai doveri d'ufficio, ovvero per aver rilasciato al calciatore Luis Suarez l'attestato che certifica la conoscenza della lingua italiana propedeutico alla concessione della cittadinanza in cambio di altri vantaggi, per ora è contro ignoti. Ma nel fascicolo giudiziario perugino che ha colpito i vertici dell'ateneo per stranieri c'è chi ipotizza scenari che farebbero tremare anche i piani più alti della Juventus. Con telefonate, al momento non confermate, che coinvolgerebbero gli ambienti più vicini alla proprietà. Il colonnello della Guardia di finanza Selvaggio Sarri, che ha coordinato le indagini prima di passare a un altro incarico, ha confermato che «dall'indagine sono emersi contatti tra lo staff juventino e i vertici dell'ateneo che ha poi materialmente organizzato l'esame del calciatore». Con quali finalità? «Probabilmente per il ritorno d'immagine che sarebbe derivato dall'esame sostenuto da Suarez».
In uno dei capi d'imputazione emerge che il calciatore - per l'accusa - grazie alla condotta dell'ateneo ha ottenuto «vantaggi patrimoniali» connessi alla concessione della cittadinanza comunitaria. Un particolare che potrebbe portare proprio verso l'ipotesi di corruzione sulla quale gli investigatori stanno lavorando. Di certo per ora si sa che l'accusa di concorso in corruzione viene contestato, con un atto separato rispetto al decreto di perquisizione, in un paio di avvisi di garanzia. Il primo è stato notificato alla rettrice dell'Università per Stranieri, Giuliana Grego Bolli. Nell'atto compaiono solo gli articoli del codice penale 110 e 319 e la data in cui sarebbe stata consumata la presunta condotta illecita: settembre 2020. Senza alcuna descrizione dei fatti contestati.
«Stiamo valutando l'opportunità di proporre istanza di riesame contro il decreto di sequestro probatorio», annuncia l'avvocato David Brunelli, che difende la rettrice, alla quale sarebbero stati portati via anche i contenuti dello smartphone e del computer. È stata lei, emerge dalle intercettazioni, a dire all'esaminatore di Suarez (prima dell'esame) che il campione doveva «essere sul binario». Parole che hanno portato la Procura a fare queste valutazioni: «Emerge come la decisione di far superare l'esame al calciatore, prescindendo da ogni valutazione delle effettive competenze linguistiche, sia stata assunta dai vertici dell'Università per stranieri».
«Per quello che mi ha accennato la mia assistita», spiega ora l'avvocato Brunelli, «il riferimento riportato nelle intercettazioni al “binario" è a un binario culturale e niente altro». Ma la chiacchierata intercettata continuava, con l'esaminatore che spiegava alla rettrice: «Sul verbale non ho problemi a metterci la firma perché in commissione ci sono io e mi assumerò la responsabilità dell'attribuzione del punteggio. Il mio timore qual è... che poi tirando tirando, diamo il livello ed esce, i giornalisti fanno due domande in italiano e la persona va in crisi. Quindi un po' di preoccupazione ce l'ho perché è una gatta da pelare, come si fa, si fa male».
Il secondo pubblico ufficiale indagato è il direttore generale dell'ateneo, Simone Olivieri. Anche lui ha ricevuto lo stesso laconico avviso di garanzia. «L'accusa di corruzione per me resta un enigma», confessa alla Verità l'avvocato Francesco Falcinelli, difensore del dg, che spiega: «È citata solo nell'avviso di garanzia come articolo del codice penale senza nessuna specificazione di fatti e circostanze». Poi aggiunge: «È un reato a concorso necessario in cui devono esserci pubblici ufficiali e privati. Per ora non sono in grado di ricostruire l'accusa, visto che noi abbiamo due pubblici ufficiali, ma non c'è l'indicazione del soggetto privato che è richiesto per l'integrazione del reato di corruzione». Tra le telefonate intercettate dalla Guardia di finanza di Perugia, come riportano le agenzie di stampa, c'è una conversazione in cui l'avvocato della Juve, Maria Turco - prima dell'esame del 17 settembre - avrebbe promesso al direttore generale Olivieri che «in futuro ci rivolgeremo ancora a voi». Frase che, sebbene ripetuta più di una volta, non è ancora ritenuta dai pm guidati da Raffaele Cantone classificabile come una esplicita «pressione», motivo per cui né la Turco né altri esponenti del club bianconero compaiono negli atti notificati. L'avvocato avrebbe telefonato almeno tre volte ai vertici dell'ateneo umbro per accelerare i tempi dell'esame dell'uruguaiano, inizialmente fissato al 22 settembre e poi anticipato al 17. Le date sono importanti in questa storia. Lunedì 21 per esempio (coincidenza: il giorno prima delle perquisizioni) i bollettini sportivi hanno riportato una notizia più o meno con gli stessi termini: la Juve non è più interessata a Suarez. Dai primi giorni di settembre, invece, la notizia che circolava era un'altra. La Vecchia Signora era pronta a mettere sul piatto un'offerta allettante: 10 milioni di euro netti d'ingaggio annuo, pur di portare il Pistolero a Torino. Le telefonate tra i professori che avrebbero facilitato Suarez risalgono invece al 12 e al 15 settembre. Proprio il 15 sarebbe stato preparato il certificato per l'uruguagio, che era stato pure già instradato (sostiene l'accusa) sulle risposte da dare.
Infine, il 17 settembre, si è consumato quello che la Procura chiama senza mezzi termini «l'esame farsa». Le ipotesi di corruzione si sommano a quelle di falso ideologico e rivelazione dei segreti d'ufficio. Reati, questi ultimi due, che la Procura guidata da Raffaele Cantone contesta non solo alla rettrice e al dg, ma anche alla direttrice del centro per la valutazione e certificazione linguistica dell'ateneo, Stefania Spina, e al docente esaminatore Lorenzo Rocca. È accusata solo di falso ideologico la persona che ha materialmente preparato il certificato per Suarez, Cinzia Camagna. Anche la Procura federale della Figc ha aperto un'inchiesta. E c'è chi immagina già che sia possa essere una brutta rogna per la Juventus.





