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Ecco #DimmiLaVerità del 17 settembre 2024. Ospite la presidente di Sud chiama Nord Laura Castelli. L'argomento del giorno è: "I sondaggi buoni per Scn e la lotta tra Conte e Grillo".
A Dimmi La Verità la presidente di Sud chiama Nord Laura Castelli. Argomento: i sondaggi buoni per Scn e la lotta tra Conte e Grillo
2023-09-15
Dimmi La Verità | Laura Castelli: «Una donna che fa politica dovrebbe avere più ore a disposizione»
Laura Castelli, ex viceministro all’Economia: “Le leggi di Bilancio? Uno stress assurdo, dai partiti arriva ogni genere di richieste. Ricordo che si cercava di capire se si trattava di marchette a amici e familiari di parlamentari. Una donna in politica dovrebbe avere il doppio delle ore a disposizione per badare anche alla famiglia. Sud Chiama Nord sarà presente alle Europee. Io candidata? Se me lo chiedono, non mi tiro indietro”.
Daniele Franco (Ansa)
Lo scontro sulla moratoria salva le scadenze del 2022. Oggi sciopero di Cgil e Uil.
Continuano le tensioni intorno alla legge di bilancio. Il disaccordo all’interno della maggioranza è talmente alto da far slittare ancora una volta la presentazione degli emendamenti alla manovra attesi per ieri al Senato. Non è infatti bastato l’incontro di ieri al Mef tra il ministro dell’Economia, Daniele Franco, il vice ministro, Laura Castelli, e i relatori della manovra per cercare di limare le distanze sugli emendamenti. Il disaccordo ha creato frizioni sul rinvio delle cartelle esattoriali di dicembre su gennaio. Se infatti da una parte Lega e Forza Italia chiedono di spostare il pagamento della rottamazione ter e del saldo e stralcio, dall’altra il Pd ritiene l’operazione impensabile. Matteo Salvini, leader della Lega, ieri ha infatti sottolineato come «se si rinnova lo stato di emergenza, deve valere anche per il fisco». E dunque sarebbe necessario rinviare «i tempi di pagamento delle nuove cartelle esattoriali, prorogare al 2022 la rottamazione ter e il saldo e stralcio e aprire una nuova rottamazione quater per gli anni 2018 e 2019». Sulla stessa linea Forza Italia e Fratelli di Italia che sottolineano che «ieri (martedì, ndr) è scaduta la prima proroga prevista nel decreto fiscale per il pagamento delle cartelle esattoriali, di cui alla rottamazione ter e al saldo e stralcio. E il tutto è avvenuto nel più totale silenzio da parte del governo il quale si era impegnato a predisporre nella legge di bilancio una proroga dei pagamenti di cartelle esattoriali e relative rateizzazioni fino al 31 dicembre 2022», come hanno detto Andrea de Bertoldi e Monica Ciaburro, esponenti di Fdi.
Sempre sul nodo cartelle c’è poi tutta la questione dei nuovi debiti fiscali in arrivo a partire dal 1° gennaio 2022. Su questo punto il Pd non chiude totalmente la porta ma chiede che «in cambio» sia inserta la patrimoniale sui redditi sopra i 75.000 euro: «Il Pd non ha nessuna pregiudiziale nei confronti di un intervento sulle cartelle, chiaro che non potrà essere fatto sul 2021», ha detto a Rai Parlamento il senatore dem Daniele Manca, membro della commissione Bilancio di Palazzo Madama. «Il presidente Draghi», ha aggiunto, «aveva proposto qualcosa che per noi aveva elementi di equità, serviva per ridurre il conflitto sociale, era un contributo di solidarietà importante che poteva finanziare il welfare, la non autosufficienza, capitoli ancora aperti. Noi rispettiamo gli accordi, dopodiché il Pd non ha nessuna pregiudiziale nei confronti di un intervento sulle cartelle. È chiaro che non potrà essere fatto sul 2021, dovrà essere fatto probabilmente sulle scadenze 2022, ovviamente senza modificare e impegnare saldi di finanza pubblica sottraendo le risorse necessarie a investimenti altrettanto importanti per ripartire». La decisione sulla questione cartelle è dunque rimessa nella mani del governoche da quanto risulta farà slittare di 180 giorni le scadenze di marzo. Le cartelle in arrivo a gennaio invece di essere saldate a marzo potranno godere di uno slittamento fino a settemnre.
Altro nodo da sciogliere è la questione delle bollette e del loro aumento. Martedì si è cercato di fare un punto sulle risorse a disposizione per capire come ripartirle tra i vari contribuenti italiani, ma dalla maggioranza e dall’opposizione le pressioni continuano a essere molto forti. Si chiede al governo di fare di più e di pensare anche eventualmente a interventi strutturali di lungo termine per cercare di supportare maggiormente le famiglie.
Altra questione sono poi i sindacati: la Cgil di Maurizio Landini e la Uil di Pierpaolo Bombardieri hanno indetto per oggi uno sciopero generale contro una manovra che secondo loro non rispetta i lavoratori, dato che gli 8 miliardi a disposizione per il taglio delle tasse sarebbero dovuti andare tutti a dipendenti e pensionati, a partire dai redditi più bassi. Critiche anche alla mancata riforma del sistema pensionistico nel complesso.
Comunque, nonostante le varie rivendicazioni dei partiti e delle parti sociali e i continui slittamenti in avanti dell’esame degli emendamenti, il governo punta a chiudere la questione manovra prima di Natale, per evitare ulteriori problemi.
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Laura Castelli (Ansa)
Accelerazione nell'indagine sui crediti deteriorati, acquisite nuove carte a Siena Carige ritorna in Borsa dopo due anni e perde il 57% rispetto ai valori 2018.
Davanti a Rocca Salimbeni non c'è la fila. Solo il fondo Apollo ha, infatti, chiesto l'accesso alla data room predisposta da Mps e dai suoi advisor per la ricerca di «partner industriali» in vista di una possibile fusione che beneficerebbe delle misure fiscali (Dta) previste dall'ultima legge di bilancio. A dirlo è stata ieri la viceministra dell'Economia Laura Castelli in audizione alla commissione parlamentare d'inchiesta sulle banche ripercorrendo le diverse fasi e i problemi del Monte in questi ultimi anni. La Castelli ha ricordato che Bruxelles non si è ancora pronunciata sul piano presentato a dicembre 2020 vista la sua natura transitoria «che si basa sul mancato perfezionamento di un'aggregazione». Il verdetto della Commissione potrebbe arrivare solo dopo la definizione futura della banca e dovrà comunque tenere conto del mancato rispetto di alcuni impegni presi nel passato (fra cui quelli su redditività ed equilibrio costi e ricavi) e quindi di eventuali misure di compensazione. «Le interlocuzioni tra gli uffici del ministero e quelli della Commissione Ue sono in corso e i secondi, in particolare, attendono di sapere se si concretizzi o meno l'ipotesi di un'aggregazione di Mps con altre operazioni per poter valutare, in un quadro sufficientemente chiaro e stabile, le proposte di revisione degli impegni presentati nell'ambito del piano industriale», ha spiegato il viceministro. Che quando si è aperta la sessione di domande e risposte ha chiesto di secretare l'audizione.
Mentre la banca attende l'esito dello stress test di venerdì che metterà in evidenza la reale mancanza di capitale, ci sono novità dal fronte giudiziario. La Procura di Milano, secondo quanto ha scritto ieri il Corriere Fiorentino, ha inviato nella sede del Monte a Siena gli uomini del Nucleo speciale di polizia valutaria della Gdf di Roma per acquisire la documentazione utile ai fini dell'inchiesta sulla tempestiva contabilizzazione delle perdite sui crediti deteriorati. Inchiesta che vede indagati con l'ipotesi di falso in bilancio gli ex vertici della banca, Alessandro Profumo e Fabrizio Viola. I pm Roberto Fontana e Giovanna Cavalieri puntano a chiudere l'inchiesta dopo l'estate.
Così come a Siena il futuro resta incerto, anche a Genova si naviga ancora a vista. L'altra «cenerentola» del sistema bancario italiano, Carige, ieri è infatti tornata in Borsa dopo due anni e mezzo di stop a seguito del commissariamento della Bce concluso con il salvataggio del Fondo interbancario di tutela dei depositi (Fitd). Lo stesso che ora ha rimesso in vendita l'istituto ligure. Il titolo, dopo una seduta passata senza definire un valore ai 755 miliardi di azioni del capitale, ha chiuso la seduta a 0,6318 euro con un calo dello 57,8% rispetto agli 1,5 euro dell'ultimo prezzo registrato a dicembre 2018 corretto in base al raggruppamento delle azioni avvenuto successivamente. La capitalizzazione passa dagli 83 milioni di allora agli attuali 477,2 milioni.
Il Fitd e lo schema volontario del Fitd hanno in carico i titoli a 0,17 euro per azione, mentre il secondo azionista, Cassa centrale banca, che ha deciso di non esercitare le opzioni per arrivare al controllo di Carige, ha il suo 8,3% in bilancio a 0,60 euro per azione. Nonostante la gestione commissariale e una manovra patrimoniale da 900 milioni, la banca avrà bisogno di un'ulteriore ricapitalizzazione da 400 milioni per rispettare i requisiti patrimoniali imposti da Francoforte. Nel prospetto di quotazione si legge che, sebbene il Fitd abbia dato mandato a Deutsche Bank di trovare un acquirente, «non vi è certezza circa se e quando» la fusione avrà luogo.
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